E’ fatta di alti e bassi la storia delle società di calcio, di momenti esaltanti alternati a periodi bui. Il Trapani non sfugge a questa regola. Finita la splendida era Bulgarella la società è precipitata nel baratro, fino al fallimento. Adesso è terminata l’esaltante era Morace e il futuro del Trapani, almeno nell’immediato, è una incognita, priva di certezze che lascino spazio alla speranza.
I guai, come è notorio, sono iniziati nel momento in cui, a seguito delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la Liberty Lines, il presidente Vittorio Morace, già da tempo trasferitosi in Spagna con la famiglia, ha deciso di cedere il Trapani, affidandone il compito a Paola Iracani, nominandola amministratore unico e al contempo presidente del consiglio di amministrazione della Liberty Lines. Da qui l’esigenza di trovare presto un nuovo proprietario che assicurasse un futuro al Trapani, prima che la gestione divenisse insostenibile essendo venuti a mancare i copiosi flussi finanziari assicurati in precedenza da Vittorio Morace.
La fretta, però, di solito è cattiva consigliera. Dalle prime trattative si è approdati così a Francesco Agnello, con tanto di contratto di cessione di parte delle quote. Si sa come è andata a finire. Poi quella lunga, quasi estenuante, con Giorgio Heller che, da navigato imprenditore, voleva vederci chiaro nelle carte del Trapani prima di formulare una offerta definitiva rimasta però senza risposta. Era nel frattempo in standby la trattativa con Maurizio De Simone, giovane imprenditore nel settore dell’informatica con l’ambizione di diventare qualcuno nel mondo del calcio dopo qualche anno di apprendistato nell’Avellino. E così, nel giro di poco tempo, quasi in sordina perché nessuno potesse ostacolarne la conclusione, è avvenuta la cessione della società, senza probabilmente che la parte cedente accertasse la reale solidità economico-finanziaria della nuova proprietà e senza che quest’ultima avesse contezza esatta del fardello e delle responsabilità che stava per accollarsi.
Le perplessità sull’operazione manifestate dalla LegaPro e le voci non confortanti sulle capacità economiche del nuovo proprietario hanno turbato non poco tutto l’ambiente granata. Ne le preoccupazioni si sono diradate dopo la recente conferenza stampa di Maurizio De Simone che ha definito egli stesso il Trapani una società a rischio. Ci sono stipendi, indennità e debiti pregressi da pagare, adempimenti burocratici e scadenze da rispettare, sia per ottenere la ratifica del passaggio di proprietà da parte della LegaPro e sia l’scrizione della squadra al prossimo campionato. In termini numerici, secondo le previsioni di De Simone, occorrono circa 800 mila euro. Il tutto, inderogabilmente, entro il 26 giugno. Ce la farà la nuova proprietà a tagliare con successo tale traguardo? E, qualora ce la facesse, sarà in grado di varare ed attuare un progetto a medio e lungo termine che assicuri un futuro alla squadra granata? Quesiti cui al momento è impossibile rispondere.
Nello sport professionistico, qualunque esso sia, i problemi societari inoltre quasi sempre producono ripercussioni negative a livello di rendimento e risultati. E il Trapani, protagonista sotto la guida di Vincenzo Italiano di una stagione strepitosa, non si è discostato da questa regola e ne ha già pagato un tributo. Il riferimento è alla sconfitta di Brindisi contro la Virtus Francavilla che ha vanificato la grande opportunità di balzare al comando della classifica. Secondo lo stesso De Simone perchè in settimana parte dell’attenzione era stata rivolta all’argomento stipendi. Adesso, pur in un clima certamente non euforico, provato anche dall’inaspettato esonero del d.s. Rubino, al Trapani rimane un’altra strada per tentare il gran salto, quella impervia dei playoff. La base da cui partire la compattezza e la sete di vittoria del gruppo e il sostegno incondizionato e caloroso dei tifosi, le sole armi a disposizione con le quali tentare l’impresa.
Franco Cammarasana