A 10 mesi dall’avvio del Reddito di Cittadinanza, la Sicilia risulta la seconda regione con il maggior numero di nuclei percettori di Reddito/Pensione di Cittadinanza (17% delle prestazioni erogate), dopo la Campania che si trova in testa con il 19%, poi Lazio e Puglia (9%): in queste quattro regioni vi è il 54% dei nuclei che ne beneficiano.
In Sicilia sono state accolte 176.871 domande, di cui 7.138 decadute, mentre ben 50.169 sono state respinte e cancellate.
Palermo con 52.838 è la prima provincia Sicilia, poi ci sono Catania (41.060), Messina (19.409) e Trapani (14.906). Seguono Siracusa con 13.848, Agrigento con 13.769 e Caltanissetta con 9.448, mentre chiudono la classifica Ragusa con 6.657 ed Enna 4.936.
Su 151.664 nuclei familiari sono 417.753 le persone coinvolte che percepiscono un importo mensile medio di 566,01 euro. Cifra inferiore solo a quanto viene erogato in media in Campania con 582,23 euro. Ma a livello provinciale è il territorio di Palermo dove i beneficiari di questa misura possono contare sull’erogazione più alta in Italia: 613,06 euro in media al mese, somma leggermente più rispetto alla provincia di Napoli (610,00 euro)
I furbetti - La platea di beneficiari è davvero molto vasta, ma oltre a supportare quel folto numero di bisognosi, tra singole persone e intere famiglie, ci sono anche quei soggetti che provano in un modo o nell’altro ad ottenere la misura e chi riesce ad accedervi non rispetta le indicazioni dettate. Parliamo dei famosi furbetti che, come per altri sussidi, sono riusciti ad usufruire del contributo ricevuto violando la legge. Il caso sicuramente più comune è quello del lavoro in nero ma sono venuti alla luce anche dei casi, purtroppo, alquanto particolari.
Lo spacciatore in Porsche e il reddito - Quella di Paolo Nastasi è emblematica. Quarantunenne di Augusta residente a Floridia, in provincia di Siracusa, spacciava droga, girava con una Porsche da 64mila euro e allo stesso tempo percepiva il reddito di cittadinanza.
Fermato per un controllo di rito a bordo di una Porsche, gli hanno trovato in casa, nella cappa della cucina, 327 dosi di cocaina già divise, circa 120 grammi in tutto, nascoste in doppi fondi ricavati nelle lattine di bevande e di un piccolo estintore.
Il boss mafioso - L’ultimo caso più eclatante è quello del latitante di mafia Pietro Luisi, catturato a Palermo e faceva la spesa con la tessera del reddito di cittadinanza. I poliziotti sono giunti all'appartamento che lo ospitava, nella zona del Policlinico, seguendo i parenti. In particolare la fidanzata era arrivata nel condominio di via Rocco Jemma con un carrello traboccante di merce. Da lì gli investigatori hanno capito che stava facendo la spesa per qualcuno che non poteva uscire. Era il latitante. Per pagare la spesa in due supermercati è stata usata la carta del reddito di cittadinanza percepito dalla madre del latitante mafioso.
Altro caso a Mazara - Un giovane di 28 anni, Vito Sciuto di Mazara del Vallo, è stato arrestato per spaccio di cocaina. Sciuto non solo vende droga, ma percepisce anche il reddito di cittadinanza, la misura di sostegno a chi non ha un lavoro e che dovrebbe essere d'aiuto alle classi disagiate. Invece in questo caso Sciuto spacciava droga e percepiva il reddito, per lui infatti è anche scattata la denuncia per indebita percezione del beneficio.
La fase di stallo dei Navigator - Più in generale sul reddito di cittadinanza c’è ancora una vera fase di stallo sul fronte delle offerte di lavoro. Al Centro per l’impiego di Marsala, per esempio, sono arrivati i navigator al Cpi, sono in sei, ma ancora non ci sono gli strumenti per poter fare quello che dovrebbero fare. Sono stati assunti con il compito di assistere i percettori del reddito nell’inserimento del mondo del lavoro. Ma al momento, dicono, sono “in fase di formazione”. In sostanza stanno affiancando i funzionari del Centro per l’impiego nella gestione di pratiche semplici.
Niente offerte di lavoro - Il problema è che offerte di lavoro non ce ne sono. Non è attivo neanche il portale in cui le aziende possono registrarsi per offrire posizioni lavorative. E le previsioni sono davvero pessime, cioè che non ci saranno offerte di lavoro da parte dei privati. E che si fa? Il reinserimento dei percettori del reddito potrebbe arrivare sotto altre forme, non proprio un’assunzione. Il Comune infatti potrebbe attingere dall’elenco dei percettori del Reddito di Cittadinanza per quei progetti socialmente utili che tutte le amministrazioni, spesso, mettono in campo: dalla pulizia delle strade, alla manutenzione del verde pubblico. Progetti di pubblica utilità per la cui attivazione ci vorranno mesi.
Mancano i piani dei Comuni - I progetti di utilità collettiva, nuovi lavori socialmente utili, da affidare ai percettori del reddito, non partono perchè il decreto è stato varato da poco e mancano i piani dei Comuni. In più i progetti pubblici di formazione per i disoccupati sono quasi tutti fermi sulla carta. In più i navigator non stanno parlando con le imprese per comprendere le loro esigenze, come prevede il piano, ma non sanno neanche come si fa, e come detto non c’è neanche il portale in cui le aziende possono inserire le proprie offerte. I navigator, secondo il loro contratto di collaborazione con l’Anpal, l’agenzia per le politiche attive del governo, che dura 18 mesi, entro la fine dell’incarico devono aver segnalato almeno un’”offerta congrua” ad ogni disoccupato. In caso contrario ci sono delle sanzioni. E questo rischio nelle regioni del Sud è più concreto.
Tre miliardi di euro spesi, ma neppure mille posti di lavoro creati. Secondo fonti sindacali, è questo il bilancio del reddito di cittadinanza: i percettori del sussidio che hanno trovato un impiego dopo aver siglato i patti per il lavoro sono, al momento meno di mille. Il tutto su un totale di oltre 700 mila beneficiari occupabili. Risultato? La fase due del reddito di cittadinanza, quella degli inserimenti nel mondo lavorativo, non solo non decolla, ma rischia addirittura di far precipitare tutta l’impalcatura su cui si regge la misura cara ai Cinquestelle.