Mafia e scommesse: tre arresti. Indagato anche Stefano Pellegrino per voto di scambio
17,55- “E' incomprensibile ogni accostamento dell'avvocato Stefano Pellegrino con la mia persona”. Lo dice l'ex senatore trapanese Antonio d'Alì dopo le notizie sull'inchiesta che vede indagato per voto di scambio il deputato regionale marsalese di Forza Italia. Stefano Pellegrino, avvocato, è stato legale di fiducia di d'Alì nel corso del processo che vede l'ex senatore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
“ Personalmente ho sollecitato io per la mia difesa l'avvicendamento dell'avv. Stefano Pellegrino, con l'ottimo Avv. Arianna Rallo non condividendo modalità e toni del di lui stare in politica”, ha aggiunto d'Alì.
17,30 - C'è anche una consigliera comunale di Campobello di Mazara tra gli indagati nell'operazione antimafia “Mafia Bet”. Si tratta di Gaudenzia Zito, eletta nel 2014 con la lista “Io amo Campobello”. Del movimento politico facevano parte anche Salvatore Giorgi, di cui è il presidente, e Calogero John Luppino, due dei tre arrestati oggi nell'operazione antimafia, assieme a Francesco Catalanotto.
Zito è indagata assieme ad altre persone. Il movimento di cui fa parte durante le elezioni era a sostegno del sindaco Giuseppe Castiglione, per poi passare all'opposizione. La Zito, insieme ad un altro consigliere, ha poi denunciato per diffamazione il sindaco Castiglione.
15,50 - Sono diversi gli indagati dell'operazione "Mafia Bet", che ha comportato, oltre al fermo di tre persone ritenute organiche a Cosa nostra belicina, anche all'indagine su altre persone, con un sequestro di beni milionario. Gli indagati a vario titolo sono: Vito Balsamo (Salemi, 1980), Giuseppe Di Stefano (Salaparuta, 1937), Calogero John Luppino (Mazara, 1980), Salvatore Giorgi (Campobello, 1958), Paola Maggio (Castelvetrano, 1981), Calogero Pizzolato (Castelvetrano, 1979), Antonino Tumbiolo (Mazara, 1981), Gaudenzia Zito (Australia, 1969).
L'accusa di mafia è per Luppino, Catalanotto, Giorgi, i tre arrestati.
14,50 - Matteo Messina Denaro nascosto in un casolare a Campobello di Mazara? E uno degli aspetti che emerge dalle pieghe dell'ordinanza di custodia cautelare dell'operazione "Mafia Bet".
Durante le indagini, infatti, i carabinieri hanno fatto irruzione in un casolare. Perché ? Stavano ascoltando Francesco Catalanotto, e succede qualcosa....
Ecco cosa scrivono i magistrati: “Il 24 marzo 2016 il Catalanotto era stato monitorato mentre si recava presso un caseggiato rurale in Contrada Fontanelle a Campobello di Mazara. Dai dispositivi di intercettazione collocati nell’autovettura in uso al Catalanotto si era registrato il rumore di un portone metallico che si apriva e, successivamente, il predetto Catalanotto pronunciare le parole “Matteo susiti”, parole dopo le quali il Catalanotto si era poi allontanato subito, da solo. Sottoposto a perquisizione il casolare sulla base del sospetto che, all’interno di esso, potesse nascondersi il latitante Matteo Messina Denaro, questa aveva dato esito negativo. Quel casolare apparteneva a Calogero Jonn Luppino”.
12,00 - Ecco le foto dei tre arrestati nell'operazione MafiaBet scattata questa notte tra Campobello, Mazara e Castelvetrano.
I tre arrestati, ricordiamolo, sono Calogero Jonn Luppino, campobellese di 39 anni, Salvatore Giorgi, zio di Luppino, 60 enne anche lui di Campobello di Mazara e Francesco Catalanotto, castelvetranese gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e corruzione elettorale.
Rapidissima l' ascesa imprenditoriale nel campo delle scommesse e dei giochi on line di Calogero Jonn Luppino. Dietro questa ascesa il favore di affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare i device delle società di LUPPINO e GIORGI, pena pesanti ritorsioni.
11,15 - “Si tratta di soggetti che ho conosciuto tramite la mia attività pluridecennale di avvocato penalista. E’ possibile che soggetti da me assistiti abbiano parlato di me nel corso di telefonate intercorse tra di loro. Nulla però a che vedere con la mia campagna elettorale". Lo dichiara il deputato regionale Stefano Pellegrino commentando l'operazione antimafia tra Campobello e Mazara del Vallo che lo vede anche indagato per corruzione elettorale. Pellegrino è sospettato di aver comprato voti da soggetti vicini alla mafia di Campobello, Mazara e Castelvetrano.
