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19/05/2019 06:00:00

Trapani, Carlo Foderà:"Il territorio metropolitano può farci uscire dalla crisi economica"

Carlo Foderà, architetto trapanese, presidente dell’Associazione Amici della Terra, ha inviato una lettera aperta ai deputati regionali trapanesi riguardo alla Città Metropolitane e ai Territori Metropolitani. Foderà, perché questa lettera?

Intanto sono cambiate molte cose da quando sono state raccolte le firme per la Grande Città, anche se il problema di fondo rimane. Questo è un territorio periferico e marginale rispetto a quello che sta accadendo in Sicilia dove c’è una forte polarizzazione attorno alle tre città metropolitane e il rischio che si corre è che i restanti territori, in quanto periferici, hanno una contrattualità prossima allo zero. E quindi significa che, se questi territori non si attrezzano e fanno sinergia saranno sicuramente colonia di qualche città metropolitana. Noi abbiamo qualche esempio, i dibattiti attorno alla nostra portualità, il nostro aeroporto, e tutta una serie di altre opportunità che questi territori potrebbero avere e che non riescono a valorizzare, è probabile che dipendano da una strategia che rafforza queste città metropolitane, lasciando senza contrattualità la parte restante.

La sua proposta è che tutti i comuni della parte Nord della provincia si uniscano, per formare un territorio metropolitano?

Questo discorso parte da molto lontano. Quando mi occupavo di politica ed ero in consiglio provinciale, questa preoccupazione l’avevo in qualche modo paventata. Che le province sarebbero state soppresse e in questa maniera, era la mia preoccupazione. Con la stessa legge si sono formate le tre città metropolitane mentre gli altri sono consorzi che non hanno automatismi, per cui se non c’è volontà a formarli, rimangono territori disarticolati e ogni singolo territorio da solo è assolutamente debole. L’idea era quella di fare in modo di farle ripartire. Le città metropolitane nascono ora, prima c’erano le aree metropolitane che in Italia si formavano, se avevano almeno 250mila abitanti e il capoluogo. Il territorio dunque ripropone queste condizioni.

Ma quello del territorio metropolitano è una figura prevista dallo statuto siciliano?

In questo momento no ma arrivare al riconoscimento della condizione di “Territorio metropolitano”, oltre a creare il presupposto della “messa a sistema” delle risorse in esso presenti, rappresenta l’unica maniera per ottenere il finanziamento di progetti di ampio respiro che facciano uscire il nostro territorio, ed i nostri cittadini, dalle condizioni di difficoltà economico ed occupazionale che da troppi anni sono costretti a subire. Da non trascurare in questo caso la maggiore capacità del nostro territorio di attrarre capitali privati.
Tutto ciò potrebbe realizzarsi attraverso un provvedimento legislativo apposito oppure, più semplicemente, attraverso la modifica della legge che ha soppresso le Province regionali e introdotto le città metropolitane. Inoltre potrebbe aiutare a modificare il percorso dell’attuale, e spesso sterile, dibattito sull’aeroporto di Birgi.

Non facciamo prima a rifare le province?

Il problema è che le province in ogni caso andrebbero riformate. All’interno della riforma, si potrebbe prevedere invece che i Liberi Consorzi i “Territori Metropolitani”, in maniera che si localizzino territori omogenei. Oggi, ad esempio, si corre il rischio che la Città Metropolitana di Catania arriva fino a Gela e a territori che non hanno storia comune. Si aggregherebbero solo per ragioni amministrative. Noi a Trapani dovremmo aprire un dibattito attorno a come rafforzare e creare coesione tra questi territori, facendo in modo che siano valorizzati, ma sulla base di interessi comuni e non per adempimento burocratico.

Secondo lei c’è lo spazio per questo dibattito?

Io credo che noi trapanesi abbiamo l’interesse ad alimentare questo dibattito. Stiamo parlando di mettere a sistema un territorio che partendo da Erice arriva fino a Castelvetrano. Paradossalmente avrebbe anche un valore aggiunto, che è quello di considerare l’arcipelago delle Egadi, che non stiamo mettendo nel conto, però c’è.

E c’è lo spazio per aprire un dibattito legislativo per portare avanti questa riforma?

Sicuramente bisogna fare un ragionamento nuovo che deve tenere contro del fatto che i territori periferici e marginali si stanno spopolando non offrendo opportunità ai giovani. Il problema è quello di fare in modo che attorno a nuove opportunità si intercettino gli interessi dei giovani e di sviluppo del territorio.