E’ stata ridotta da 23 a 11 anni di carcere la pena per il 40enne pregiudicato salemitano Dario Rizzotto, accusato di avere ucciso, gettandola dal balcone al terzo piano di un’abitazione di Fiorenzuola (Piacenza), la sua compagna, la 37enne sarda Daniela Puddu.
Il fatto è datato 14 giugno 2014 e sarebbe stato il tragico epilogo di una lite scoppiata per motivi di gelosia. A ridurre la pena a 11 anni è stata la Corte d’assise d’appello di Bologna, che ha considerato l’omicidio “preterintenzionale”.
Non ci sarebbe stata, insomma, la volontà di uccidere. Era stata la Corte di Cassazione, nel luglio dello scorso anno, ad annullare, su richiesta dell’avvocato difensore Calogera Falco, la precedente sentenza di condanna emessa in appello, con rinvio ad altra sezione dello stesso organo giudicante.
Rizzotto fu arrestato dai carabinieri nell’agosto 2014 e in prima battuta agli investigatori disse che la donna si era suicidata. Poi, emerse che lui si era accorto che la compagna inviava messaggi su facebook all’ex fidanzato.
Quella sera, il pregiudicato avrebbe assunto droga e alcool. La Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio a diversa sezione della Corte d’assise d’appello di Bologna proprio al fine di valutare se si fosse trattato di omicidio preterintenzionale.
Secondo l’avvocato difensore Calogera Falco, che ha già preannunciato un altro ricorso in Cassazione (nel tentativo, probabilmente, di ottenere l’assoluzione), nonostante la lite, infatti, sarebbe mancata la volontà di uccidere. Sospettato sin da subito, Dario Rizzotto, interrogato dai carabinieri, secondo gli investigatori era caduto più volte in contraddizione. E questo, insieme al ritrovamento della collanina spezzata della donna e alla posizione al suolo del corpo della vittima, condusse all’accusa di omicidio. Gli investigatori dissero che Rizzotto era già “noto per avere una personalità violenta”. Già all’epoca, infatti, aveva precedenti penali e di polizia. Sia per maltrattamenti in danno dell’ex moglie (in seguito a ciò aveva ricevuto un provvedimento di non avvicinamento all’ex tetto coniugale), che per lesioni gravi, minacce, danneggiamento.