"Io non ho chiesto voti per me a questi soggetti. Inoltre da quando occupo il ruolo di deputato regionale sto provvedendo a “lasciare” il patrocinio legale di tutti quei soggetti che hanno accuse che sono in qualche modo “incompatibili” con il ruolo istituzionale che ricopro. Per quanto attiene a questa vicenda ho chiesto immediatamente al Pubblico Ministero di essere ascoltato. Oggi alle 12 avrò l’ incontro in Procura”.
10,50 - I Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, della Compagnia di Mazara e del ROS, hanno tratto in arresto, in esecuzione del fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica -DDA- di Palermo: gli imprenditori LUPPINO Calogero Jonn, campobellese di 39 anni, GIORGI Salvatore, zio del predetto, 60 enne anch’egli di Campobello di Mazara e CATALANOTTO Francesco, castelvetranese gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e corruzione elettorale.
Le indagini dei Carabinieri, coordinati dal Procuratore Aggiunto Paolo GUIDO, e dai Sostituti Procuratori Gianluca DE LEO e Francesca DESSI’,hanno permesso di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di LUPPINO Calogero Jonn nel mondo delle scommesse e giochi on line. LUPPINO Calogero dirigeva e controllava il settore economico dell’esercizio di giochi e scommesse affidando alcune delle relative agenzie ad altri associati mafiosi.
La sua ascesa è stata favorita in tutto e per tutto dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo che obbligavano i vari esercizi commerciali del trapanese ad istallare i device delle società di LUPPINO e GIORGI, pena pesanti ritorsioni. Gli esercizi che invece accettavano il monopoliofacente capo a Cosa Nostra, potevano godere della “protezione” dei mafiosi pronti a punire chi, tra la delinquenza comune, prendeva di mira quegli esercizi commerciali.
Così accadeva con un bar di Petrosino, che aveva subito un furto proprio di macchinette per giochi riferibili alle società di LUPPINO e GIORGI. Cosa Nostra individuava il responsabile del furto e, tramite il referente mafioso di quel luogo, provvedeva alla punizione del presunto reo, colpevole di aver danneggiato un esercizio che già aveva pagato la protezione dell’associazione mafiosa.
Dal canto suo LUPPINO destinava parte dei proventi economici delle proprie attività imprenditoriali al sostentamento delle famiglie mafiose di Castelvetrano, di Campobello di Mazara e di Mazara del Vallo e garantiva il costante collegamento fra queste famiglie, i cui vertici sono stati tratti in arresto nell’operazione, sempre della DDA di Palermo, “Anno Zero” dello scorso mese di Aprile. Inoltre LUPPINO assicurava il sostentamento di singoli associati mafiosi detenuti e, in particolare, del boss Franco LUPPINO e di sua moglie Cataldo Lea;
GIORGI Salvatore, che gestiva la cassa dell’associazione mafiosa in questo specifico settore imprenditoriale, manteneva costanti contatti con gli altri associati, contatti finalizzati alla pianificazione e realizzazione di numerose iniziative imprenditoriali poste in essere attraverso la forza di intimidazione dell’associazione Cosa nostra sul territorio di Mazara del Vallo, grazie all’appoggio e alla protezione di Dario MESSINA (reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo). In quanto gestore della “cassa” provvedeva alla ripartizione degli utili in favore degli associati anche di altre famiglie mafiose, tra cui quella di Marsala.
CATALANOTTO Francesco rappresentava l’anello di congiunzione operativo tra LUPPINO e la famiglia mafiosa di CASTELVETRANO. Era egli che veicolava messaggi e informazioni fra i rispettivi componenti delle famiglie mafiose e organizzava incontri fra i sodali, salvaguardandone la riservatezza. Inoltre assumeva la gestione di un centro scommesse per conto di LUPPINO Calogero Jonn e consegnava somme di denaro ricavate dall’attività di raccolta delle scommesse al sostentamento delle famiglie mafiose.
CATALANOTTO inoltre vantava una particolare vicinanza con ALLEGRA Rosario, cognato del latitante Matteo MESSINA DENARO, anch’egli tratto in arresto nell’aprile del 2018, il quale era uno dei primi destinatari, unitamente a Raffaele URSO e Dario MESSINA, dei finanziamenti di LUPPINO.
E’ indagato anche un deputato regionale per corruzione elettorale, a cui i Carabinieri hanno notificato l’invito a comparire per rendere interrogatorio innanzi ai PM. LUPPINO e soprattutto GIORGI, in ossequio alle disposizioni impartite dal carcere da Franco LUPPINO, supportavano la candidatura del politico locale alle elezioni regionali, promettendo e somministrando generi alimentari a cittadini del luogo in cambio della promessa di voto.
