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05/02/2019 06:00:00

Caso Sicilfert. Così hanno inquinato il lago Maimone tra Marsala e Salemi

 Sversamento illegale di percolato negli specchi d'acqua vicini, inquinamento dei terreni circostanti, cattivo trattamento dei rifiuti conferiti. Fatti gravi, gravissimi, che hanno portato al sequestro della Sicilfert, azienda di trattamento rifiuti organici di Marsala. L’indagine però parte da lontano, dal 2013. E tocca diverse tappe, che ricostruiamo a puntate. Ecco la seconda parte.


Lago Maimone, un piccolo bacino d’acqua che si trova tra Marsala e Salemi. Fino a qualche anno fa famiglie e gruppi di amici andavano a fare lì le scampagnate. Un posto tranquillo, facilmente accessibile. Un laghetto circondato dagli alberi, location perfetta per grigliate fuori porta di Pasquetta.
Lago Maimone, “Mamuna” come si dice in dialetto, ad un tratto diventa un posto impraticabile. C’è puzza, una puzza pungente. E non è la puzza delle pecore che pascolano nei terreni vicini. Arriva dalla Sicilfert, che si trova proprio a poche centinaia di metri. Prima solo la puzza, poi c’è chi nota che il lago ha cambiato aspetto, ha cambiato colore. E’ di un grigio oleoso, nulla a che vedere con il colore verdone di acqua stagnante dei piccoli invasi.


C’è quel fiumiciattolo nero, quello che è stato ripreso dalle telecamere di Tp24.it. Quello che è stato notato fuoriuscire dalla Sicilfert dalla Polizia Municipale. Il fiumiciattolo nero, di percolato, che scorre nelle notti di pioggia, viaggia, indisturbato e va verso il lago Maimone.
Uno sversamento illegale e altamente inquinante che trasformano la meta di mille gite fuori porta.

Alla Procura di Marsala nei primi mesi del 2013 arrivavano diverse segnalazioni anonime su quello che succedeva alla Sicilfert. Sul percolato che fuoriusciva dall’impianto e andava verso la strada e i terreni di contrada Maimone, in via Salemi. Ma soprattutto arrivavano segnalazioni su quello che succedeva al lago Maimone.

Il laghetto “Maimone” era diventato “improvvisamente di colore scuro ed emettente olezzo”, si legge nel decreto di sequestro della Sicilfert.
Il 19 marzo 2013, pochi giorni dopo il blitz di Polizia Municipale e Arpa (come abbiamo raccontato ieri) che notano il ruscello di percolato fuoriuscire dallo spiazzale della Sicilfert, viene fatto un altro sopralluogo. Questa volta lo effettuano i tecnici dirigenti del Comune di Marsala, settore territorio e ambiente.

L’attenzione si concentra sul lago Maimone. Accertano i tecnici che il laghetto era maleodorante e di coloritura “grigio marrone”. A monte del lago viene notato “un canale di scolo a margine della statale e parallelo ad essa che si diparte dall’impianto della Sicilfert”.

 

Al momento del sopralluogo l’acqua che scorreva da quel canale di scolo che partiva dalla Sicilfert e finiva nei terreni vicini al lago Maimone era limpida. Ma per cercare di capire come mai il lago fosse di colore scuro e maleodorante sono stati necessari i tecnici dell’Arpa.

Arriva la primavera, non piove più. Smettono le segnalazioni di sversamenti. Si riprende in inverno. Infatti in seguito a diversi esposti che parlavano di irregolarità nello smaltimento dei rifiuti viene fatto un altro sopralluogo. Della Sicilfert si occupano diverse forze dell’ordine. E’ il 16 dicembre 2013, presso l’impianto e nelle vicinanze arrivano la Guardia di Finanza, l’Arpa e personale dell’Asp di Trapani.
Si nota il vecchio “ruscellamento” di liquido scuro e odore pungente dall’impianto. Vengono prelevati tre campioni, due del liquido che si trovava al di fuori dell’impianto, e uno dal percolato prodotto dalla Sicilfert.


In questa, come in altre occasioni, i tecnici della Sicilfert hanno detto che c’era stato un guasto che ha creato uno sversamento di percolato all’interno del capannone. Per gli inquirenti “i guasti (evidentemente pilotati) sono stati un leit motiv” della vicenda.


Le analisi condotte dall’Arpa non portano nulla di buono. Si parla di “condizioni non più gestibili per le criticità ambientali quali l’inquinamento da percolato di cui la stessa ditta in diverse occasioni è stato accertato essere responsabile di smaltimento illecito provocando situazioni ambientali critiche di inquinamento”. E ancora, il rapporto continua dicendo che all’interno dell’impianto è emersa la presenza di percolato in tutte le zone: “Sia all’interno dello stoccaggio, nei corridoi che risultavano allagati e impraticabili, alcune aree del capannone risultavano inaccessibili con presenza di percolato nella pavimentazione, in altre zone si evidenziava che il percolato gorgogliava”. Gorgogliava dal sottosuolo, da vasche interrate che non sarebbero consentite.


Per l’Arpa c’era percolato nei pressi del lago Maimone.
Il percolato che arrivava dalla Sicilfert, che fuoriusciva dal sottosuolo, si veniva alimentato dalle piogge e scorreva, tortuoso, verso il lago. Un lago avvelenato.

 

1 - FINE SECONDA PARTE



Native | 2024-07-16 09:00:00
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