Gianfranco Miccichè, presidente dell’ARS, non recepirà del tutto la legge nazionale sul taglio dei vitalizi. Farà a modo suo, lo dice chiaramente. Del resto anche altre Regioni d’Italia hanno deciso di non adeguarsi totalmente alla norma nazionale che prevede la riduzione dei vitalizi fino al 60%.
In Sicilia Miccichè è stato sollecitato dal governatore Nello Musumeci, che ha chiesto ufficialmente che la norma venga incardinata e discussa.
Invito recepito dal presidente dell’Assemblea, la discussione prevede la partecipazione di tutte le forze politiche, o quasi, a cominciare dal Partito Democratico.
Sono 324 i vitalizi erogati dalla Regione Siciliana, per un costo totale annuo di 18 milioni di euro, vengono erogati agli ex deputati, se ancora in vita, ovvero ai familiari. Gli assegni mensili vanno dai 2 mila euro ai 9 mila euro al mese lordi.
Una cifra enorme che scompensa i conti della Regione e che fa parlare tutta Italia per il grande spreco di danaro pubblico.
E allora di che natura sarà questo taglio? Del 9%, con dei limiti, due per la precisione: il primo prevede che l’assegno di vitalizio non potrà essere inferiore alla soglia del doppio della pensione minima, quindi 1000 euro. Il secondo limite stabilisce che il ricalcolo del vitalizio con potrà superare la somma già percepita.
Si procede, dunque, con un taglio a piacimento, non può sfuggire come politicamente si sia messa distanza tra Musumeci e Miccichè, alleati per convenienza, di fatto con obiettivi diversi.
Il governo regionale si poggia su colonne di grissino, il taglio ai vitalizi è indispensabile per mettere al riparo il Bilancio ed evitare il taglio dei trasferimenti statali.
Miccichè afferma di consegnare la norma con il taglio dei vitalizi entro dicembre, allo stesso tempo sostiene che non si andrà oltre la riduzione del 9%, nessun taglio drastico, non ha intenzione di mortificare una intera classe dirigente politica fatta di ex parlamentari regionali.
A questa riforma si opporranno sia il movimento Diventerà Bellissima che il Movimento Cinque Stelle, secondo cui il taglio deve essere quello indicato da Roma e soprattutto non deve avere la durata di tre anni.
La incomprensibilità di questa riforma non va giù al parlamentare dell’UDC Vincenzo Figuccia che chiede le dimissioni di Miccichè da presidente dell’ARS.