LUPPINO e GIORGI non erano infatti disinteressati alle competizioni elettorali. Gli stessi erano esponenti di primo piano del movimento politico “Io amo Campobello” e LUPPINO in passato era stato anche consigliere comunale. Il sodalizio riusciva ad orientare, grazie all’ampio potere economico esercitato, la libera espressione della preferenza elettorale, in ciò realizzando proprio uno degli scopi dell’associazione mafiosa.
I Carabinieri hanno eseguito anche un ingente sequestro beni, finalizzato alla confisca e disposto dalla Procura di Palermo nei confronti di 8 società e imprese individuali, e relativo compendio societario, che gestivano non solo giochi on line, ma anche esercizi commerciali quali tabacchini, autonoleggi, bar, nonché società di servizi. Di fatto LUPPINO di recente aveva differenziato gli investimenti, nonché ampliatili acquistando anche società di scommesse sull’isola di Malta. Il valore dei beni sequestrati si aggira intorno a 5 milioni di euro.
10,20 - Per molti (ma non per tutti, in verità) Calogero John Luppino, arrestato oggi, era un insospettabile. Classe 1980, negli ultimi anni ha costruito un piccolo impero attorno al business delle scommesse online e delle slot machine. Da questa mattina è in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, stessa contestazione mossa a due suoi collaboratori, lo zio Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto.
Luppino ha sempre avuto una grande passione per la politica. Nel 2011, è stato consigliere comunale nelle file dell’Udeur. Nel 2014, ha fondato il movimento “Io amo Campobello”, che ha sostenuto il candidato sindaco Giuseppe Castiglione. Ha fondato pure una squadra di calcio a cinque e si è lanciato nel business dei migranti, riuscendo a farsi accreditare una struttura di accoglienza per 50 richiedenti asilo politico. Intanto, le intercettazioni svelavano i contatti fra Luppino e uno dei cognati di Messina Denaro, Saro Allegra, mediati da Catalanotto, gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara.
Nelle intercettazioni sono emersi anche i rapporti fra il gruppo Luppino e l’avvocato marsalese Stefano Pellegrino, deputato regionale eletto nelle fila di Forza Italia con 7670 voti, oggi è presidente della commissione Affari istituzionali dell'Ars e componente della commissione antimafia. All’esponente politico è stato notificato un avviso di garanzia che ipotizza l’accusa di corruzione elettorale (senza l’aggravante di mafia), per aver ricevuto un sostegno ritenuto illegittimo alle ultime consultazioni del 2017. Voti in cambio di sacchi della spesa elargiti dal gruppo Luppino, era Giorgi che incontrava gli elettori.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l'ordine di votare l'avvocato penalista (fra i suoi clienti c'è anche l'ex sottosegterario agli Interni D'Alì, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa) sarebbe arrivato direttamente dal carcere.
Salvatore Giorgi ammette che in cambio della promessa di voto per Pellegrino avrebbe consegnato pacchi di spesa a tutti gli abitanti delle case popolari: "A fine ottobre vero che gli portai la spesa pure a loro", dice, non sapendo di essere ascoltato dai carabinieri.
Luppino sarebbe anche riuscito a distrarre preferenze da un altro candidato, il mazarese Toni Scilla, in favore di Pellegrino. Il 9 ottobre 2017 l'imprenditore contattò Benedetto Riti, un commerciante che lavora nel settore delle slot machines ed è vicino alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. "Non fare più riunioni con Scilla, non fare più niente con nessuno ed inizia ... Perché ti porto i fac-simile e pure i manifesti". Quindi ti devi esporre in prima persona, non cominciare a fare la carta tre!", disse Luppino.
"Noi siamo andati avanti, e facciamo continuare ad andare avanti con Stefano qualsiasi cosa serve. Anche perché è uno contro uno, qua. E siamo avanti. Che fa? Se dobbiamo vincere, non dobbiamo rischiare di perdere", spiegò Luppino a Riti.
"Oggi sono andato con Nino da Stefano Pellegrino e abbiamo parlato di politica e compagnia bella, domani si fanno i deputati questori. Lui, non so cosa minchia gli spetta, lui mi ha detto: 'io ho già parlato con l'assessore quelli di... tutti gli assessori disponibili a venire in provincia di Trapani ha parlato addirittura con Sgarbi per le Cave di Cusa, e compagnia bella'". Così l'imprenditore Mario Giorgi parlava col nipote Calogero Luppino.
"Pellegrino mi ha detto - proseguiva Giorgi - 'e vediamo rispetto agli assessorati dove possiamo... mettere, tutti... anche persone nostra di fiducia' ed ha detto che vuole un curriculum per quanto riguarda un revisore dei conti all'assessorato all'Agricoltura che è un assessore di Forza Italia questo... Dice: 'datemi un curriculum di un revisore dei conti iscritto all'albo... e cose, e poi vediamo le altre cose che possono nascere'".
