Dopo un anno torna il pericolo di vedere la costa di San Vito lo Capo cementificata da un progetto faraonico e molto invasivo. A minacciare l’equilibrio perfetto tra mare e piccola città è il progetto del porto turistico che di fatto privatizzerebbe la costa e il mare tra i due moli, facendo sparire la famosa mezza luna di sabbia. Un progetto presentato alla Regione dalla Società Marina Bay di Trapani che vorrebbe trasformare il porto prendendolo in concessione per 48 anni.
Nella richiesta di concessione, la società ha chiesto la disponibilità di un totale di 114.986 metri quadrati, di cui 64.431 di specchio acqueo, 42.839 su area demaniale marittima, 8.761 su area demaniale comunale. Un progetto che prevede la realizzazione di venti posti barca in più, un albergo a piani con 90 posti, una passeggiata sul lungomare riservata, piscine e un parcheggio.
Lo scorso anno il progetto era stato presentato alla Regione, adesso l’iter autorizzativo va avanti, nonostante le forti proteste messe in campo da associazioni, cittadini, e dagli stessi consiglieri comunali, sindaco e assessori. Tutti contrari ad un progetto che snaturerebbe le bellezze di San Vito, meta prediletta di centinaia di migliaia di turisti ogni anno.
Nei giorni scorsi, il sindaco Giuseppe Peraino ha chiesto all’avvocato palermitano Girolamo Rubino di fornire assistenza legale sul progetto: un’opera che secondo il responsabile dell’ufficio Pianificazione del Comune, Aldo Carano, “è troppo invasiva, visto che occupa una porzione importante della spiaggia, fruita da tutti, e la privatizza. Recuperare il porto è fondamentale, ma senza tutto questo cemento”. Anche la nuova amministrazione di San Vito lo Capo, quindi, è contraria al progetto di Marina Bay dopo l’opposizione della precedente amministrazione guidata da Matteo Rizzo. La giunta guidata da Rizzo preparò una relazione in cui si diceva che il progetto “di forte impatto ambientale, non ravvisa elementi di pubblica utilità, viene cementificata parte di spiagga interna ai due moli e le aree prospicienti, prevede la realizzazione di varie destinazioni per la maggior parte a uso commerciale”.
Creano perplessità anche le condizioni della società. Marina Bay è una società di Trapani, creata ad hoc nel 2017 per realizzare questo progetto grazie alla legge Burlando. Una legge che consente la concessione per lunghi periodi di aree demaniali per realizzare opere di pubblica utilità. Un po' come il Marina di Marsala, che permetterebbe la realizzazione del nuovo porto di Marsala. Ma a San Vito la situazione è diversa. Inoltre il progetto da 40 milioni di euro è presentato da una società con capitale sociale di 50 mila euro.
Un progetto che provocherebbe danni devastanti, secondo l'ex amministrazione comunale, un pensiero condiviso anche dall'attuale sindaco, dai cittadini e da molti esponenti politici.
Come il senatore del Pd Davide Faraone secondo il quale quello che riguarda San Vito “non si tratta di sviluppo dell’economia o di incremento di posti di lavoro, ma di mera speculazione. La Regione, invece di avallare progetti come questi, lavori piuttosto affinché la riserva protetta dello Zingaro si estenda anche all’area marina”.
“Un mostro ambientale che va fermato a tutti i costi. Non possiamo permettere che interessi privati seppelliscano uno dei più bei litorali siciliani, e forse dell’intera nazione, sotto migliaia di metri cubi di cemento”. Il M5S all’Ars e alla Camera prepara le barricate contro quella che definisce una mega speculazione turistica che cambierebbe per sempre il volto di san Vito Lo Capo. I deputati Valentina Palmeri e Giampiero Trizzino (Ars) e Antonio Lombardo (Camera) hanno presentato tre distinti atti parlamentari a Palazzo dei Normanni (due interrogazioni) e a Montecitorio (interplellanza).
“È in corso – spiegano i tre deputati – l’ennesimo tentativo di devastare la spiaggia e il paesaggio, con colate di cemento che andrebbero a ricoprire una superficie stimata di circa 115 mila metri quadrati, tra area demaniale marittima ed area comunale. Di fatto si vuole privatizzare, ad uso e consumo della sola società, il porto turistico e peschereccio per lungo tempo, con concessione di 48 anni”.
I tre deputati, tra l’altro, mettono in evidenza anche il grave danno socio-economico ai cittadini residenti, che storicamente vivono grazie all’indotto dato dai servizi turistici da essi forniti.
Trizzino e Palmeri con due distinte interrogazioni chiedono a Musumeci e all’Assessore al territorio ed Ambiente, Cordaro, di rivedere l’intero iter procedurale sulla vicenda, visto che nessuna procedura ad evidenza pubblica è stata mai avviata, come invece previsto dalle norme vigenti e se siano al corrente dell’enorme impatto ambientale che il progetto avrebbe per San Vito.
Al ministro dell’Ambiente Costa si rivolge invece il deputato nazionale Antonio Lombardo per chiedergli se il ministero da lui presieduto abbia intenzione di provvedere al completamento della Rete natura 2000 a mare che interessa anche la vasta aera di san Vito lo Capo e se il ministero dell’Ambiente abbia intenzione di partecipare alla Conferenza dei Servizi che si terrà a fine agosto per fare chiarezza sull’opportunità di realizzare la struttura immobiliare.
La società Marina Bay invece si difese dalle accuse di speculazione: “Il nostro progwtto risolve le criticità ambientali del bacino portuale”. Ma tutti sono contro, e le relazioni degli esperti smentiscono la società. I cittadini sono pronti a fare le barricate, a salvare ciò che ha reso San Vito famosa, la piccola città, la spiaggia e un paesaggio libero dalle speculazioni.