C’erano dei camion che si spostavano dalla sede della Ecoinerti alle campagne di Campobello di Mazara, caricavano materiale di risulta proveniente dalle case abusive di Triscina per scaricarlo in un cantiere privato.
Gli inerti, senza alcuna separazione e recupero, venivano usati per un terrapieno che doveva servire alla realizzazione di un capannone per attività artigianale.
Ad accertarlo, un controllo del Gruppo Interforze composto da Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia e DIA, che nei giorni scorsi ha fatto delle verifiche nei cantieri delle imprese interessate all’esecuzione di lavori pubblici, forniture e prestazione di servizi.
Alla fine, i carabinieri hanno denunciato alla procura della Repubblica di Marsala i responsabili della Ecoinerti e della ditta di trasporto, oltre all’imprenditore che di Campobello che riceveva il materiale per il terrapieno, nel suo cantiere per la costruzione del capannone.
Il reato è quello della gestione illecita di rifiuti, che ha comportato anche il sequestro sia della vasta area della Ecoinerti in cui venivano accumulati i rifiuti dopo gli abbattimenti (compreso il macchinario di frantumazione), sia del cantiere ove questi andavano a finire.
I militari hanno accertato anche che l’imprenditore aveva acquistato il materiale inerte non recuperato, ovvero non trasformato secondo quanto prescrive la legge.
Insomma, alla fine, le anomalie della Ecoinerti (ce n’eravamo occupati qui) non si limitavano soltanto al materiale non separato e non recuperato, come era emerso da varie segnalazioni, comprese quelle del comitato degli abusivi; gli inerti venivano addirittura venduti.
Avevamo già scritto anche della Belice Inerti, appartenente alla compagna di un uomo ritenuto organico a Cosa nostra belicina. Ditta che si era spogliata di tutto in favore della Ecoinerti: terreni, mezzi, autorizzazione.. Una cessione che avrà avuto il suo costo in termini di migliaia di euro, nonostante la Ecoinerti avesse un capitale sociale di appena dieci euro.
In tanti si chiedono adesso cosa succederà con le demolizioni. Ma queste non potranno fermarsi. La Cogemat, infatti, ha un contratto da rispettare. E se per lo smaltimento non potrà più avvalersi della Ecoinerti, dovrà individuare in fretta un’altra ditta che si occuperà dello smaltimento del materiale proveniente dagli abbattimenti. Se il crono programma non dovesse essere rispettato, l’impresa potrebbe essere chiamata in danno e la stazione appaltante potrebbe applicare le relative penali.
Egidio Morici