Dei piani elettorali dei due imprenditori trapanesi fermati per mafia, Luppino e Giorgi sarebbe stato informato anche il capo mandamento Dario Messina che, il giorno dello "spoglio" delle schede, venne aggiornato con sms dei risultati.
Il boss avrebbe anche ammesso coi due amici di aver procurato "162 voti" tra "parenti e cose" al parlamentare. "In ogni caso - spiegano gli inquirenti nel provvedimento di fermo - dal complesso delle investigazioni svolte non è comunque emersa la messa a disposizione di Pellegrino in favore dell'associazione mafiosa e, pertanto, in relazione a un presunto accordo politico-mafioso tra Cosa nostra e il candidato, non si è raggiunto, allo stato e salvi ulteriori sviluppi, un grave quadro indiziario in riferimento alle possibili e diverse ipotesi di concorso in associazione mafiosa".
"Del tutto chiaro è l'interesse di Luppino e di Giorgi - proseguono i pm - all'appoggio politico di uno specifico candidato, giacché è anche e soprattutto grazie all'infiltrazione nel tessuto politico che gli stessi possono conseguire il controllo delle attività economiche".
09,20 - Ha comprato voti dai mafiosi. E' questa l'accusa per Stefano Pellegrino. Il noto penalista di Marsala, deputato regionale di Forza Italia, è indagato per corruzione elettorale nell'ambito dell'operazione su mafia e centri scommesse nel Belice che oggi ha portato all'arresto di tre persone. Secondo l'accusa Pellegrino ha comprato voti dai mafiosi del Belice, ma non era a conoscenza della loro "caratura criminale", insomma, non sapeva che fossero mafiosi. Per questo non è stato arrestato, e la sua posizione è marginale rispetto all'inchiesta.
La promessa di voto si otteneva con i pacchi della spesa.
Stefano Pellegrino nel 2017 è stato eletto nella lista di Forza Italia con 7670 preferenze.
Pellegrino, lo ricordiamo, è indagato per corruzione elettorale senza l'aggravante mafiosa. A vrebbe “comprato” preferenze senza sapere che di mezzo c'erano esponenti di Cosa nostra.
Il nome di Pellegrino è venuto fuori nel corso delle indagini sulla scalata imprenditoriale di Calogero John Luppino nel settore delle scommesse grazie all'appoggio dei boss di Campobello di Mazara. Il 're' delle scommesse e lo zio Salvatore Giorgi, scrivono i carabinieri, "in ossequio alle disposizioni impartite dal carcere da Franco Luppino, supportavano la candidatura alle elezioni regionali del politico locale, promettendo e somministrando generi alimentari a cittadini del luogo in cambio della promessa di voto".
Per Pellegrino l'accusa è di corruzione elettorale. Due degli arrestati di oggi, Luppino e Giorgi, erano suoi "grandi elettori" nel Belice in occasione delle ultime elezioni regionali.
Scrivono i Carabinieri in una nota: "LUPPINO e soprattutto GIORGI, infatti, in ossequio alle disposizioni impartite dal carcere da Franco LUPPINO, supportavano la candidatura alle elezioni regionali del politico locale, promettendo e somministrando generi alimentari a cittadini del luogo in cambio della promessa di voto".
07,00 - Mafia, estorsioni e commesse: tre arresti.
I Carabinieri della Compagnia di Mazara del Vallo e del ROS hanno tratto in arresto, in esecuzione del fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica -DDA- di Palermo: gli imprenditori Jonn Calogero LUPPINO campobellese di 39 anni, Salvatore GIORGI, zio del predetto, 60 enne, anch’egli di Campobello di Mazara e Francesco CATALANOTTO, castelvetranese gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e altro.
Rapidissima l' ascesa imprenditoriale nel campo delle scommesse e dei giochi on line di Calogero Jonn Luppino. Dietro questa ascesa il favore di affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare i device delle società di LUPPINO e GIORGI, pena pesanti ritorsioni.
Dal canto suo LUPPINO, coadiuvato da GIORGI che gestiva la cassa dell’associazione mafiosa in questo settore imprenditoriale, si occupavano del sostentamento, relativo alle spese legali e alle altre necessità del boss detenuto Franco LUPPINO, nonché del finanziamento dei vertici delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano.
In particolare l’arrestato CATALANOTTO Francesco rappresentava l’anello di congiunzione operativo tra LUPPINO e la famiglia di CASTELVETRANO. CATALANOTTO infatti vantava una particolare vicinanza con ALLEGRA Rosario, cognato del latitante Matteo MESSINA DENARO.
In corso anche un ingente sequestro di beni (circa 5 milioni) nei confronti degli indagati.
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