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24/10/2019 07:00:00

I migranti sbarcati a Pozzallo e le torture in Libia

Notte movimentata per i 67 migranti trasferiti a Pozzallo ieri mattina. La nave che li ha soccorsi, la Asso 29, li ha «consegnati» al largo di Lampedusa a nave Diciotti della guardia costiera italiana partita lunedì dal porto di Catania. Subito dopo un'evacuazione medica urgente per un migrante somalo con crisi epilettiche, la Diciotti ha fatto rotta verso Pozzallo, fermandosi a 5 miglia dalla costa. Un altro trasbordo su un mezzo della Capitaneria di porto ha permesso ai 67 di sbarcare, dopo una prima ricognizione medica.

Provengono da Eritrea, Somalia, Marocco e Bangladesh. Sono 50 uomini, 10 donne, una minorenne e 6 minori maschi. Tra loro due bimbi, 10 mesi e tre anni. Stanno bene. Molti i casi di scabbia, un uomo è stato ricoverato per una sospetta frattura tra tibia e caviglia. Ma le ferite non sono solo quelle fisiche.

È Marco Rotunno dell'ufficio comunicazione Unhcr Italia a riferire le prime testimonianze raccolte a Pozzallo. Il suo racconto è stato diffuso dal canale Twitter di Unhcr. Il gommone sul quale i 68 viaggiavano era partito da Zawiya, località costiera libica venerdì sera. Le persone a bordo erano senza cibo, senza acqua e dispositivi di salvataggio ed il mare si stava ingrossando. «La maggior parte di loro proviene dalla Somalia - ha detto Rotunno -. Un ragazzo ci ha raccontato di essere fuggito dal suo paese quando aveva 15 anni e di essere rimasto per tre anni in Libia in diverse carceri dei trafficanti, dove è stato venduto e rivenduto più volte fino a quando non è riuscito a pagare 8.000 euro. Ha subìto torture con cavi elettrici, tubi e bastoni, frequentemente, finché non ha pagato quella somma». Poi il racconto di una ragazza ventenne somala. «È stata tanto tempo nelle mani dei trafficanti e, non avendo soldi per pagare, è stata ripetutamente violentata da loro. Rimasta incinta, ha dovuto abortire al settimo mese di gravidanza nella prigione dei trafficanti senza potere uscire. Non c'era personale medico, nessun aiuto, se non quello delle amiche di cella». Queste persone, conclude Rotunno, adesso «sono al sicuro. Il nostro team le sta accogliendo assieme agli altri operatori umanitari e sta fornendo loro informazioni sul sistema di asilo in Italia».

La situazione a Pozzallo - Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, nel cambio tra il ministro Salvini e Lamorgese ha perso l'interlocuzione diretta con il Viminale. «Un periodo di transizione», lo definisce, certo che i rapporti positivi intrattenuti con il ministero continueranno. Intanto, oltre ai 67 arrivati ieri, altri migranti erano stati trasferiti a Pozzallo da Lampedusa. Il 17 ottobre ne erano arrivati 164, sbarcati nell'isola pelagica nei giorni precedenti.

Dopo le procedure di identificazione, le forze di polizia del nucleo interforze (polizia di Stato, squadra mobile, con la partecipazione di un'aliquota della sezione operativa navale della guardia di finanza) da prassi avevano iniziato le attività investigative, raccogliendo gravi indizi di colpevolezza a carico di 4 presunti scafisti - si tratta di tre algerini e un tunisino - di età compresa tra i 28 e i 35 anni. Le indagini coordinate dalla procura di Agrigento (primo luogo di sbarco) hanno permesso di individuare 4 soggetti. Il tunisino avrebbe condotto una barca in legno con oltre 100 migranti, i 3 giovani algerini un'altra con circa 60 a bordo. Sono stati identificati grazie alle testimonianze dei «passeggeri» che per quel viaggio avevano pagato circa 1.000 euro ciascuno. Secondo quanto riferisce la mobile iblea, non avrebbero avuto avuto alcun dubbio rispetto alla condotta degli scafisti che fino a poco prima della partenza dialogavano con i complici in Libia. La Procura di Agrigento ha disposto i provvedimenti. Due degli indagati sono stati sottoposti a fermo a Ragusa, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina aggravato dal fatto di avere esposto le persone a pericolo di vita ed averle sottoposte a trattamento inumano e degradante. Uno degli algerini è stato bloccato dalla mobile di Caltanissetta al centro di Pian del Lago. Il quarto soggetto, di origine tunisina, è stato sottoposto a fermo a Lampedusa.

Prosegue a Lampedusa il recupero delle salme Sono nove quelle recuperate dal naufragio del 6 ottobre. Sono state trasferite ieri sera a Porto Empedocle. Sono ancora tre i corpi da recuperare, in base agli avvistamenti effettuati dai macchinari subacquei della guardia costiera.


 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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