La Regione dice no al nuovo codice degli appalti. Il Governo nazionale sta per varare la riforma, ma in Sicilia si proverà a non recepirla. L'Ars, infatti, a giorni dovrebbe votare il proprio disegno di legge, diverso da quello scritto a Roma. Potrebbe essere l'ennesimo corto circuito, quindi, tra governo nazionale e Regione.
Il nuovo codice degli appalti del Governo conte punta alla liberalizzazione dei subappalti, con l'eliminazione dell'obbligo di non superare il 30% dell'importo complessivo del contratto. Un punto che non piace ai sindacati, che temono infiltrazioni criminali. Altro punto è l'innalzamento della soglia al disotto della quale è possibile ricorrere all'affidamento diretto. Gli appalti sotto il milione di euro potranno essere affidati in modo diretto, senza giustificarne il motivo. Una opzione che rischierebbe, anche qui, pericolose infiltrazioni, visto che la maggior parte degli appalti pubblici siciliani sono sotto il milione di euro. Altra novità è la modifica del sistema di aggiudicazione, estendendo il criterio del prezzo più basso. Al momento questo criterio vale per lavori di importo pari o inferiore ai 2 milioni di euro. Il nuovo codice degli appalti prevederebbe la possibilità di estendere il criterio ai lavori di importo inferiore alle soglie comunitarie che vanno dai 5.225.000 ai 135 mila euro. Proprio su questo punto le associazioni di categoria hanno ribadito il no alla riforma, visto che in Sicilia mediamente i ribassi raggiungono il 40% e spesso pure oltre.