Più di 80 casi finiti nei dossier della magistratura, da capo all'altro del territorio, con una media di una vittima al mese: sono i numeri dei femminicidi avvenuti in Sicilia negli ultimi sei anni, cifre che, forse più di ogni altra parola, fotografano un «fenomeno» che non accenna a calare, nell'Isola come nel resto d'Italia, dove solo nel 2018 le donne uccise per mano di uomini che dicevano di amarle sono state oltre 120. Storie di ragazze, fidanzate e madri, spesso con figli piccolissimi, consegnati, dopo le tragedie, a una vita segnata dal dolore.
L'omicidio di Loredana Calì a Catenanuova aumenta così il drammatico elenco di nomi e volti finiti nelle pagine di cronaca nera negli ultimi mesi. Il penultimo caso neanche due settimane fa, quando il corpo di Nicoletta Indelicato, 25enne di origini rumene, è stato ritrovato nelle campagne di Marsala, massacrato e poi dato alle fiamme. Per l'omicidio sono stati arrestati due fidanzati: Carmelo Bonetta, di 34 anni, e la 25enne Margareta Buffa, la ragazza con quale era uscita la vittima prima della scomparsa. L'omicidio sarebbe stato originato da qualche dissidio per futili motivi. Solo pochi giorni prima, il 15 marzo, un'altra tragedia si è consumata a Castelvetrano: l'omicidio di Rosalia Lagumina, 48 anni, uccisa con sette coltellate da marito, il 60enne Gino Damiani, che si sarebbe poi suicidato lasciandosi trafiggere dalla stessa arma, bloccata su un braccio della moglie ormai priva di vita. Ma il mese di marzo in Sicilia era già stato aperto da un altro femminicidio, stavolta a Santa Lucia sopra Contesse, frazione di Messina, dove la notte di mercoledì 6 la 29enne Alessandra Musarra è stata trovata morta nel proprio appartamento, uccisa a calci e pugni dal suo fidanzato, il 26enne Cristian Ioppolo, finito in carcere subito dopo. Il movente? La gelosia.
La lunga scia di sangue dell'anno scorso si è invece chiusa a Giarre, con la morte di Sara Parisi, 58 anni, secondo gli inquirenti uccisa a colpi di pistola dall'ex marito, Francesco Privitera, dal quale era separato da anni. L'uomo si sarebbe poi suicidato con la stessa arma. Solo due mesi prima, ad ottobre, l'omicidio della 66enne Maria Zarba, trovata con il cranio fracassato nel soggiorno-cucina della propria abitazione, in pieno centro storico, aveva sconvolto la città di Ragusa. A finire in carcere, ancora un a volta, l'ex marito della vittima: Giuseppe Panascia, 75 anni, separato dalla donna da circa un anno. Ancora più tragica, se è possibile, la sorte toccata a marzo del 2018 a Laura Petrolito, 20 anni, mamma di due bimbi piccoli, una storia d'amore andata male e un nuovo compagno con cui le cose, da tempo, non funzionavano: assassinata a coltellate e scaraventata in un pozzo artesiano nelle campagne del suo paese, Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa. Ad ucciderla è stata proprio il suo compagno: Paolo Cugno, bracciante agricolo 27enne. Il movente? Ancora una volta la gelosia.
Andando a ritroso nel tempo, sarebbe impossibile ricapitolare nello spazio di poche righe le storie delle donne che non ci sono più, ma non si può non ricordare una vicenda che in questi giorni ha fatto indignare l'opinione pubblica. È il caso di Marianna Manduca, la donna di Palagonia uccisa a coltellate il 3 ottobre del 2007 da suo marito, Saverio Nolfo, poi condannato a 21 anni di carcere per l'omicidio: la 32enne denunciò ben 12 volte le minacce e le violenze subite dall'uomo, e sulla base di queste denunce fu riconosciuta una responsabilità civile nei confronti dei magistrati, che non sarebbero intervenuti in tempo per preservare la vittima dalla furia omicida di Nolfo. Ai tre figli minorenni, orfani della mamma, venne dunque riconosciuto il risarcimento, ma la Corte d'appello di Messina, di recente, ha annullato la misura. Motivazione? In estrema sintesi: nulla «avrebbe impedito l'omicidio della giovane donna».