"Ipercettori di reddito di cittadinanza possono, in realtà, prestare attività lavorativa durante il godimento del beneficio, purchè - entro il termine di trenta giomi dal verificarsi dell'evento occupazionale - comunichino all'INPS tutti i dati dell'impiego, al fine di consentire all'istituto previdenziale di revocare, sospendere o rideterminare la misura del reddito di cittadinanza in favore del beneficiario". Con queste motivazioni i giudici del tribunale del riesame di Agrigento, presieduto da Alfonso Malato, hanno annullato il sequestro della carta delle poste che era stata distribuita a un trentasettenne empedoclino per l'erogazione del reddito di cittadinanza. Il collegio di giudici, composto anche da Alfonso Pinto e Giuseppa Zampino, ai quali si era rivolto l'avvocato Graziella Vella, hanno ritenuto che non vi fossero elementi che giustificassero le accuse di truffa e falso.
Il sequestro, disposto dal gip, era scattato in seguito a un controllo dei carabinieri di Porto Empedocle, eseguito il 20 novembre, nel suo furgone adibito a trasporto del pesce per il commercio ambulante. Una serie di controlli incrociati di routine consentì di fare emergere che il trentasettenne svolgeva l'attività di venditore ambulante ad Aragona ma aveva chiuso la partita Iva. Inoltre risultava essere stato assunto, a tempo determinato per soli 27 giorni, fino al 30 novembre, alle dipendenze di un'azienda di trasporti.
Un pò troppo, per la Procura, secondo cui il commerciante aveva omesso di comunicare l'assunzione e chiuso la partita Iva per beneficiare dei guadagni delle due attività e, al tempo stesso, del sussidio del reddito di cittadinanza. I giudici in realtà, come sostenuto dalla difesa, hanno sottolineato due circostanze. Al momento del sequestro non erano ancora trascorsi i 30 giorni previsti dalla legge per comunicare l'assunzione. Formalità che è stata adempiuta nei giorni successivi. Analogo ragionamento per l'omessa comunicazione della chiusura della partita Iva "che spetta all'Agenzia delle Entrate".