Avevano chiesto l’autorizzazione alla Soprintendenza, ma nell’attesa della risposta avevano cominciato a spianare tutto per rendere più “comodo” ciò che esisteva già: un parcheggio abusivo.
E’ quello che succede ai piedi dell’area archeologica di Segesta, una delle più visitate in Sicilia.
Come abbiamo raccontato su Tp24, alcuni giorni fa è stata sequestrata l’area adibita a parcheggio. Ci troviamo a pochi metri dall’ingresso dell’area archeologica, una zona certamente molto ambita. Ma quello spiazzo, non asfaltato, e con il manto molto malmesso, non ha le autorizzazioni per essere adibita a parcheggio. Si tratta infatti di un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e archeologico. Sondaggi effettuati negli anni precedenti, infatti, hanno appurato che lì sotto ci sono reperti che necessiterebbero di interventi di scavo per essere portati alla luce. Su quell’area, per ogni tipo di trasformazione, l’ultima parola ce l’ha la soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani.
I proprietari avevano fatto richiesta per la realizzazione di un parcheggio, ma non è arrivata nessuna risposta. La risposta con molta probabilità sarebbe negativa, come in passato, visti i vincoli esistenti. Ma nonostante questo nei giorni scorsi sono stati avviate ruspe e pale meccaniche per spianare la zona e allargare il parcheggio.
Un’operazione abusiva scoperta dai Carabinieri di Calatafimi, che sottostanno alla Compagnia di Alcamo, che hanno sequestrato preventivamente l’area. Inoltre sono stati denunciati i proprietari, sulla carta del terreno. Si tratta della moglie, la figlia e il figlio, di Antonio Craparotta. Sarebbe lui il proprietario di fatto della zona. Craparotta è uno molto conosciuto a Calatafimi e Alcamo anche dalle forze dell'ordine, ha dei precedenti alle spalle, e gli inquirenti raccontano di frequentazioni “pericolose”, vicine ad ambienti della criminalità organizzata.
La storia di quell’area è molto lunga e articolata. Come abbiamo detto si tratta di una zona sottoposta a vincolo archeologico. Il terreno è stato utilizzato per anni come parcheggio, ma da lì ad arrivare al Parco archeologico i visitatori dovevano percorrere una strada senza banchina con il rischio di essere investiti dalle auto. Qualche anno fa, infatti, è accaduto un incidente del genere.
Sono molte le carte e le vicende che si sono succedute sul parcheggio abusivo di Segesta negli anni.
Già negli anni novanta, quando venne fatto il piano regolatore di Calatafimi si individuò che il terreno in cui sorge oggi il parcheggio abusivo era zona archeologica. Negli anni successivi, in fase di emergenza, quando non si poteva più parcheggiare all’interno del Parco archeologico, la Soprintendenza autorizzò temporaneamente, per 5 anni, la sosta, a condizione che si coprisse l’area con della ghiaia. Ma è una autorizzazione temporanea. I sindaci che si susseguono, da Cristaldi, a Ferrara, a Sciortino, prendono in mano le carte, ma non c’è possibilità per trasformare quell’area in parcheggio, anche se la si volesse acquisire al patrimonio comunale.
Allora i proprietari agiscono in maniera “creativa”. Chiedono l’autorizzazione per pulire l’area dalle sterpaglie, ma nel frattempo spianano.
Nei mesi scorsi viene emessa un’ordinanza dalla Soprintendenza con la quale si concedono 30 giorni ai proprietari del parcheggio abusivo per inibire l'accesso all'area. Risultato, non è successo nulla. In quei trenta giorni, scaduti a fine maggio, il parcheggio abusivo ha continuato a lavorare.
I gestori del parcheggio abusivo si sono anche ingegnati installando delle telecamere sugli alberi e camuffando l’attività di parcheggio con una baracca all’ingresso per la vendita di frutta e verdura.
Una trovata originale. Nei giorni scorsi però sono ripartite le ruspe, ed è arrivato il sequestro. Ma è certo che ci saranno altri sviluppi, per una storia che va avanti da anni.