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18/02/2019 06:00:00

Come cambia la mafia. "Organizzazioni guidate da boss, giovani, violenti e social"/1

E’una criminalità organizzata che punta velocemente al ricambio generazionale e si affida a boss sempre più giovani, agguerriti, violenti e social. I nuovi boss non rispettano solo le rigide regole delle organizzazioni criminali ma sono moderni e pubblicano le loro gesta sui social network.

E' questo il ritratto delle nuove organizzazioni criminali mafiose, che emerge dalla relazione semestrale presentata dalla Dia (Direzione investigativa Antimafia) al Parlamento nazionale.

Cosa nostra - Cosa nostra resta "una struttura vitale, dinamica e plasmabile a seconda delle condizioni esterne" ma "il vuoto di potere" reso ancora più evidente dalla lunga inattività della Cupola e dalla morte di Riina "pone un'esigenza di rinnovamento", "di riorganizzazione complessiva" e "di riassetto degli equilibri interni", che potrebbe anche "sfociare in atti di violenza particolarmente cruenti".
L'intera organizzazione mafiosa, rilevano gli analisti della Dia, "per ovviare alla perdurante fase di stallo, ha dovuto finora fare ricorso ad assetti decisionali ed operativi provvisori, affidando la guida di famiglie e mandamenti a reggenti, che non sempre si sono dimostrati adeguati, assumendo talora decisioni non condivise, se non addirittura controproducenti". Non solo: "il fermento di alcune famiglie, dovuto all'esigenza di rinnovare una classe dirigente decimata dagli arresti verrebbe amplificato da un malcontento diffuso degli affiliati e dei familiari dei detenuti, colpiti da un'evidente crisi di welfare, determinata dalla significativa carenza di liquidità. L'intera struttura deve rapportarsi con le sempre più frequenti scarcerazioni per 'fine pena' di quegli uomini d'onore che nutrono aspettative e pretese di recupero, sostanziale e formale, del potere. Ed oltre a ciò, già da diversi anni Cosa nostra deve confrontarsi anche con il ritorno dei cosiddetti 'scappati' (come ad esempio le famiglie Bontade ed Inzerillo), i perdenti sopravvissuti alla cosiddetta 'seconda guerra di mafia' vinta dai corleonesi".

Cosa nostra ha subito "qualche indebolimento come organizzazione compatta e unitaria", anche" per la sotterranea contrapposizione di due correnti: l'una, intransigente ed oltranzista, legata alla 'linea Riina' e l'altra, più moderata e meno disposta all'uso non misurato della forza, quella che storicamente ha fatto sempre riferimento al rapporto, quasi aritmetico, tra costi e benefici". Un contesto nel quale anche l'inquadramento della figura del superlatitante Matteo Messina Denaro finisce nel novero delle "questioni irrisolte, con uomini d'onore dei mandamenti strategici palermitani, quali quelli di Brancaccio e di Bagheria, non favorevoli ad essere rappresentati da un capo non palermitano. Non può escludersi che capi emergenti, anche eredi di storiche famiglie, approfittino della situazione e cerchino spazi per scalare posizioni di potere".

La ‘Ndrangheta - "Le infiltrazioni della 'ndrangheta nell'economia legale del nord Italia confermano la crescita dell’organizazione criminale. Ciò si desume anche dalle tante interdittive antimafia rilasciate nel nord del Paese per società che operano nel settore edilizio, del trasporto e smaltimento rifiuti, dell'autotrasporto e della ristorazione". La ricerca da parte delle cosche di imprenditori prestanome, necessari per l'aggiudicazione degli appalti pubblici, prescinde dalla loro area di origine e dal contesto geo-criminale in cui insistono le sedi legali delle società'".

