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07/08/2019 06:00:00

Trapani, Valentina Colli: "Della questione di genere non importa nulla a nessuno"

Valentina Colli, presidente dell’UDI in provincia di Trapani, torna in consiglio comunale la questione delle quote rosa. E torna solo quando ci sono delle nomine da fare. Che ne pensa?

Penso che, se le quote rosa sono una legge necessaria per l’inclusione delle donne nelle liste, non devono poi diventare grimaldello strumentale per rivendicare ruoli che avremmo voluto per noi e che, per svariati motivi, non ci sono stati concessi.
Le quote rosa sono uno strumento per educare alla rappresentanza di genere, ma l’obiettivo deve essere la cittadinanza duale e la democrazia paritaria, le quali devono essere fondate sulla meritocrazia.

Lei ha scritto una lettera/appello alle consigliere donna di Palazzo Cavarretta, chiarisce molto bene i punti delle politiche di genere. Perché c’è così poca attenzione alla competenza e meritocrazia e si recriminano ruoli e posizioni solo perché si è donne?

La liquidità della politica ha cancellato il ruolo che avevano i collettivi, cosa ben diversa dalle compagini civiche che devono smettere di esistere con la fine del momento elettorale: uno di questi ruoli erano le “scuole di politica”, dentro le quali ci si faceva le ossa, si imparavano a comprendere tempi, strategie e metodi, ma soprattutto che la collettivizzazione di un obiettivo gli dava dignità politica, si imparava a leggere il reale. Oggi, riteniamo che tutti possiamo fare tutto, e lo diamo addirittura per acquisito, in virtù di un’arroganza generata proprio da questa liquidità politica. Della questione di genere non importa nulla a nessuno, e trasversalmente, inutile prendersi in giro, tantomeno alle donne: non sono abituate a collettivizzare esperienze, non hanno coscienza del proprio ruolo e lo utilizzano sempre in modo ancillare. E, quando non riescono a raggiungere il proprio scopro personale, tirano fuori “l’arma” del Genere: ma basta ascoltare le loro dichiarazioni ed il fatto stesso, che potrebbe sembrare banale, che rifiutano di declinare la loro carica al femminile, per capire che non hanno alcuna contezza del problema. Che, ribadisco con forza: non è l’assessorato, ma il fatto che si individuino donne competenti. La supremazia dell’utero non è argomento che mi affascina.


L’8 marzo, il 25 novembre e tutte le parate legate a queste date rischiano di diventare dei contenitori vuoti se non canalizzate e rese fluide durante tutto l’anno. Si è manchevoli in questo, si fanno più passerelle che altro. Quali le soluzioni?

Ritengo che le celebrazioni vadano fatte, sempre, perché fanno Memoria. La soluzione è avere visione politica, pensare che le donne fanno parte di un welfare ed avere chiara la cittadinanza duale di cui sopra. Tempo fa avevo proposto di ricostituire la Commissione Pari Opportunità - che non è una commissione consiliare! -cambiando il regolamento: proprio perché l’importanza delle Consigliere di Parità è fondamentale per scrivere un’agenda politica efficace. Ma, alla luce di alcune reazioni di alcune Consigliere alla mia lettera aperta, nutro seri dubbi...

La sua lettera ha scosso e prodotto offese dal mondo politico. La consigliera comunale Anna Garuccio l’ha addirittura bloccata sui social. E’ un atteggiamento che poco ha a che fare con chi legittimamente chiede democrazia e parla di prepotenze fatte da altri. La comunicazione è andata in corto circuito, è così difficile dialogare tra donne?

La comunicazione sui social crea la deresponsabilizzazione dei rapporti così come la liquidità politica crea una inefficienza dell’operato. Non credo che si tratti di difficoltà di dialogo tra donne - dialogo benissimo con tante donne delle pubbliche amministrazioni di tutta la provincia e oltre - credo si tratti dell’aver perso di vista obiettivi, modi per raggiungerli e, soprattutto, il ruolo di servizio che essere consiglieri comunali comporta.

Il suo è un appello forte a chi ha deciso da donna di assurgere al ruolo di ancella in politica. Poche azioni ma attesa di riconoscimento di posizioni. Sdoganare questo percorso è difficile fino a quando ci saranno donne che decideranno, autonomamente, di aspettare che il capo politico le dia parola e poltrona. Da dove si inizia per cambiare rotta? Abbiamo dimostrato che anni di convegni e seminari hanno prodotto poca cosa…

Si inizia dal credere in una causa e dal conoscere il tema. Si inizia dalle competenze sul merito: a questo servono i convegni. Si inizia dall’assumersi responsabilità politiche: e, permettimi, dall’umiltà. L’ambizione è sempre legittima, ma quando diventa sfrenata è irredimibile.


Lei viene accusata di essere troppo vicina al sindaco Tranchida, ammesso che possa esserne una colpa. E per questo di non essere obiettiva. Sono accuse che rimanda al mittente rilanciando in che modo?

Ho sostenuto Giacomo Tranchida alle elezioni, a lui mi accomuna una cultura progressista. Chi mi conosce e conosce la mia storia politica sa che sono un’outsider, o una “rompicoglioni” se vuoi, che non avendo mai preteso nulla e ricevuto ancor meno, si può permettere di essere una persona libera. Molte volte ho discusso con Tranchida e con tante persone anche miei avversari politici su visioni non condivise, e sempre ho ottenuto rispetto per la mia onestà intellettuale. In tanti anni, Tranchida ha dimostrato apertura, volontà di confronto sul tema di genere, con tante iniziative concrete, quando sbaglierà sarò pronta a tirargli le orecchie... D’altronde, la mia scelta di non candidarmi in nessuna compagine è una scelta che ha il sapore della Libertà. Che spesso è un esercizio ben più difficile da esercitare.