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16/10/2019 06:00:00

Salemi, le antiche ricette contadine in un bene confiscato alla mafia

Lungo il torrente Fiumelungo, a metà strada tra Vita e Salemi, da dove, come scrive Vincenzo Consolo nel suo ‘Retablo’, s’intravede “Alicia luogo di delizia, dominata in alto dal Castello”, tra lussureggianti collinette, opera da qualche mese il turismo rurale “al Ciliegio”.

Immersa nel verde tra orti e un vigneto, la struttura è sorta su un bene confiscato alla mafia, trasferito al patrimonio indisponibile del Comune di Salemi, che lo ha concesso alla Fondazione “San Vito”, il cui presidente è Vito Puccio.

Ma l’attività concreta del turismo rurale è affidata alle sorelle Lucia e Anna Bongiorno, che con amore e competenza gestiscono il ristorante che può disporre fino a settanta coperti.

Gli amanti della cucina contadina da oggi hanno un punto di riferimento certo. I piatti che le due cuoche offrono agli ospiti appartengo tutti rigorosamente alla genuina tradizione dell’entroterra trapanese, diversa, ovviamente, da quella delle zone rivierasche.

Niente orpelli o artificiosità. Tutto all’insegna della semplicità, come semplici sono le ricette popolari che venivano preparate un tempo nei casolari delle campagne.

Tradizione e freschezza delle materie prime sono il segreto della cucina delle sorelle Buongiorno. Tutte di stagione e a km zero, ovviamente.

Una perizia quella perizia delle due cuoche, non da un arido manuale appresa, ma dalla pratica, direttamente acquisita tra le mura domestiche e tramandata dai nonni e genitori.

Nessun menù precostituito, intanto. Tutto affidato a ciò che offre l’orto circostante. E quando non è l’orto a fornire i prodotti, l’approvvigionamento avviene tramite le cooperative facenti parte della rete di cui dispone la Fondazione “San Vito”.

Prodotti agricoli biologici a cominciare dall’olio extravergine d’oliva, provenienti sempre da terreni confiscati alla mafia e gestisti sempre dalla Fondazione San Vito.

Ma, nei mesi freschi e delle piogge, ci pensa la natura. Tramite la raccolta mattiniera delle erbe spontanee che vegetano nei campi della zona

Non tralasciando quanto offre la dispensa, ricca di conserve domestiche ( pomodori essiccati, carciofini sott’olio, marmellate e caponatine varie). Da qui un trionfo di zuppe, frittate, polpettine, sfornatini e croccanti bocconcini pastellati.

Stesso metodo per i primi piatti e i dolci. La pasta non viene comprata al supermercato, come anche i dolci che non vengono forniti dal pasticciere.

Le lasagne, le busiate, tagliolini, li ‘gnocculi cavati’ o cavatelli rigati, le torte, le cassatelle, i cannoli e le crostate casalinghe: tutto viene preparato in giornata dalle sapienti mani di Lucia e Anna. E tutto confezionato con pregiate farine ricavate da antichi grani siciliani.

Per capire di cosa stiamo parlando, basti ricordare che, alcuni anni fa in Toscana, nella competizione nazionale al “Campionato di cucina contadina” svoltosi ad Arezzo, le due sorelle hanno conquistato il primo premio in palio.

Il ristorante, dotato di modernissime attrezzature, rimane aperto per i buongustai dal giovedì alla domenica sera. La prenotazione si rende necessaria.

Una buona occasione anche incontri familiari o cene di lavoro. Funziona anche un servizio, concordando il menù, per banchetti di compleanno, comunioni e cresime e ricorrenza varie.

Il presidente della Fondazione “San Vito”, Vito Puccio, per festeggiare in modo significativo la riapertura del ristorante “al Ciliegio” si è affidato alla competenza e al volontariato.

Anche questa volta si tratta di due sorelle, Maria e Vita Maria Grispi, abbastanza note negli ambienti artistici anche per le loro creazioni dei “Bambinelli” in campane di vetro.

Le due sorelle si sono prese l’onere di organizzare una estemporanea di pittura “En plein air” sul tema “Arte, legalità e cucina”.

Le pitture estemporanee o “ex tempore”, come si diceva un tempo, si fanno in rassegne dove pittori, anche dilettanti, con o senza cavalletto, attenendosi alle norme di un regolamento, si cimentano nella pittura di scorci o luoghi suggestivi del paese realizzando la propria opera in un giorno.

“L’iniziativa è stata l’occasione” - ha sottolineato il Presidente della Fondazione San Vito Onlus, Vito Puccio- “per condividere tutti insieme una giornata all’insegna della cultura, dell’arte e della memoria, vissuta in un bene che fa parte del patrimonio di tutti i salemitani”.

All’estemporanea hanno partecipato 16 artisti. Salvatore Calò, Giusy Megna, Pippo La Mantia, Antonio Parrino provenienti da Palermo e gli altri dalla provincia di Trapani, rispettivamente Rita Agnese, Anna Ferro, Francesca Maltese e Salvatore Saladino di Salemi, Antonino Russo e Sergio Di Girolamo di Marsala, Orsina Sanacore di Trapani, Donatella Palermo di Vita, Piera Ingargiola di Santa Ninfa e Antonia Barone e la figlia di Castellammare del Golfo.

Tra i partecipanti, Totò Calò, palermitano, i cui murales si trovano all’interno delle stazioni ferroviarie di Marsala, Termini Imerese e Cefalù, e la trapanese Rosaria La Rosa si sono distinti per avere scelto un soggetto squisitamente “politico”, ritraendo il giudice Paolo Borsellino assassinato nel luglio 1992.

Degni di nota la palermitana Giusy Megna, con un quadro espressionista che ci ha fatto ricordate Manet, la trapanese Orsina Sanacore con i suoi “Papaveri” e la salemitana Rita Agnese con giallo luminoso alla Matisse.

Si è classificata al terzo posto Piera Ingargiola di Gibellina con una composizione floreale che evoca il lontano Giappone. Sa 30 anni dipinge facendo mostre in tutta Europa. Di recente è stata a Matera con un vernissage dedicato alla sua città “Tra sogno e realtà”.

Il marsalese Sergio Di Girolamo, secondo classificato per “La pistola annodata”, si definisce un “artista poliedrico”, interessandosi oltre che di pittura anche di sceneggiatura, cortometraggi, sicuramente è riservato un ottimo avvenire artistico.

A risultare vincitore di questa prima estemporanea di pittura Antonio Parrino, un estroso personaggio originario di Bisacquino, il paese di Frank Capra, “amico di mio padre” ci dice. Le su opere sono sparse un po’ ovunque in Sicilia. Dal Museo antropologico di Bisacquino, al municipio di Chiusa Sclafani a Sferracavallo e altri comuni, dove ha realizzato diversi murales. Con il suo “Gallo tra i ciliegi” Parrino si è imposto su gli altri concorrenti, sia per la tecnica altamente espressiva, sia per il contenuto. Un messaggio subliminale il suo che s’ irradia dalla tela con una girandola di fantasmagorici colori, quasi ad invocare il risveglio della natura e delle coscienze come atto di volontà ma anche come rappresentazione scenica.

Alla manifestazione erano presenti per il Comune patrocinante gli assessori Rina Gandolfo e Giuseppe Maiorana.

Una solare giornata trascorsa en plain air, in compagnia di artisti, un esempio virtuoso di come intendere l’antimafia concreta e non parolaia.

 

Franco Ciro Lo Re