Si riunisce oggi la direzione nazionale del Partito Democratico, sarà deciso in quella sede il nome del commissario ad acta che arriverà in Sicilia per consegnare poi, non si sa quando, il partito a nuovo congresso regionale.
Ci sono stati dei movimenti sui territori, c’è un assist tra i parlamentari regionali all’ARS e il nazionale per mano di Dario Franceschini, ex Ministro.
Sia Peppino Lupo, capogruppo dem in Assemblea, che lo stesso Franceschini hanno rilasciato delle interviste lasciando intendere che un accordo con il movimento Cinque Stelle è fattibile, avendo dei valori in comune. Quali?
Opportunamente non sono stati elencati, né sottolineati.
E’ presto detto: i dem vivono una stagione dei consensi davvero infelice, la svolta di Nicola Zingaretti, segretario nazionale, non c’è stata. È ondivago, galleggia. Dice per non dire, fa per non fare.
Un accordo con i pentastellati potrebbe portarli a qualche posizione di potere, non di coerenza.
In questo scenario la Lega cresce, grazie a chi non ha capito che i moderati non staranno certo con i leghisti ma nemmeno con un Pd spostato così a sinistra.
In Sicilia dopo il commissariamento di Davide Faraone, avvenuto la settimana scorsa, è partita la petizione #Senzadinoi, un no secco all’accordo tra Pd e M5S.
Appena lanciata sul web sono state raccolte più di mille firme, uno scontro che lanciano i renziani contro i notabili e contro lo stesso Zingaretti che richiama all’unità, commissaria la Sicilia e strizza l’occhio a Roberto Fico.
C’è da indicare un passaggio politico che lascia, tuttavia, perplessi. Dopo essere stato commissariato Faraone si autosospende dal Pd, non lo hanno seguito a ruota i parlamentari regionali vicini a lui, da Nello Di Pasquale a Luca Sammartino, non lo hanno fatto nemmeno quelli del nazionale, a cominciare da Carmelo Miceli, eletto perché in lista indicato proprio da Faraone. Rischia di diventare la sua una posizione isolata su cui si sta muovendo Matteo Renzi: da una parte è un’arma con cui attaccare i notabili, dall’altra il “caso mediato” e solo poi politico, chiamato epurazione, per abbandonare il partito e riconfermare la leadership.
I renziani sono in prima linea, hanno creato un sito web, http://www.senzadinoi.it, chiedono ai cittadini di firmare la petizione facendo sentire la propria voce, nessun accordo sarà mai possibile.
Prove di scissione, annunciata da mesi, negata dallo stesso Renzi che nel frattempo ha lavorato ad un libro che racconta, tra le righe, un altro percorso politico.
Prove di forza dentro un partito che non ha la forza, i numeri e nemmeno le idee per tornare a governare e sceglie quelle di Casaleggio.