Il Partito Democratico dopo l’arresto di Paolo Ruggirello prende le distanze, corre ai ripari e si susseguono i comunicati stampa.
L’ex deputato questore dei dem, insieme al suo gruppo parlamentare all’ARS nella scorsa legislatura, è transitato dentro il Pd.
A benedire l’ingresso e a volerlo fortemente Marco Minniti, non ancora Ministro.
Oggi, dentro al Pd c’è chi grida allo scandalo, chi prende le distanze, chi a sorriso serrato dice “lo avevo detto”. Da essere felici c’è davvero poco, una misura cautelare con un capo di imputazione così forte, associazione mafiosa, dovrebbe fare tremare tutti i componenti del partito. Ruggirello ha portato voti, consensi elettorali, che hanno consentito alle liste, nelle varie competizioni elettorali, di far scattare uno o più seggi, di eleggere sindaci. Ballare, come stanno facendo alcuni dei dem e addirittura i non tesserati schierati a sinistra, sul cadavere di un loro compagno è ballare su se stessi.
Nella rincorsa spudorata delle responsabilità di chi ha consentito l’ingresso di Articolo 4 si comprende come la comunità del Pd sia messa male, non rispettando quelli che sono altri ex componenti di quel movimento che nulla hanno a che fare con provvedimenti giudiziari: Luca Sammartino, deputato regionale Pd, Valeria Sudano, senatrice dem.
La reazione più composta è venuta dal sindaco Giacomo Tranchida che non entra nel merito delle dinamiche di un partito, dal quale è sempre più lontano: “Al netto del garantismo tutelato dalla nostra Costituzione, oltre allo stupore per il grave coinvolgimento di taluni dei soggetti politici, o comunque fortemente implicati, per quanto emergere dalle notizie correlate all'operazione “Scrigno”, non v’è dubbio alcuno che l’attività investigativo-giudiziaria, tendente a contrastare e definitivamente estirpare la mala pianta mafiosa dalla nostra terra, va salutata con speranza di riscatto e rinascita dalla nostra comunità”.
Quanto accaduto non può passare inosservato, una analisi forte e interna al partito stesso è giusto che vada fatta, in tanti dei dirigenti chiedono che si fermi la fase congressuale, è questa la posizione del segretario di Trapani, Francesco Brillante: “In riferimento ai gravissimi fatti emersi alla ribalta delle cronaca giudiziaria si ritiene che sia evidente e necessaria una viva e profonda riflessione. Mi auguro che la Giustizia faccia il suo corso al meglio, la nostra terra ne ha estremo bisogno. Ma lo sgomento e l’inquietudine generato, a parer mio, non possono conciliarsi con la serenità necessaria ad animare una dialettica congressuale.
È necessario un nuovo livello di riflessione, di confronto, di unità.
Per questo ritengo che sia opportuno intervenire negli organismi preposti, affinché sia interrotta questa fase per permettere a tutto il partito provinciale di aprire una nuova”.
Non c’è pace per un partito che solo domenica scorsa ha celebrato le primarie nazionali, gazebo affollati e gente in coda nelle grandi città, da Milano a Palermo. Un dato che non è solo del Pd, lo ha ricordato una elettrice milanese: “Sono qui per dare una speranza all’Italia”.
E’ proprio da questa battuta di poche parole che il popolo dem dovrebbe ripartire, non dall’analisi sterile e semplicistica che se il partito si apre a nuove forze queste siano per forza colluse con la mafia. Lo hanno ripetuto a gran voce in tanti di loro, non è passato inosservato ieri, in consiglio comunale a Marsala, l’intervento di Calogero Ferreri che senza giri di parole ha confermato che da quando il Pd ha aperto la porta a destra si è ritrovato a questo punto. Doveva dirlo prima, quando c’erano le campagne elettorali, quando il sindaco è stato eletto anche grazie a questi voti. Sono due i momenti di forte di imbarazzo di questa Amministrazione targata Pd, anche se il sindaco tiene a sottolineare che non è più tesserato: il caso Alfonso Marrone e adesso, con più gravità, il caso Ruggirello.
E ieri sera è intervenuto il sindaco Di Girolamo: “Desidero rivolgere un sentito ringraziamento alla Magistratura, e alle Forze dell’Ordine, per l’operazione antimafia portata a compimento nelle scorse ore. Il provvedimento conferma, purtroppo, che viviamo una realtà complessa e ancora inquinata, e che il lavoro per ripristinare la legalità in un territorio difficile deve essere incessante. Per questo rinnovo il mio più vivo e sincero apprezzamento, con la consapevolezza che c’è bisogno dell’attenzione e del contributo di tutti, di un’alleanza civile per rompere il silenzio e rispondere con fermezza attraverso la partecipazione”.
Allo stato dei fatti possono saltare i congressi, Nino Grignano uno dei candidati alla segreteria provinciale, contrapposto a Peppe Lombardino voluto dall’area di Baldo Gucciardi, è pronto a ritirare la candidatura e ad aprire un tavolo di discussione, unitario.
E’ nell’ennesimo tracollo di un partito che è diviso, spaccato in due, che prova a compattarsi, ma dove c’è un’anima che vuole prevalere sull’altra dettandone la linea.
I vertici, tutti, provinciali del partito dovrebbero capire che gli stracci volati sono così tanti e così sporchi che lavarli non basterà.
Gli elettori, senza etichettarli solo di centro sinistra perché altrimenti non arriverebbero nemmeno al 20% nazionale, non capirebbero le farse e le commedie recitate, pure male.
E sempre nell’ottica di un partito che è comunità ma anche organigramma è doveroso che i vertici provinciali si assumano la responsabilità di quello che sarà, e anche di quello che è stato, le analisi vanno fatte a caldo, con la capacità di coordinarsi con il regionale ma poi agendo in autonomia.
Rossana Titone