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29/07/2019 06:00:00

L’ incredibile storia della deputata Piera Aiello che ha una, nessuna e due identità

 A ottobre la Giunta per le elezioni della Camera si troverà davanti a una di quelle storie che sarebbero piaciute a Kafka e Pirandello, insomma agli alchimisti letterari dell’identità, ai labirintici architetti dell’assurdo, una vicenda che forse avrebbe incuriosito persino Freud e, chissà, il neurologo Oliver Sacks. E infatti dopo l’estate i deputati membri della Giunta per le elezioni di Montecitorio dovranno stabilire, in punto di diritto e di regolamenti, di buon senso (e ci permettiamo di aggiungere anche di filosofia), se una loro collega ha sostanzialmente diritto alla propria identità, a riprova del fatto che “uno nessuno e centomila” è il vademecum del perfetto italiano, la reale Costituzione del nostro paese matto e confuso.

La storia paradossale è che la notissima testimone di giustizia Piera Aiello, eroina della lotta alla mafia eletta con il M5s alla Camera il 4 marzo 2018 nel collegio uninominale di Marsala, non si chiama più Piera Aiello da circa vent’anni, da quando cioè fu sottoposta al programma di protezione testimoni, dunque privata della sua identità per ragioni di sicurezza. Eppure è stata eletta. Con il nome Piera Aiello. Così un ricorso contro la sua elezione è stato presentato dalla candidata sconfitta, un’indagine per falso è stata aperta al tribunale di Sciacca intorno all’ipotesi che non possa esistere un certificato elettorale (necessario alla candidatura) di una signora che non esiste, e l’intera perturbante faccenda è precipitata sulle spalle – solidarietà – di un gip siciliano e anche su quelle dei poveri deputati della Giunta per le elezioni che dovranno districarsi non soltanto nella selva contorta della legislazione italiana, ma dovranno misurarsi pure indirettamente con questioni cosmiche e dalle implicazioni eminentemente psicoanalitiche: chi è Piera Aiello? Esiste? E se non esiste, chi è la persona che siede alla Camera dei deputati da circa un anno?

Bisogna proprio immaginarsi lo smarrimento dei membri della Giunta, tutte brave persone che storie del genere, proprio come noi, le devono aver viste soltanto al cinema o lette nei romanzi. E infatti il presidente della Giunta, Roberto Giachetti, del Pd, la relatrice Martina Parisse, del M5s, da settimane si aggirano per i corridoi della Camera mormorando all’incirca le stesse parole a occhi sgranati: “E’ un caso senza precedenti”. Nessuno sa come sciogliere lo gnommero, il garbuglio, mentre la signora Aiello (che però non si chiama Aiello ma ha un altro nome che non può essere rivelato per ragioni di sicurezza) invoca legittimamente la libertà di ritornare se stessa dopo ventidue anni anche a rischio di scontrarsi con i doveri, gli obblighi, le leggi e le convenzioni dello stato e del Parlamento. E si capisce bene come il cambio di identità possa diventare libertà o reclusione, che sono gli opposti simbolici di ogni appartenenza. 

Si vede insomma, in tutta questa vicenda che meriterebbe un film, il “giuoco delle parti”, che è manco a dirlo anche questo il titolo di una commedia di Pirandello, cioè la scienza e l’arte di sfuggire e tornare da se stessi, di disporre di identità supplementari e di giocarle vertiginosamente, ma anche – scrive Pirandello – “di far carte false pur conoscendo quelle vere”.

E che infatti Piera Aiello abbia “fatto carte false” per candidarsi lo ammette lei stessa (“ho dribblato la Commissione centrale, altrimenti me lo avrebbero impedito”), e lo ha scritto anche il pubblico ministero di Sciacca. Ma nessuno le ha ancora spiegato come uscire dalla doppia identità, in una faccenda in cui tutti (la signora Aiello, la candidata sconfitta che vorrebbe il posto della Aiello, i deputati della Giunta per le elezioni e pure i giudici di Sciacca) navigano nell’incertezza e nella confusione, ciascuno alla ricerca di uno di quei cavilli risolutivi che sempre sciolgono (intricandoli) i paradossi e le virtù bizantine d’Italia. Eppure è stata anche la doppia faccia, questa doppia identità, ad aver reso Piera Aiello – che in campagna elettorale non si era mai mostrata, nemmeno in fotografia, diventando così la “candidata senza volto” – l’incarnazione di un’utopia eroica, necessaria al mondo proprio perché unica e misteriosa. E insomma sarebbe mai stata eletta se non fosse chi non è più?

Salvatore Merlo - Il Foglio, 25 Luglio 2019

Domani su Tp24 altre importanti aggiornamenti sul caso della deputata eletta con un certificato elettorale non valido.