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30/06/2019 06:00:00

Le incredibili avventure di Salvinìk e di Crudelia Melòn

(1° episodio: Crudelia e il feroce Bing-Bong)

 

Crudelia Melòn si apprestava fremente a sbranare il suo solito pasto di frattaglie crude di maiale nero delle Asturie e sanguinaccio acido di bisonte tibetano, quando all'improvviso il suo cellulare squillò, ululando le note di “Decrepitezza decrepitezza”: era una chiamata urgente dell'agenzia di stampa “Eia eia allalarga”, il cui direttore, tale Benito Scassapound, la informò di un fatto gravissimo ch'era appena avvenuto al largo dell'isola di Calisperdùsa.

“Ma non mi dite!”, ruggì Crudelia con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia.

“Invece è proprio così, mia Ducia”, sibilò Benito con fischio gagliardo da serpente a sonagli.

“Mi state dicendo che una meganave carica di ottomila umanoidi sta puntando su Calisperdùsa? Ho capito bene, o mi state prendendo per la fondina della mitraglia?”

“È tutto vero, mia Ducia. La nave si chiama Sea-on-Cazz e batte l'infida bandiera Bamberghese, stendardo conclamato del complotto demoplutomassonico ordito da Soros e dall'internazionale giudaica. E c'è di peggio...”

“Uuuuurrrrghhh!” gracchiò Crudelia. “E sarebbe?”

“Sarebbe che il comandante della nave, un mostro trinariciuto di nome Bing-Bong, pretende l'approdo immediato sull'isola, altrimenti lancerà in mare quattromila umanoidi maschi, drogati di cuscùs all'alga spirulina, che tenteranno di raggiungerla a nuoto”.

“Iiiiirrrghhhh!”, gracidò Crudelia con la bava alla bocca per la collera. “E degli altri quattromila cosa farà?”

“Gli altri sono duemila bambinoidi orfani e duemila donnoidi, tutte tra il settimo e il nono mese di gravidanza”.

“Aaaaaarrrrghhhh!”, strepitò Crudelia con un barrito pauroso che rimbombò per tutta la giungla d'asfalto di Pattumieroma, la sventurata capitale della Repubblica di Sperindionia. “Dobbiamo affondare subito questa nave carica di spazzatura blattoidea! Affondaaaaareee! Ne va della salvezza della nostra amata patria. Ma dove sono i siluri? Non li vedo!”

“E io che ne so? Chiediamolo al ministro della Guerra”.

“E come diavolo si chiama costui?”

“Salvinìk”.

“Ma come, sempre lui?” disse Crudelia, afflosciandosi a cascabraccia, sbroffando e sputacchiando fiele dalla bocca. “Non era già ministro dell'Interno, degli Esteri, dell'Economia, del Lavoro, della Cultura, e del... diamine che se lo porti, quell'ex bolscevico polentone e barbone!”

“E già... proprio lui”.

“E noi di Gemelli di Sperindionia sempre a bocca asciutta, sempre fuori dal governo, nemmeno uno straccio di poltrona, mentre il Camaleonte dalla lingua lunga due metri se la spassa e ingrassa alla faccia dei moribondi alleati Cinquepalle, prendendoli per il bavero, mungendo i loro voti e usandoli come schiavi. Ma ora basta! Portatemi qui lo stallone più focoso della nostra scuderia, e partirò io a spron battuto alla volta di Calisperdùsa. Affonderò io stessa con i miei dardi ultratermici quella nave demoniaca! Farò vedere io agli sperindioniesi chi veramente è capace di respingere l'invasione blattoidea”.

“Mia Ducia, sì, finalmente cavalcherai, mia valchiria, sulle note travolgenti di Waffangner. Osanna! E il feroce Bing-Bong finirà in pasto ai pesci con tutti i suoi ottomila umanoidi. Il popolo attende in delirio l'ora fatale che batte nel destino di Sperindionia!”

Detto fatto, la valchiria Melòn, figlia di Odino, nipote di Staracio, pronipote di Farinacio, cugina di Sigrun e di Brunilde e guardiana dell'oro farlocco dei Nibeloschi e del serpente-drago Fàfnir, con un formidabile balzo fu in sella allo stallone Balladifuoco, e alla velocità della luce raggiunse le sponde di Calisperdùsa.

Appena la vide, lo strafottente Bing-Bong, che già se n'era strafottuto del blocco navale ordinato dal ministro Salvinìk, si rovesciò dalle risate sulla tolda della meganave. Crudelia ci rimase come un babbà.

“Che hai da ridere, bestia fetente di un umanoide? Non vedi che sono venuta per farvi fare la fine del Titanic?”

Ma lui si sbellicava, e anzi raddoppiava la foga delle risate. Crudelia a quel punto cominciò a sentirsi insicura. Si guardò intorno, si guardò le spalle, e con sommo sconcerto di colpo s'accorse non solo che, nella furia febbrile della partenza, s'era dimenticata distrattamente a Pattumieroma la faretra magica con le frecce ultratermiche, ma che intanto sulle onde già brulicava una marea di umanoidi natanti, ormai vicini a toccare le sponde dell'isola. I blattoidi si erano lanciati in acqua tutti quanti e ottomila! Che spettacolo raccapricciante!

Risuonò allora altissimo, possente, sovrumano, il grido di vittoria del feroce Bing-Bong e del suo popolo di umanoidi, bambinoidi e donnoidi incinte. L'ennesimo sbarco si era realizzato, in barba alla furia della valchiria scornata e del ministro Salvinìk che dalla sua postazione twitter vanamente vomitava senza sosta sangue avvelenato sugli umanoidi e sui buonistoidi loro sostenitori, proclamando l'imminente uscita di Sperindionia dalla vituperata Disunione Papereopea.

 

Selinos