In sostanza, il modello organizzativo "verticistico-unitario, fortemente proiettato verso la gestione di tutte le attività economico-finanziarie più appetibili", continua ad essere replicato, "oltre che in Calabria, in altre aree nel Paese (come dimostrano le numerose regioni contaminate dalle cosche, in particolare Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Lazio e Molise) ed all'estero, in Europa (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Slovacchia, Albania, Romania e Malta), nel continente americano (con particolare riferimento al Canada, Usa e Messico) ed in Australia. Contesti, quest'ultimi, dove si sono, nel tempo, stabilmente insediati numerosi affiliati, incardinati in 'locali' che, seppur dotati di una certa autonomia, continuano a dar conto al comando strategico della provincia di Reggio Calabria". L'opera di condizionamento degli appalti, coltivata attraverso "pericolose relazioni politico-mafiose", "produce inevitabilmente riflessi anche sul buon andamento degli enti locali, come confermato dallo scioglimento, nel semestre, di ben sette Consigli comunali calabresi (Cirò Marina, Scilla, Strongoli, Limbadi, Platì, San Gregorio d'Ippona e Briatico)". Ma è soprattutto nel traffico di stupefacenti che la 'ndrangheta "mantiene intatta la propria supremazia, non solo a livello nazionale, interloquendo direttamente con i più agguerriti 'cartelli' della droga del mondo".

Dalle indagini della Dia c’è la conferma della persistenza dei "riti di affiliazione, che non costituiscono mai né un retaggio del passato ne' una nota di colore, in quanto tuttora necessari per definire appartenenza e gerarchie interne, per rafforzare il senso di identità e per dare riconoscibilità'' all'esterno, anche in contesti extraregionali e persino internazionali".

Camorra - Per quel che riguarda la camorra, l'ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia ne ribadisce "il peculiare assetto organizzativo privo di un organismo sovraordinato all'intero sistema criminale, composto, invece, da una galassia di clan dal potere consolidato e da un sottobosco di gruppi, spesso tra loro in conflitto".
A Napoli, ad esempio, "si è assistito alla scomparsa dei capi carismatici, alcuni detenuti e altri costretti da tempo alla latitanza, il cui ruolo è stato assunto da familiari o elementi di secondo piano, che non sempre hanno mostrato pari capacità nella guida dei sodalizi" mentre "in altre zone, pregiudicati poco più che adolescenti si sono posti a capo di gruppi emergenti, tentando di assumere il predominio in particolare delle piazze di spaccio, delle attività estorsive ai danni degli esercizi commerciali e dei fiorenti mercati della contraffazione, con azioni connotate da notevole aggressività, con omicidi, attentati e sparatorie, le cosiddette 'stese'".

Ricambio generazionale - Il "ricambio generazionale, con boss sempre più giovani - si legge nelle oltre 500 pagine della relazione - si avverte all'interno della 'ndrangheta, di cosa nostra, della sacra corona unita" e, ancora più forte, nella camorra, soprattutto nell'hinterland Napoletano, dove "le giovani leve non sempre risultano espressione delle storiche organizzazioni" e "appaiono, piuttosto, come micro-formazioni in cerca di spazio per tentare la scalata al potere criminale, che si affiancano ai giovani delinquenti, terza generazione delle famiglie più rappresentative dei quartieri del centro storico e dell'area nord. Il denominatore è, senza dubbio, la spregiudicatezza criminale che porta a continue scorribande e sparatorie incontrollate". Un fenomeno che si ritrova anche "nelle organizzazioni criminali straniere attive in Italia".

Crisi e disoccupazione, terreno fertile per le mafie – La crisi economica e la mancanza di lavoro hanno favorito le mafie che hanno un bacino di reclutamento praticamente illimitato. Per gli investigatori, le organizzazioni criminali "nonostante la forte azione repressiva dello Stato" le mafie "continuano ad attrarre le giovani generazioni", autentica "linfa" delle organizzazioni, sia che "siano espressione diretta delle famiglie o semplice bacino di reclutamento da cui attingere manovalanza criminale".

Manca l’alternativa alla cultura mafiosa - Negli ultimi 5 anni, inoltre, "non solo ci sono stati casi di mafiosi con età compresa tra i 14 e i 18 anni" ma "la fascia tra i 18 e i 40 anni ha assunto una dimensione considerevole e tale, in alcuni casi, da superare quella della fascia 40-65, di piena maturità criminale". Un fenomeno che "da una parte pone la questione della successione nella reggenza delle cosche, dall'altra non appare certamente disgiunto da una crisi sociale diffusa che, soprattutto nelle aree meridionali, non sembra offrire ai giovani valide alternative per una emancipazione dalla cultura mafiosa". I giovani capi della malavita organizzata, infatti, sono nati o risiedono soprattutto in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Proprio nelle quattro regioni del Sud, infatti, secondo l'Eurostat Regional Yearbook 2018,ci sono anche 4 degli 11 distretti europei con il maggior numero di under 24 non occupati. Una situazione che favorisce le organizzazioni criminali, che "approfittano dello stato di bisogno di molti giovani e speculano sulla manodopera locale".


