Caro direttore, vedo pubblicato du Tp24.it un articolo che, al di là della cornice generale, parla di me, riportando un’informazione che avete già un paio di volte diffuso e cui adesso credo sia giunto il momento da parte mia di non trascurare ulteriormente.
Si afferma che il mio percorso politico ha avuto un riconoscimento per mezzo di una consulenza all’ars (definiti “colpi di consulenze” in un altro articolo, quando, per la verità si tratta di un’unica prestazione d’opera di un solo mese). Ebbene sarebbe puntuale scrivere che quella consulenza c’è stata ma ben un anno prima delle elezioni amministrative, quando non era nemmeno contemplato da parte mia che dovessi candidarmi. E’ evidente che le cose non sono minimamente legate, ma è evidente che chi ha scritto l’articolo abbia, per motivi che mi sfuggono, un interesse a farlo. Tra l’altro, se può interessarvi, chi mi conosce o semplicemente osserva il mio comportamento politico sa bene che non avrei mai accettato una sia pure irrilevante opportunità professionale quale scambio politico, al punto che qualcuno definisce spregiativamente ‘moralistica’ la mia concezione e pratica politica. Ma va bene così. Ciò che mi spiace leggere, caro direttore, in un osservatore attento quale è lei, che il giornale da lei diretto adotti un tentativo di lettura della cosa opposto alla realtà dei fatti. E mi sfugge la logica della cosa.
Allora, neolaureata, fui orgogliosa di potere prestare sia pure per un solo mese il mio servizio per una delle istituzioni più importanti in Sicilia ed inserire quell’esperienza nel cv che mi sono costruita con le mie sole forze e che sto costruendo faticosamente con dedizione, sacrifici, entusiasmo e impegno costante negli anni.
Capisco che fa notizia diffondere un messaggio che confermerebbe una visione di classe politica che io stessa aborro e che non mi appartiene; dispiace solo che magari si potrebbe parlare con la diretta interessata e chiedere dei dettagli, qualora si volesse dare una notizia quantomeno più completa e obiettiva, naturalmente se contemplata nelle vostre intenzioni e nella vostra - per fortuna - libera scelta editoriale.
Ma la questione, senza infingimenti, è più profonda e dobbiamo considerarla entrambi. Vede, caro direttore, la sostanza dell’articolo che mi gratifica di questa attenzione ha una radice chiara. La tesi dell’articolo è che è “vile” (lo si scrisse in un altro articolo precedente) prendere le distanze dall’ex onorevole Ruggirello, oggi indagato per gravi fatti su cui la magistratura sta accertando responsabilità e circostanze. E oggi, che rinnegare Ruggirello è rinnegare se stessi.
Come lei sa, e lo sa perché ne parlammo in tempi non sospetti nella sua trasmissione, interviste ecc., io non sono mai stata ruggirelliana. Come non sarei faranoiana, sturianana, ecc. Lo dissi e scrissi chiaramente. Come sa chi vuole sapere i fatti, la mia adesione alla sinistra è più antica dell’attuale esperienza consiliare. E se ho aderito al gruppo DperM è stato, come era chiaro a tutti, perché quel gruppo era ancorato all’interno del progetto del PD. E se ho votato e fatto votare Ruggirello è stato solo perché era una figura rilevante del PD. Non lo votai quando apparteneva ad altri gruppi politici. Io interpreto la politica come adesione a dei valori e principi, non come servizio a delle persone. E proprio per queste mie affermazioni di anni addietro, rese anche alla sua testata, fui ripresa da più parti, come se fosse incredibile ciò che stessi dicendo o facendo e non piuttosto il contrario. Ma come lei sa, la Sicilia è terra di eccessi e paradossi. Ma il paradosso più grave è che una volta emerso, con mio grande sgomento e sconcerto, il quadro inquietante che riguarda l’on. Ruggirello, su cui – insisto – ci saranno sentenze che si incaricheranno di mostrare quanto le accuse oggi indicano - era naturale fare una riflessione drastica e non ambigua. Io l’ho fatta, indicando come la politica sia incompatibile con pratiche e frequentazioni eticamente inaccettabili. Vedo non senza stupore che invece l’articolo mi accusa di questo. E tuttavia mi sarei aspettata, conoscendo la sua storia personale caro direttore, e le sua battaglie, esattamente il contrario dal suo giornale. Piuttosto che stare dalla parte di chi “prende le distanze” da comportamenti e pratiche immorali come, me lo lasci dire, coraggiosamente ho fatto io, registro piuttosto un paradossale biasimo per me, che tendo a riaffermare ciò su cui tutti dovremmo essere d’accordo.
Infine, se posso, un’ultima notazione politica.
Mi preme ribadire che nel documento di scioglimento del gruppo si certifica il fallimento del progetto iniziale del PD – su cui una riflessione andrebbe fatta, a partire dai vertici regionali, che invece su queste vicende incredibilmente tacciono - e non una presa di distanze dall’attuale amministrazione che, per quanto personalmente mi riguarda, non ravviso motivi per rinnegarla. Io ricorderei al benevolo estensore dell’articolo che è un fatto di onestà politica sostenere un’amministrazione per la quale si è chiesto il voto agli elettori.
Non giudico naturalmente chi si stacca, legittimamente, dalla maggioranza con cui è stato eletto, ma è non certamente chi rispetta il patto con gli elettori che può essere accusato di “essere spalmato” (sic!) con le posizioni del sindaco con cui è stato eletto. Ma è evidente che si tratta di un altro paradosso.
Con cordialità,
Luana Maria Alagna