E fu sera e fu mattino all’Ars, una notte di interventi, di sospensioni, di approvazioni di articoli, di emendamenti, della Finanziaria regionale.
Mai come adesso la crisi politica, sia di maggioranza che di opposizione, è stata così puntuale e seria.
Arriva, a ricordare che la Sicilia è in un guado, che adesso, al netto delle contrapposizioni politiche e dei programmi, i cittadini pretendono le riforme.
Tutto o niente, senza luoghi comuni, è quello che ci si aspetta da chi ha deciso, con la politica, di essere differente e incisivo.
Un balletto, quello cui si è assistito, anche di responsabilità, che ha lasciato spazio ad un accordo tra il presidente Nello Musumeci e la sua maggioranza: niente dimissioni.
E la notte non ha portato consigli, gli occhi erano sgranati su quegli articoli da approvare, la stanchezza delle prime ore dell’alba non consolerà nessuno, si va verso l’approvazione di una legge che mette sul piatto poca roba.
L’opposizione dei deputati del movimento Cinque Stelle è chiara: la Regione va cambiata senza elemosinare nulla da Roma ma con le riforme, in gioco c’è la credibilità della Sicilia.
Leggermente positivi Antonello Cracolici del Pd e Vincenzo Figuccia dell’Udc, per il deputato dem qualcosa si è fatto, per Figuccia il fatto che si siano trovati i fondi per l’Esa e per i forestali è motivo di appoggio all’esecutivo.
E’ una Finanziaria approvata con l’appoggio dei dem, a questo Musumeci ha lavorato mentre avvertiva i suoi di dimettersi.
Nessun ribaltone, nessun governo tecnico, i siciliani non lo comprenderebbero, la mano tesa dai Cinque Stelle è stata stretta per dire un no gentile ma secco.
Stremati i deputati, e anche gli addetti ai lavori, la Finanziaria è stata approvata questa mattina alle 7.22 con 34 voti favorevoli e 28 contrari, alle 7.43 viene approvato anche il Bilancio.
Gianfranco Miccichè trova il momento per scusarsi con i deputati, i giornalisti, e soprattutto con tutte le donne presenti per averle trattenute la notte in aula senza chiudere occhio.
L’accordo si è perfezionato su un maxi emendamento che riesce a coprire i tagli effettuati, spalmando le somme sulle categorie dapprima escluse, sono soldi presi dalle somme accantonate per pagare il disavanzo, facendo finta che l’accordo per spalmare il disavanzo stesso in trenta anni sia stato già perfezionato dal governo centrale, se ne vedranno delle belle.