Dai pizzini ai social network - Cambiano anche valori e metodi di comunicazione delle mafie. Non si usano più i pizzini, ma i social network "che consentono di aggregare velocemente gli affiliati al sodalizio e, allo stesso tempo, di rendere più difficoltosa l'intercettazione dei messaggi".

Più "opportunità" per le donne - Le mafie, infine, stanno dando opportunità di "carriera"' anche alle donne. "La presenza di parenti all'interno della catena di comando conferma la centralità della famiglia, quale strumento di coesione - fanno notare gli investigatori -. Non di rado le alleanze sono rafforzate da matrimoni tra giovani di gruppi diversi, con le donne che assumono, sempre più spesso, ruoli di rilievo nella gerarchia dei clan, soprattutto in assenza dei mariti o dei figli detenuti".

Criminalità albanese - La criminalita' albanese "resta l'organizzazione straniera piu' presente e ramificata in ambito nazionale. Il continuo 'reclutamento' di giovani leve e' sintomatico della capacita' di rinnovamento delle proprie file, mentre le condotte, sempre piu' violente, risultano idonee non solo per fini criminali ma anche per risolvere dissidi e controversie tra gruppi rivali". Tra i settori di interesse - perseguiti anche con la complicita' di soggetti italiani - il narcotraffico, lo sfruttamento della prostituzione ed i reati contro il patrimonio.

Mafia cinese - La mafia cinese "continua a concentrare i propri interessi criminali prevalentemente nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, finalizzata al lavoro nero, alla prostituzione ed alla tratta degli esseri umani, nei reati contro la persona, rapine ed estorsioni in danno di connazionali, contraffazione di marchi e contrabbando di sigarette". In linea generale, essa "e' riuscita, nel tempo, a mantenere una fitta rete di rapporti ramificati su buona parte del territorio nazionale, alimentata non solo attraverso legami familiari solidaristici, ma anche dal reclutamento di giovani leve. Un sistema chiuso caratterizzato da un alto livello di omerta' e di assistenza che ruota attorno ad una fitta rete assistenzialistica di benefici e di servizi denominata 'guanxi'".

Le alleanze tra mafie italiane e straniere - La criminalità nigeriana, al pari di quella albanese, "si conferma fra le piu' attive nel traffico di sostanze stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione, reato che spesso vede alla sua base delitti altrettanto gravi come il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitu'". Spesso irregolari, i cittadini nigeriani sono oggi stanziati su tutto il territorio nazionale dal nord fino al sud, con una presenza importante anche nelle isole maggiori: emergono, per il numero dei componenti, le cellule italiane delle strutture denominate The Black Axe Confraternity e The Supreme Eiye Confraternity (SEC), ramificate a livello internazionale e caratterizzate da una forte componente esoterica e dal ricorso a riti di iniziazione chiamati ju-ju, molto simili al voodoo e alla macumba, nella fase del reclutamento delle vittime.

I reati di maggior interesse per la criminalita' romena restano il traffico di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, la tratta di persone, l'intermediazione illecita dello sfruttamento della manodopera mentre le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato l'interesse dei gruppi criminali originari dei Paesi dell'ex Unione Sovietica soprattutto per la commissione di reati contro il patrimonio, per il traffico di droga e di armi, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione. La criminalita' sudamericana si conferma attiva nei traffici internazionali di stupefacenti, nello sfruttamento della prostituzione e nei reati contro il patrimonio e la persona: tra i vari gruppi, rimane alta la pericolosita' delle "gang" dei latinos, le cosiddette pandillas, diffuse soprattutto nelle aree metropolitane di Genova e Milano.



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