Quantcast
×
 
 
25/06/2019 06:00:00

Salemi, viaggio alla ricerca dell'acqua perduta/1

Ricca di acque e di vegetazioni lussureggianti, in un territorio costellato di pozzi e di “gebbie”. Così Vincenzo Consolo nel suo “Retablo” descrive Salemi. Un luogo di delizie.


C’era l’acqua ovunque, sorgenti e fontanelle zampillavano ovunque. Ma non c’erano ne’ i rubinetti in casa e nemmeno l’acquedotto. Poi venne la “modernità”, arrivarono i tubi ma non l’acqua e ci fu chi dei pozzi ne fece mercato.

Oggi, in tempi di “normalità”, ogni tre, quattro giorni essa fa capolino nelle case.  Ma in tempi di crisi idrica, sgorga dai rubinetti ogni sei, sette giorni. Non sempre cristallina (in certi casi assume il colore tra il giallo e il rossastro), e costa come se fosse potabile.


Come da qualche mese, e’ la grande assente dalla rete idrica cittadina di Salemi.
Alcune famiglie hanno dovuto ricorrere alla autobotte privata. Cosa di non poco conto in un momento di forte crisi economica.
Dal comune assicurano che presto si ritornerà alla “normalità”.


Scriviamo “normalità” tra virgolette, perché in Sicilia le parole hanno un significato diverso da quello che comunemente viene dato altrove. In questo caso non significa avere regolarmente l’acqua tutti i giorni. “Normalità”significa avere i turni di erogazione meno prolungati.  Tempi di crisi idrica, dunque. E se le condutture rimangono all’asciutto, per la legge del contrappasso, la rete dei social e’ inondata dalle lamentele di tanti cittadini.


Le cause della mancanza del prezioso liquido, così enfaticamente definito quando manca, ma oggetto di spreco quando arriva nelle case, sono da addebitare all’esaurimento del pozzo di contrada Ulmi e alla rottura della pompa di sollevamento di quello di Bagnitelli.
Due “ imprevisti”, assolutamente prevedibili, ma successi in contemporanea diventa un’emergenza.


Ma la situazione e’ di perenne precarietà da moltissimi anni.
Manca una politica strategica e una adeguata programmazione.  Da quando tempo siamo costretti a scrivere che l’Eas non e’ più in grado di assicurare nemmeno l’ordinaria amministrazione? E’ lo stesso Ente a scriverlo sul suo sito: “Il mantenimento della gestione ordinaria in capo all'E.A.S. in liquidazione comporta costi a cui l'Ente non può più fare fronte e quindi, conseguentemente, non può garantire ai cittadini un servizio idrico efficiente”. Più chiaro di cosi! Tutto ricade quindi sulle spalle dei singoli comuni, le cui condizioni finanziarie sono note a tutti.


Paradossalmente, le copiose piogge primaverili, invece di impinguare la falda a cui attingeva il pozzo di Ulmi, hanno prodotto una frana tanto rovinosa nel sottosuolo da renderlo non più attivo.


Poco conta se si trattasse di una falda freatica o artesiana, la cosa certa e’ che dal pozzo non sale più acqua. Per la geologia, nulla di eccezionale. Dicono i geologi che i depositi di acque sotterranee possono essere fermi o in movimento, a seconda della “permeabilità e giacitura degli strati del terreno e della conformazione geometrica degli strati impermeabili confinanti la falda stessa.” Evidentemente questo era in movimento.


Alla ricerca della vena perduta. Da qualche settimana sono in corso i sondaggi Si cercherà di scavarne un secondo in parallelo al vecchio pozzo.
Ma prima di mettere in azione la trivella, occorrerà uno studio attento da parte di un geologo. Ci hanno assicurato che avrebbe già iniziato le indagini.


