In giorni frenetici, con l'ennesimo caso di un'imbarcazione con a bordo migranti bloccata davanti le coste italiane, il caso della Sea Whatch 3, spesso ci si concentra sulle polemiche, su cosa dice Salvini, sulla figura della capitana, il suo arresto, eccetera, ma non si parla dei migranti e della loro salute. Antonio Sparaco, responsabile salute migranti della provincia di Trapani, che in questi giorni è stato impegnato con la cooperativa Badia Grande per celebrare la giornata del rifugiato, a chi dice “prima la salute degli italiani” lei come risponde?
Che la salute la dobbiamo garantire a tutti gli individui, come dice l'articolo 32 della Costituzione. Senza differenza di casta, di colore, di razza.
E' per questo che l'Asp di Trapani ha proprio un servizio di assistenza ai migranti. Che non tutte le Asp hanno.
Non tutte le Asp hanno un'unità operativa complessa “assistenza ai migranti”. E' dovuto al fatto che l'ex direttore generale, in piena emergenza sbarchi, ha voluto dare una dotazione di personale specifica per questo problema.
Quando si parla di migranti uno dei grandi equivoci messi in giro è che portano malattie. In realtà se guardiamo le cose in profondità, chi riesce ad arrivare deve essere un superuomo, perchè ha attraversato deserti, mari, malattie, maltrattamenti...
E' un'equazione logica. Per attraversare tanti di questi ostacoli è chiaro che arrivano le persone forti, quindi di malattie poche. La giornata del rifugiato l'abbiamo dedicata alla salute, e abbiamo voluto porre l'accento sull'aspetto della salute. In banchina vediamo poche persone portatori di grandi malattie, ma tante persone portatori di grandi sofferenze. Sofferenze legate alle difficoltà del viaggio. Ma il dato più traumatico è quello sugli abusi che vengono perpetrati a donne e minori nei lager Libici.
Perchè c'è così tanta difficoltà nell'avere empatia verso la sofferenza dei migranti?
La parte politica ha molta difficoltà. C'è un tentativo di esorcizzare la morte, c'è chi quando sente migrante pensa ad individui che non hanno valori, che non hanno forza, individualità, una persona lontana. Ma la maggior parte degli italiani non la pensa così. Abbiamo testimonianze di grande inclusione. Noi ci occupiamo di portare cure sanitarie come con i nostri cittadini. I minori stranieri sono equiparati totalmente ai nostri minori, ai nostri figli.
Un tema che insiste nel nostro territorio è quello del caporalato. Vi siete occupati anche di questo?
Sì, c'è un nostro servizio che si occupa della sicurezza sul lavoro e fa un lavoro egregio su Campobello di Mazara ad esempio, dove sono stati fatti notevoli passi avanti. Si sta facendo veramente tanto.