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03/06/2019 12:00:00

Trasporti pubblici, la Regione taglia i finanziamenti

La Regione taglia gli stanziamenti per il trasporto pubblico urbano ed extraurbano. E la Sicilia resta a piedi. Una misura obbligata fino a quando il governo nazionale non accetterà di spalmare su trent'anni il disavanzo di Palazzo d'Orlèans che ammonta a oltre mezzo miliardo di euro. Nell'attesa di un soccorso romano che tarda ad arrivare, si fanno quadrare i conti. Ed ecco che la tagliola scatterà «a decorrere dal primo luglio, sarà del 47,333 per cento dei corrispettivi e dei trasferimenti previsti per il restante periodo dell'esercizio in corso». Tutto questo mette a soqquadro conti e progetti di tutte le società siciliane che su gomma movimentano viaggiatori. Iniziativa che Giusto Catania, assessore alla Mobilità di Palermo, non esita a giudicare «dagli effetti catastrofici», mentre Michele Cimino, vice presidente regionale di Asstra (l'associazione trasporti), parla di «danno colossale per tutta la rete siciliana dei trasporti su gomma che rischia di paralizzarsi».

Non c'è pace per per le povere aziende pubbliche siciliane di trasporto, costrette ormai da anni a volteggiare sullo scomodo e precario ottovolante dei conti: e sembra che la crudele giostra non abbia intenzione di fermarsi a dare un po' di respiro, ma anzi le spinge sempre più giù, verso il baratro. Tuttavia, se così resteranno le cose, non ci sono buone prospettive all'orizzonte. Addirittura a Palermo si parla di bloccare il tram che già di suo non è finanziato e l'Amat, partecipata del Comune, mantiene in movimento con grande difficoltà e facendo segnare il segno meno nei bilanci. Ma non basterebbe. Oltre a lasciare in rimessa i vagoni bianchi della Bombardier che solcano la città lungo le tre linee esistenti, probabilmente per far quadrare i conti bisognerà tagliare anche quasi del tutto le linee dei bus che già non brillano per pervasività del territorio, frequenza e puntualità.

A mettere in allarme tutti i centri siciliani di comando della mobilità locale è stato un documento firmato dall'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, e dal direttore generale, Fulvio Bellomo, affinché «i Comuni tengano in debito conto la probabilità della riduzione dei trasferimenti per le attività di propria competenza da praticarsi». Insomma, consigliano di attrezzarsi per fare fronte ai rubinetti asciutti dei finanziamenti.

Inutile dire che ieri a Palermo i telefoni dei componenti della giunta hanno iniziato a friggere, nonostante fosse sabato, nell'ansia di capire bene quale sia l'impatto del provvedimento. Secondo i primi calcoli significa che dal primo luglio è come se Palermo avesse a disposizione il 47 per cento i meno dei trasferimenti regionali, già di per sé ristretti di anno in anno. Probabilmente qualcosa come 7 o milioni in meno rispetto ai 34 milioni attesi. Conti che gli uffici faranno in una riunione urgente convocata dall'assessore Catania. Il quale ribadisce che stando così le cose «si mette a rischio l'intera tenuta del trasporto pubblico e della stessa Amat. Se le cose restano così la riduzione dei servizi è comunque previsto a un livello catastrofico per la città». Si rischia, cioè, che l'intero sistema collassi. Già come primo atto, infatti, l'assessore Catania ha provvisoriamente bloccato l'allestimento del piano di trasporto per la stagione estiva con le navette verso le borgate marinare.

Stato d'allerta massimo anche per Leoluca Orlando. Il sindaco di Palermo, anche nella sua qualità di presidente regionale dell'Anci, ha annunciato che farà la richiesta della convocazione del tavolo Stato-Regione «perché è evidente che i Comuni sono spettatori e vittima di una situazione sulla quale non hanno possibilità e capacità di incidere».

La condizione di precarietà del sistema, coinvolge anche i collegamenti extraurbani su gomma, quelli con i paesi dell'hinterland per esempio. Tanto è vero che l'assessore Falcone ha come prima incombenza fissata per metà mese visto che «entro il 15 giugno le aziende che gestiscono il servizio di trasporto extraurbano» devono fare pervenire in assessorato «le proposte di adeguamento dei programmi di esercizio per il residuo periodo di gestione a partire dal primo luglio, in misura corrispondente alla riduzione finanziaria» del 47 per cento.

«In questo momento - spiega Michele Cimino che è anche amministratore unico dell'Amat - abbiamo di fronte una prospettiva gravissima che mina la continuità territoriale e i servizi minimi essenziali anche per le categorie protette». Parliamo di scuolabus e mezzi per i portatori di handicap che resterebbero in garage. Secondo Cimino così si «distrugge il trasporto pubblico causando la nullità dei contratti di servizio, la continuità aziendale di tutte le imprese. Tutto ciò - conclude l'ex vicepresidente della Regione - impone un incontro urgente con il premier Conte e il ministro Tria accompagnati dal presidente Musumeci e alla presenza di tutti i sindaci interessati».