Ma piove sempre sul bagnato, si direbbe con perfida ironia. Come dicevamo, in contemporanea, anche il pozzo di Bagnitelli e’andato in crisi. Problemi di pompa, in questo caso.  Il motore non ha retto, ancora una volta. E’ stato sostituito, ci hanno detto al Comune. Nel momento in cui scriviamo, sono in corso le prove di portata che dureranno 72 ore.  Al cui termine l’acqua immessa in rete dovrebbe essere maggiore di quella di prima e molto probabilmente, ci ha riferito l’assessore Calogero Angelo, il tutto dovrebbe avvenire lunedì prossimo (oggi, per chi legge).


Complessivamente, si dovrebbe ritornare alla “normalità” verso la fine del mese di luglio, salvo ulteriori imprevisti. L’uso del condizionale, come sempre in questi casi, e’ d’obbligo.


Questa ennesima crisi idrica ci ha spinti a intraprendere un viaggio conoscitivo finalizzato ad una migliore comprensione del “problema acqua”, di conoscerne meglio le cause fondamentali che lo hanno reso fino ad oggi insolubile e in stato di precarietà.  Sappiamo che non sarà un percorso lineare, spesso ci apparirà come un kafkiano labirinto. Il nostro “filo d’Arianna” sarà uno studio esemplare, frutto di un intenso lavoro portato avanti per un intero anno da un team di giovani studenti, guidati dai docenti Caterina Agueci e Alessio Lo Presti del Liceo Classico di Salemi.


Il lavoro di ricerca svolto dagli studenti affronta appunto “l’inefficiente distribuzione dell’acqua pubblica che crea da anni numerosi disservizi sia come quantità che qualità dell’acqua erogata e una cronica crisi idrica specialmente nei mesi estivi".


Una ricerca che mira a sensibilizzare la comunità ad un uso responsabile e sostenibile della risorsa acqua, da una parte. Ma anche a monitorare le politiche di approvvigionamento ed erogazione dell’acqua pubblica con l’ obiettivo di “assimilare i concetti di sicurezza idrica e di ” acqua migliorata” intesa nelle tre dimensioni di qualità, vicinanza (meno di un chilometro da casa) e quantità (almeno 20 litri al giorno), attraverso una ricca documentazione fatta di interviste, foto, filmati.

Con una radiografia dello stato attuale degli acquedotti pubblici e dei progetti realizzati con i fondi comunitari per migliorarne l’efficienza.
Il team era formato da 18 studentesse e studenti allievi della terza A dell’indirizzo classico e la quarta A dell’indirizzo tecnico dell’Istituto D’Aguirre di Salemi.


Esso e’ stato suddiviso in piccoli gruppi di 3-4 studenti ognuno dei quali ha avuto un compito predefinito da assolvere. E per snellire il lavoro, si sono attribuiti i ruoli di project manager, blogger, storyteller e designer e i relativi homework con la consapevolezza che andavano rispettato il termine entro il quale sarebbe stato consegnato il report finale.
Il gruppo di studio ha scelto di chiamarsi “ La Grande Sete” dopo un’attività di brainstorming ( da vecchi liceali, avremmo preferito l’equivalente termine latino Quaestiones disputatae , in voga nelle Univerista’ medievali e da cui trae origine l’odierna tecnica creativa “tempesta di cervelli”di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema).


Dopo un breve confronto, il gruppo ha scelto di occuparsi del progetto piuttosto ambizioso dell’ Acquedotto Montescuro Ovest.
E’ stato verificato, inoltre, l’utilizzo dei fondi europei stanziati per la realizzazione degli ammodernamenti dell’acquedotto Montescuro Ovest che, come si sa, ha l’obiettivo di fornire ai cittadini servizi idrici più efficienti.
O, almeno, avrebbe dovuto averlo. Ma visto il perpetuarsi dell’andazzo, vedremo a quali conclusioni perverranno i giovani ricercatori e se ce ne daranno una motivazione.
Lo racconteremo nella seconda parte di questo nostro lungo viaggio alla ricerca dell’ acqua perduta.

 

Franco Ciro Lo Re

(Fine della prima parte)