Il Movimento Cinque Stelle si è presentato agli elettori, fin dalla sua nascita, come l’alternativa alla casta, rappresentata dai politici di sempre. Lotta serrata avevano promesso, avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno, urlavano dai comizi di tutta Italia.
I pentastellati sono cresciuti, si sono affermati alle ultime elezioni nazionali come seconda forza politica del Paese. Adesso contano i numeri, quelli con il segno meno, quelli che hanno perso regalandoli al loro alleato leghista che le idee, a differenza dei Cinque Stelle, le detta e non le subisce.
Roberto Fico e Luigi Di Maio, solo per citarne due, hanno tentato di rompere gli schemi, poi i ragazzi si sono dovuti adattare al protocollo, si sono fatti casta.
Contro chi urlare adesso? Contro chi sputare il veleno della mala gestione del potere, se non contro se stessi?
Urlatori serali di scandali altrui, accusatori e giustizieri. Tacciono sul caso Piera Aiello, la deputata che ha più di una identità, una indagine in corso per falso, come abbiamo raccontato su Tp24.it, in un caso che è stato ripreso da tutte le altre testate nazionali (mentre, come al solito, gran parte della stampa locale non capisce o si adegua ...).
La chiarezza di altri è un dovere, per se stessi é un’optional. La Aiello non si chiama più così da quando è diventata una testimone di giustizia, quell’identità non esiste da diversi anni, eppure alla Camera dei Deputati è arrivata con il suo vero nome e cognome, presentando un certificato elettorale falso, una anomalia a cui i Cinque Stelle non badano, non pensano nemmeno di fornire le dovute spiegazioni.
Tutti zitti salvo puntare il dito contro altri, espellono dal movimento chi non si allinea ma non c’è nessun provvedimento per l’onorevole Aiello, che ha nascosto al suo partito di essere indagata dalla Procura di Sciacca.
E i malumori crescono, la base dei Cinque Stelle non regge più le diversità, il movimento è snaturato, ha subito il fascino del potere, lo ha conquistato, e per non rinunciarvi escogitano il mandato zero. Una sorta di prova, un mandato di ispezione e preparazione, un rodaggio che servirà per i prossimi mandati. Stop ai vincoli.
E ci si organizza come un vero e proprio partito, perché senza una struttura si è solo degli improvvisatori, è questo lo scandalo.
Su facebook Enrico Alagna, noto attivista marsalese, vicino a Peppe Gandolfo e Piera Aiello, ha subito preso le distanze dal modo di riorganizzare il partito: “Ero un attivista del M5S, oggi mi diletto più nella pratica del criticismo, e manterrò tale posizione sino a che il 70% dei deputati che lo rappresentano non se ne andranno a fare in culo. Il M5S dovrebbe tornare a rendere gli attivisti protagonisti attivi e non semplici spettatori delle decisioni del capetto politico #LuigiDiMaio o di qualche deputato che crede di saper interpretare bene il ruolo del regista alla Pirlo.
Sarebbe stato corretto far decidere agli attivisti come voler cambiare il M5S, come volerlo riorganizzare. Aprendo magari un forum sulla piattaforma Rousseau. E, invece, a conferma del fatto che siamo diventati il PARTITO 5 STELLE e che gli attivisti vanno resi protagonisti solo nei momenti pre-elettorali, ha deciso ancora una volta il capetto”.
Alagna ce l’ha con Luigi Di Maio, questo modo di essere servi di Matteo Salvini non va proprio giù a molti attivisti: “E' lui a decidere ormai quando interpellare gli attivisti e cosa far scegliere a questi. Come per il caso Matteo Salvini, è stato chiesto al popolo degli attivisti se questi preferissero mandare Salvini a processo o meno. Gli attivisti servono ormai a fare da paraculi al capetto politico; è quello il nostro compito, lavare le coscienze di chi non ha abbastanza attributi per prendere delle decisioni reali, serie, che possono talvolta mettere in discussione la stabilità di questo governo a trazione lega.
Siamo scesi al livello degli altri partiti, allo stesso livello di coloro i quali abbiamo combattuto per anni.
Ricordo ancora quando riempivamo le piazze e urlavamo: "NO TAV", "NO TAP", "CHIUSURA dell'ILVA", "STOP alle TRIVELLE", "NO agli F35", "NO all'AIR FORCE RENZI", "NO ai VOTI di FIDUCIA", "Lo STATO non dovrà salvare ALITALIA", "DUE SOLI MANDATI a qualsiasi livello"; tutte promesse che abbiamo disatteso, considerato che ciascuno di questi slogan è stato sconfessato dai vostri pochi attributi, dall'incapacità di un leader nel non essere riuscito a far pesare alla lega il bottino delle politiche (33% dei consensi)”.
Ad Enrico Alagna fa eco Luana Saturnino, altra attivista storica: “Hanno definitivamente ucciso il Movimento 5 stelle. Insomma, un Movimento che ha rinnegato se stesso. Ed io non voglio adeguarmi, tacendo! Profonda delusione”.
A Marsala, intanto, alcuni attivisti sono al lavoro per le amministrative del 2020, una parte dei pentastellati vedrebbe di buon occhio la candidatura di Aldo Rodriquez, attuale consigliere comunale, pupillo di Piera Aiello.
A dialogare con il movimento Cinque Stelle è Daniele Nuccio, consigliere comunale, legato a posizioni di sinistra radicale. Nuccio non esclude la possibilità di una alleanza con i grillini per garantire un governo cittadino non di centro destra, che vira a sinistra e che guarda con attenzione ad un eventuale accordo M5S-Pd, come Roberto Fico vorrebbe.
Intanto il movimento si organizza con struttura di partito, arrivano i “Facilitatori”, figure che avranno il compito di creare una segreteria di partito nazionale con a capo qualcuno che sarà a braccetto di Luigi Di Maio, il nome che corre per la Sicilia è quello di Giancarlo Cancelleri, attuale vice presidente dell’ARS.
Saranno 18 i componenti della segreteria nazionale, 6 scelti direttamente da Di Maio e 12 eletti su piattaforma Rousseau, in quota per la segreteria nazionale oltre a Cancelleri anche Giampiero Trizzino, deputato regionale. Saranno, invece, 5 i facilitatori regionali, i nomi sono ancora tutti da scegliere e una parte attiva potrebbe giocarla l’eurodeputato Ignazio Corrao.