Nella vicenda di Antonello Montante, l’ex signore di Confindustria divenuto una vera icona antimafia, che ha messo su una rete di spionaggio nei confronti di politici, giornalisti, magistrati, creando un sistema di potere simile a quello della P2, ci rientrano anche gli affari del banchiere e imprenditore veneto Gianni Zonin e di Banca Nuova, la banca siciliana controllata proprio dal Gruppo Popolare di Vicenza di Zonin.
Banca Nuova - Banca Nuova, che oggi ha un centinaio di sportelli tra Sicilia e Calabria, nasce nel 2000 e compra la Banca del Popolo di Trapani, che verrà fusa per incorporazione. È la sfida più ambiziosa di Zonin, che nel 1997 aveva comprato una splendida tenuta, chiamata Principi di Butera, in provincia di Caltanissetta. Zonin stringe rapidamente amicizia anche con Mario Ciancio Sanfilippo, proprietario della Sicilia, monopolista delle affissioni e sotto inchiesta dal 2007 per concorso esterno in associazione mafiosa, e con gli Ardizzone, che invece possiedono Il Giornale di Sicilia. Per gli affari importanti, Zonin capisce ben presto che il fulcro della Si-cilia è Trapani. Per la politica e i poteri dello Stato, invece, l'epicentro è Palermo.
Le amicizie di Zonin - Da qui i rapporti stretti con Totò Cuffaro, ex presidente della Regione poi condannato per mafia, con Renato Schifani, le cui due nuore hanno la-vorato per Banca Nuova, con Raffaele Lombardo (l'ex moglie Rina era promoter di Banca nuova), con l'ex sindaco di Palermo Guido Cammarata (figlia assunta in banca) e con una serie di comandanti dell'Arma e della Finanza.
Tra gli imprenditori, ecco poi i rapporti stretti con Francesco Ginestra, ex presidente Snai e scopritore del mitico cavallo Varenne, e con il «re della sicurezza» Rosario Basile, presidente di Ivri e Ksm security. Per i soldi, invece, bastava e avanzava il Veneto, che infatti è stato ampiamente tosato, mentre dalla sicula Banca nuova, miste-riosamente, non si è praticamente levato un lamento. L'abilità di Zonin in Sicilia è confermata anche dal fatto che, a parte per un mese e mezzo all'inizio, lui non è mai figurato negli organi sociali dell'istituto, dove invece ha piazzato per quasi tre lustri il fidatissimo Marino Breganze alla presidenza.
I conti dei servizi - I servizi segreti, va detto che avevano storicamente i loro conti principali alla Bnl. Ma quando l' ex Banca del lavoro finisce nelle mani di Paribas, devono ovviamente mi-grare in un istituto non solo fidato, ma italiano. Intorno ai primi mesi del 2007, la presidenza del Consiglio, e a ruota l' intelligence, cominciano a spostare i soldi. Al governo c' è Romano Prodi, sottosegretario Enrico Letta e la delega ai servizi è affidata a Enrico Micheli, ex direttore generale dell'Iri. Il governo di centrosinistra cade a maggio del 2008 e a Palazzo Chigi tornano Silvio Berlusconi e Gianni Letta. Ed è con loro che Zonin, che è stato anche vicepresidente di Bnl, piazza il colpo vincente, grazie anche ai buoni rapporti con un altro nisseno, Nicolò Pollari, capo del Sismi (oggi Aise) dal 2001 al 2006. E'così che i conti istituzionali e dei servizi passano a Banca Nuova.
La Banca del Popolo di Trapani – Al centro degli affari di Zonin nel trapanese c’è la Banca del Popolo, una società anonima cooperativa costituita con atto pubblico il 6 Maggio 1883. La storia della Banca Trapanese cambia totalmente agli inizi degli anni 2000 quando Zonin sborsa 280 miliardi di lire dell’epoca, pagati in contanti. Una quantità di soldi incredibile per una banca che, come risulta dal prospetto Consob di Banca Nuova per quell’operazione, era fallita.
L'imprenditore prestanome della mafia e socio della Banca - All’interno della Banca del Popolo di Trapani si sono concentrati diversi interessi di personaggi vicini ad ambienti mafiosi. Fra questi c’è Vincenzo Piazza, un costruttore siciliano che nel 1996 amministra un patrimonio di 1600 miliardi di lire. Riceve ogni mese qualche miliardo di lire dal ministero di Grazia e Giustizia, dal Comune di Palermo, dalla Provincia, dalle Usl, dall' Inps, dall' Enel e anche dalla Telecom. Tutti soldi di affitti dei suoi 64 palazzi sparsi per la città. Decine di palazzi, dozzine di ville, quantità di soldi enorme che gestisce per conto molto probabilmente di famiglie mafiose e all’interno di questo patrimonio detiene l’8 per cento del capitale della Banca del Popolo di Trapani. La Banca del Popolo di Trapani è dunque chiacchierata all’epoca ma questo non dimostra che è la banca dei mafiosi. Si trovava in cattive acque, quello sì, era in procinto di fallire, ma ha fatto gola all’imprenditore venuto dal nord.
La vendita di Banca del Popolo raccontata dall'imprenditore Bulgarella - Per capire bene cosa accadde in nell’operazione finanziaria dell’acquisto della Banca del Popolo da parte di Zonin, che non riguarda solo alcuni banchieri ma anche lo sviluppo di questa provincia, riportiamo quello che ha scritto l’imprenditore Andrea Bulgarella con Giacomo Di Girolamo, nel suo libro “La Partita Truccata: “A Trapani c’era la Banca Sicula, fondata nel 1883, per lungo periodo un punto di riferimento per il credito, acquistata nel 1991 dalla Comit. C’era la Banca operaia, altra storia secolare, svenduta al Monte dei Paschi, che ha comprato anche un’altra piccola banca trapanese, la Banca Popolare della Pesca. C’era anche la Banca Industriale. Nel giugno del 2002 cala il sipario sulla tradizione secolare degli istituti di credito trapanesi. Scompare la Banca del Popolo, viene incorporata da Gruppo Banca Popolare di Vicenza per assumere la dicitura Banca Nuova. Volano via dal territorio 280 miliardi di lire. L’operazione non serve a creare sviluppo né posti di lavoro. Si vende a saldo un pezzo di storia della città. Durante l’assemblea straordinaria che sancisce questo passaggio sono l’unico a parlare. Le mie quote sono irrilevanti, lo so. Ma non posso stare muto. Ancora una volta sono solo. Sono consapevole che vale poco ai fini del risultato, ma io esprimo il mio più profondo e doveroso dissenso. Ma come, dico, prima dite che i soldi delle nostre banche sono frutto della mafia, e adesso questi soldi vanno bene? La verità è sempre la stessa: davanti a un imprenditore del Nord che arriva in Sicilia vengono stesi tappeti rossi. Contro i locali, invece, si scagliano inchieste giudiziarie e ostruzionismi. Questa è la fine della dignità di Trapani. Ma io non ce l’ho con voi, banchieri del Nord, che seguite il vostro istinto e fate affari, ce l’ho con le istituzioni locali che si disinteressano completamente del futuro del nostro territorio, tanto da svendere l’ultima banca locale. Fin quando c’erano le banche locali c’era dialogo. Le banche del Nord invece non sono disposte a conoscere i progetti. Sono solo interessate a raccogliere i risparmi per andarli a investire al Nord. Noi imprenditori siciliani siamo stati traditi anche su questo fronte. Talvolta ho la sensazione che ci sia un ordine preciso: qui in Sicilia non deve crescere nessuno”.