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20/06/2019 20:44:00

Marsala, due condanne a 15 e 13 anni di carcere per le rapine a D'Angelo e Mistretta

Il Tribunale di Marsala ha inflitto 15 e 13 anni di carcere rispettivamente ai pregiudicati Giovanni Parrinello, di 38 anni, e ad Andrea Nizza, di 31, entrambi attualmente detenuti e giudicati colpevoli di due rapine in stile “Arancia meccanica” commesse nel centro storico di Marsala alla fine del 2015. La prima, il 19 novembre, in via XI Maggio, ai danni del gioielliere Saverio D’Angelo, che nella colluttazione riportò la lussazione della mandibola.

La seconda, il 17 dicembre, vide vittima il titolare di uno dei principali negozi di mobili della città, Antonio Mistretta, che nel suo negozio di via Biagio Di Pietra, fu pestato a sangue. Calci e pugni al volto e persino tagli, con un lungo coltello, a una mano e all’addome. Le pene inflitte ai due imputati sono le stesse invocate dal pm Silvia Facciotti. Il Tribunale ha, inoltre, disposto la trasmissione alla Procura delle dichiarazioni rese nel corso del processo da una delle due vittime, il gioielliere D’Angelo, e da un testimone, Massimo Maltese. Una decisione che i giudici solitamente adottano quando intravedono il “fumus” di una possibile falsa testimonianza.

E con la trasmissione degli atti si consente al pm di valutare se ci sono gli estremi per procedere per il reato di falsa testimonianza. Quando fu ascoltato in aula, nell’ottobre 2017, il gioielliere dichiarò che i volti dei due rapinatori non gli erano rimasti impressi in mente. Il pm D’Alessandro, però, gli contestò che in Commissariato, alla polizia, che gli mostrò alcune foto, disse che una di queste poteva essere uno dei due malviventi. E qui, il teste è apparso in difficoltà.

La polizia, infatti, scrisse che D’Angelo riconobbe uno dei rapinatori “con quasi totale certezza”. Alla contestazione del pm, D’Angelo rispose: “Può darsi che allora, nell’immediatezza dei fatti, avessi un ricordo più vivo, ma non ho mai avuto totale certezza”. Tornando alla sentenza, il Tribunale ha condannato i due imputati anche al pagamento di multe (4 mila euro per Parrinello e 3200 per Nizza) e alle spese processuali. E inoltre all’interdizione, in perpetuo, dai pubblici uffici. Nel corso del processo, però, la difesa ha sempre contestato le conclusioni degli investigatori.

Sia l’avvocato Giacomo Frazzitta, che i colleghi Luigi Pipitone e Francesca Frusteri (quest’ultima è subentrata a Frazzitta), hanno infatti sostenuto che le immagini registrate da alcune telecamere del centro storico marsalese non sono sufficienti a identificare con certezza gli autori delle due rapine. E per questo motivo, il Tribunale ha anche nominato, come periti, due sottufficiali del Ris dei carabinieri di Messina. Incaricandoli di esaminare le immagini di alcune telecamere del centro storico in prossimità degli esercizi commerciali presi di mira dai rapinatori che avrebbero potuto riprendere i malviventi.

E in particolare di stabilirne l’altezza, visto che in faccia non si vedono. In aula, gli esperti del Ris hanno poi detto che l’altezza dei soggetti ripresi è “compatibile” con quella dei due imputati, ma con un’approssimazione di 5 centimetri. E questo, per i difensori Frusteri e Pipitone, è sufficiente per affermare che non vi è alcuna certezza sull’identità dei due rapinatori. Un colpo a favore dell’accusa, però, lo scorso anno, è arrivato da un ex pentito di Caltanissetta, Emanuele Puzzanghera, che per un certo periodo è stato in carcere insieme a Parrinello e Nizza. “In carcere – ha dichiarato Puzzanghera - mi hanno detto che sono stati loro a fare quelle due rapine”. Parrinello e Nizza, naturalmente, hanno rintuzzato queste affermazioni. “Parlavamo soltanto del processo cui siamo sottoposti – hanno replicato – non abbiamo mai detto che abbiamo commesso le due rapine”. 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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