Pentiti di mafia del calibro di Giovanni Brusca, Vincenzo Sinacori, Francesco Geraci…
E poi il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, il presidente del tribunale di Marsala Alessandra Camassa, Manfredi Borsellino, Rino Germanà, fino ad arrivare al magistrato Massimo Russo.
Fanno tutti parte della lista dei testimoni presentata da Gian Joseph Morici, giornalista de “La valle dei templi”, per difendersi in giudizio dall’accusa di diffamazione aggravata, intentata dall’ex pentito Vincenzo Calcara.
Morici si è opposto ad un decreto penale di condanna che lo avrebbe obbligato a pagare 750 euro di multa e dovrà quindi affrontare il giudizio immediato.
L’accusa è di aver messo in dubbio la posizione di pentito di mafia del Calcara, descrivendolo come “soggetto omertoso e reticente”.
“Che Vincenzo Calcara sia stato un falso pentito di mafia è un dato ormai acclarato – aveva scritto il giornalista nel marzo del 2018, in un articolo dal titolo ‘Vincenzo Calcara – Ma i magistrati e i Borsellino sanno?’- La sua storia di mafioso è stata sepolta da valanghe di smentite da parte di collaboratori del calibro di Brusca, Sinacori, Geraci, Siino ed altri e dalle tante sentenze che hanno consegnato dello pseudo-mafioso-pentito un ritratto sul quale fin dall’inizio della sua collaborazione sarebbe stato opportuno stendere un velo pietoso”.
Dopo l’opposizione di Morici al decreto penale di condanna del maggio 2019, era stata fissata l’udienza di giudizio immediato per il 2 dicembre scorso, poi rinviata al prossimo 24 febbraio.
Intanto Calcara scrive su Facebook di non essere né scomparso, né irreperibile così come qualche giorno fa aveva invece scritto il giornalista de la Valle dei templi.
A Gian Joseph Morici abbiamo chiesto un commento, alla luce di quanto scritto da Calcara.
“Il signor Calcara – ci ha risposto – farebbe bene, anziché pubblicare post sui social, a presenziare alla prossima udienza alla quale, peraltro, è stato citato come teste dalla Procura di Agrigento.
Ma cosa ci può dire sulla sua irreperibilità?
Nel novembre scorso non si è presentato in due udienze di seguito. La prima di queste riguardava un appello da parte sua, dopo essere stato condannato per diffamazione nei confronti di Vaccarino (ex sindaco di Castelvetrano in contatto “epistolare” con Matteo Messina Denaro dal 2004 al 2006, per conto dei servizi segreti intenzionati a catturarlo, ndr).
Alla seconda udienza invece è arrivato un avvocato nominato dalla procura. E’ stato il giudice a dichiarare l’irreperibilità di Calcara.
- - -
Ma la mattina del 3 ottobre scorso, Calcara sarebbe stato visto da diversi testimoni a Palermo, in un’udienza preliminare di un altro procedimento che non lo riguardava e dopo sarebbe stato allontanato dall’aula.
Mentre la stessa sera, in compagnia della figlia, si sarebbe presentato a Castelvetrano davanti al cinema di Vaccarino per parlargli. Forse con una tale insistenza da portare l’avvocato Giovanna Angelo (difensore dell’ex sindaco) a chiamare i carabinieri.
Una strana visita, che lo stesso Vaccarino ha sospettato “non essere frutto della sua ideazione”.
Intanto il procedimento riprenderà il prossimo 24 febbraio.
Anche se la diffamazione consistita nell’aver presentato Calcara come falso pentito, non implica in questo caso l’averlo fatto passare per un mafioso che in realtà non si è davvero pentito.
Ciò che viene messo in dubbio, infatti, è anche la sua appartenenza a Cosa nostra.
E trai testi proposti da Morici (deciderà il giudice se e quanti ammetterne) c’è anche, come si diceva all’inizio, il giudice Massimo Russo. Si tratta del magistrato che aveva rinviato a giudizio Calcara per autocalunnia (essendosi accusato di far parte di Cosa nostra).
Egidio Morici