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27/08/2019 06:00:00

La storia dell’associazione antiracket di Marsala. Adesso anche la Prefettura dice che…

La storia della fantomatica associazione Antiracket di Marsala si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo le inchieste di Tp24 è intervenuta la Prefettura a bollare come “farlocca” l’attività dell’associazione.


Come abbiamo anticipato ieri, il Prefetto di Trapani, Tommaso Ricciardi, con proprio decreto ha disposto la cancellazione dall’elenco prefettizio dell’associazione “La verità vive-onlus”. E’ l’ultimo nome dell’associazione antiracket di Marsala, che da anni è nella sostanza gestita dall’avvocato Peppe Gandolfo, e che, come confermato dalla Prefettura, non ha fatto attività antiracket ma si è occupata soprattutto di costituzioni di parte civile nei processi di mafia in cui nulla ci azzeccava, con l'unico scopo di ricevere lauti risarcimenti danni.


Da anni la nostra redazione denuncia la singolarità di questa associazione (ormai, purtroppo, imitata da altre realtà), eterodiretta dall'avvocato marsalese Giuseppe Gandolfo. L'associazione era intitolata a Paolo Borsellino, poi, dopo una diffida del figlio di Borsellino, Manfredi, è stata costretta a cambiare nome e adesso si chiama "La verità vive". L'associazione non ha mai aiutato alcun commerciante o imprenditore a denunciare il racket dell'estorsione o l'usura.

Tuttavia è specializzata nella costituzione di parte civile nei processi per estorsione e mafia in giro per la Sicilia e l'Italia, chiedendo e ottenendo ingenti risarcimenti danni per interessi che però, nel concreto, non tutela affatto. E' tutta una gran macchina che produce parcelle e risarcimenti. Tutto legale, per carità, tutto poco etico.

Inoltre, l'associazione fa anche politica, dato che, da Gandolfo a scendere, tutti quelli del "cerchio magico" dell'associazione aderiscono al Movimento Cinque Stelle. E, tra loro, l'ex presidente Piera Aiello è stata anche eletta deputata alle ultime elezioni, salvo rinnegare l'associazione subito dopo le elezioni per paura delle polemiche, e hanno acceso anche i riflettori del programma televisivo le Iene. L’associazione che non fa antimafia, ma pensa solo a costituirsi parte civile è diventata un caso nazionale, anche perchè coinvolgeva la deputata dei 5 Stelle.

Piera Aiello tra l’altro si è trovata indagata e rischia di decadere dalla carica per un certificato elettorale non valido basato su una residenza a Partanna inesistente. Aiello è infatti testimone di giustizia e in quanto tale ha un altro nome e un’altra residenza. A gestire la procedura per la sua elezione era stato lo stesso avvocato Giuseppe Gandolfo.


E sarebbe stato questo caso, tra gli altri, a determinare la rottura tra Gandolfo e Aiello, e a far scappare via dall’associazione antiracket la deputata grillina.


Al suo posto arriva poi Francesco Genovese. 55 anni, pensionato dell'Aeronautica Militare, militante dei Cinque Stelle, un altro che con il mondo delle imprese non ha nulla a che fare. Genovese però promette un nuovo corso, annuncia che farà un "repulisti", che cercherà di vederci chiaro dentro i bilanci dell'associazione e di capire come mai vengono dati tanti incarichi sempre allo stesso legale, Gandolfo (che, segreto di Pulcinella, dell'associazione è il dominus), e che fine fanno i soldi dei risarcimenti danni dei tantissimi processi. L'accoglienza, per il nuovo presidente, non è stata delle migliori: grande freddezza in Prefettura e porte chiuse al Comune di Marsala.


La Prefettura è arrivata alla cancellazione dell’associazione dopo le inchieste di Tp24 e dopo le verifiche delle forze di polizia.
E’ emerso che l'associazione “non risulta aver perseguito gli scopi principali di prestare assistenza e solidarietà alle vittime e ai soggetti danneggiati da attività estorsive ed usurarie, né di aver messo in atto attività di supporto alle vittime né di aver fornito collaborazione continuativa alle forze di polizia”.


Si legge nel decreto di cancellazione dall'elenco prefettizio, inoltre, che “l'attività prevalente si è concretizzata nella costituzione di parte civile in numerosi processi relativi a soggetti distanti dal territorio di competenza e comunque non assistiti dalla stessa associazione”.


E a proposito di Peppe Gandolfo, socio e legale dell'associazione, il Prefetto scrive che nel 2013 ha assistito in qualità di legale due signori, all'atto della presentazione della denuncia per usura nei confronti di istituti di credito presso i quali avevano rapporti finanziari “non risultando tuttavia che lo stesso abbia fatto menzione all'associazione”. Insomma, Gandolfo ha assistito usurati, contro istituti di credito, ma non contro organizzazioni criminali, e soprattutto non l'ha fatto per conto dell'associazione antiracket.
Il Prefetto mette nero su bianco che l'associazione non possiede “la specifica operatività” per far parte dell'elenco prefettizio delle associazioni e fondazioni. Da qui arriva la cancellazione dall'elenco prefettizio. dell'associazione “La verità vive-onlus” di Marsala, l'associazione antimafia che non fa antimafia.


La decisione è stata comunicata al presidente dell'associazione lo scorso marzo. Il presidente però ha inviato una sorta di memoria difensiva, in cui riepilogava le attività svolte, e una serie di promesse a mettersi sul serio a lavorare per assistere gli usurati e a collaborare di più con le forze dell'ordine.
L'associazione, però, intanto viene cancellata per almeno un anno. In questo arco di tempo potrà dimostrare che svolge attività antiracket.

C’è da dire quindi che ci potrà essere un’altra occasione. Non esclude, la Prefettura, che in futuro si possa richiedere l’inserimento nell’elenco prefettizio, ma l’associazione deve fare, davvero attività antimafia.



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