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20/08/2019 06:00:00

Birgi, Ombra:"La stagione invernale non può cambiare. Lavoriamo da subito all'estate 2020"

13:00 - Continua a parlare il presidente di Airgest Salvatore Ombra. E' realista, e lo dice chiaramente quello che pensa: "Se non si trova una soluzione tra due anni si chiudono i battenti, e il territorio tornerà ai tempi in cui c'era solo lo scalo militare”.

Per Ombra l'aeroporto si salva con il coinvolgimento di tutti, privati ed enti pubblici, altrimenti ci sarà poco da fare.

Poi tocca il tema della fusione con l'aeroporto di Palermo che, però, ritiene una strada non più percorribile adesso: “Lo era quando noi avevamo 2 milioni di passeggeri e Palermo 4 milioni, ora non più, non è più possibile”.

12:25 - E' in corso presso l'aeroporto "Vincenzo Florio" di Birgi, la conferenza stampa del presidente di Airgest Salvatore Ombra che torna alla guida dell'aeroporto dopo sette anni dal suo primo incarico. Presente alla conferenza, tra gli altri, anche l'ex presidente uscente di Airgest Paolo Angius.

Non sono la fata turchina, non ho la bacchetta magica, - sono queste le prima parole di Ombra - ma lavorerò 20 ore al giorno per tentare di risalire la china. Sono ottimista”. Sono le prime parole di Salvatore Ombra da neo presidente di Airgest".

Ombra mette subito le cose in chiaro: “La programmazione invernale è di 5 voli e non possono aumentare, è questa. Dobbiamo cominciare da subito a lavorare per l'estate 2020. Ma abbiamo poco tempo, dobbiamo correre. Possiamo utilizzare i 9,3 milioni sbloccati dalla Regione per contrattare direttamente con le compagnie. Ma entro settembre-ottobre la stagione estiva deve essere già definita. Abbiamo poco tempo. Però se ci riusciamo dobbiamo cominciare a capire cosa fare dopo il 2020-21. Perchè la Regione non può più dare soldi".

06:00 - Trova una società con i conti in rosso Salvatore Ombra, presidente di Airgest, la società che gestisce l’aeroporto di Trapani Birgi.
Ombra comincia il suo secondo mandato alla guida dell’aeroporto, nominato dal Cda nei giorni scorsi, dopo il via libera del presidente della Regione Nello Musumeci.
Oggi Ombra parlerà alla stampa di quali saranno le sue strategie per tentare di rimettere in piedi un aeroporto in caduta libera.

Ieri abbiamo parlato di tutti i nodi della crisi dell’aeroporto, cosa è successo in questi anni che ha portato al crollo dello scalo trapanese. Oggi vediamo che società trova Ombra. I numeri di Airgest sono drammatici, eppure il presidente uscente Paolo Angius ha detto nelle scorse settimane di lasciare una società “sana”.


Ma i conti di Airgest sono in rosso.
L’ultimo bilancio, quello del 2018, per Airgest si è chiuso con una perdita di 5 milioni 148 mila euro. Nel 2017 le perdite sono state di 1,7 milioni di euro. Un trend che va avanti da anni, dal 2014 quando si registrò una perdita che si avvicinava a quella dell’ultimo bilancio: 4,6 milioni di euro.


Sono questi i numeri che fanno paura alla Gesap
, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo, pensando ad una fusione con Airgest. Anche perchè la Gesap anno dopo anno sta racimolando utili non indifferenti. Il 2018 ad esempio è stato chiuso con un utile di oltre 4,3 milioni di euro dalla società palermitana.


L’ex presidente di Airgest, Paolo Angius, nella sua relazione al bilancio del 2018 spiegò che le perdite scaturiscono dall’elevata “rigidità dei costi sostenuti”. L’aeroporto ha dei costi di gestione fissi, che negli anni se non ci sono volumi di traffico consistenti pesano sui conti. Le perdita deriverebbe da questo, infatti. Meno passeggeri, meno diritti aeroportuali, costi fissi che non variano con il variare dei passeggeri.


Tra questi costi c’è imponente quello del personale. E’ il maggior costo per Airgest, che ha 75 dipendenti, di cui 5 “quadri”, 39 impiegati e 31 operai”. Negli anni si è parlato di Airgest come uno stipendificio al servizio della politica, ma le cose andavano bene, i voli c’erano, i passeggeri anche, e tutti chiudevano un occhio. Oggi però davanti a questi numeri ci si chiede se forse non sia un po’ troppo per un aeroporto in crisi. In Airgest, infatti il costo del personale incide per l’83,58%.
Si può dire quasi che in certi giorni ci sono più dipendenti che passeggeri.


Già, i passeggeri. Nell’ultimo anno c’è stato il deserto al Vincenzo Florio. Nel 2018 sono transitati dall’Aeroporto di Trapani – Birgi 480.524 passeggeri, “in contrazione del -62,8% rispetto al 2017, a fronte di una media nazionale in crescita del +5,9%”, si legge nella relazione di Angius.

 


Il motivo per l’ex presidente di Airgest è “la scadenza del contratto Ryanair (Marzo 2017) che ha condotto la compagnia irlandese a smantellare la base sull’aeroporto di Trapani”.


Ma il contratto non è scaduto da solo e basta, bisognerebbe ricreare le condizioni per far tornare Birgi appetibile a Ryanair e alle compagnie che garantiscono traffico aereo consistente e di “qualità”.
Scaduto il contratto infatti Ryanair ha direzionato i suoi business su Palermo, che garantiva più appeal e maggiori benefit.
Ombra trova tutto questo in una società, l’Airgest, che è lontana dalla stabilità, che viene sostenuta dalla Regione che ne è socio unico in sostanza. L’assetto societario è diverso rispetto a quello lasciato dal manager marsalaese nel 2012. Allora Airgest era per metà pubblica (l’ex Provincia di Trapani) e l’altra metà delle quote in mano a soci privati, con una piccola partecipazione della Camera di Commercio. Oggi l’Airgest è al 99,95% della Regione.


Nelle sue prime dichiarazioni da presidente di Airgest Ombra ha detto che il governatore siciliano Nello Musumeci ha garantito massimo supporto. Oggi Ombra parla in pubblico per la prima volta e chiarirà quali sono le sue strategie per rimettere in sesto Birgi.



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