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04/02/2019 06:00:00

Corruzione ad Erice, il sistema Catalano: "Cerca sempre di ... "

 "Cerca sempre di futtere piccioli". E' un vero e proprio "sistema" di favori in cambio di piccoli e grandi appalti quello che viene fuori dalle indagini della Procura di Trapani che hanno portato all'arresto dell'assessore Angelo Catalano, vice sindaco di Erice e assessore plenipotenziario per circa dieci anni.

Catalano, di fatto, secondo le indagini della Procura (oggi ci sarà l'interrogatorio di garanzia) era al centro di un rete di favori. Gli episodi raccontati nelle carte delle indagini sono diversi. Riguardano per la maggior parte gli ultimi due anni di amministrazione, ma l'indagine continua e ci sono verifiche in corso sul comportamento di altri politici e funzionari ad Erice. E' anche uno specchio della nuova forma della corruzione: girano pochi soldi, nessuno rischia di farsi prendere con una mazzetta in mano come il gatto con il sorcio in bocca. Tuttavia girano molti favori: io ti do l'appalto e tu mi fai questo lavoretto a casa, assumi un mio amico, mi vendi una macchina ad un prezzo di favore, eccetera. 

Il pm aveva chiesto anche il divieto di ingresso e dimora in tutta la provincia di Trapani nei confronti dell'imprenditore Matteo Barraco, e lo stesso provvedimento per la consigliera comunale Francesca Miceli. Le richieste non sono state accolte dal giudice, ma, al di là di ciò, per la maggioranza politica che regge le sorti di Erice bisogna fare una riflessione non più rimandabile. 

Al centro dell'inchiesta ci sono anche le dichiarazioni del responsabile del settore dei Lavori Pubblici del Comune di Erice, Pietro Pedone. Dichiarazioni fatte al consigliere d'opposizione Alessandro Manuguerra, e da lui registrate a sua insaputa. E' stato poi il padre di Alessandro, Luigi Manuguerra, a consegnare il file alla Digos, e da lì in Procura. Secondo quello che racconta Pedone, Catalano era solito intromettersi nelle procedure di affidamento da parte del Comune di Erice dei lavori di manutenzione del sistema idrico o per la pubblica illuminazione: "Lui chiama le ditte, dice... c'è luce qua... e poi mi porta il conto... le reti sono... un colabrodo... sia quella idrica che dell'illuminazione..." è il racconto di Pedone. Catalano dà gli incarichi all'insaputa del dirigente, che deve in pratica solo firmare il conto da pagare, e sono sempre poche imprese per lavori di emergenza. In tutto ciò, non si fa ad Erice alcuna programmazione: "Ci impediscono di programmare, che invece è importante" si lamenta Pedone con Manuguerra. Ma anche le fatture non sono consone ai lavori fatti: i prezzi non sono "condivisibili", e poi, dice Pedone, registrato a sua insaputa, parlando di Catalano: "Cerca sempre uno spiraglio per infilarsi e futtere piccioli". 

I Manuguerra, padre e figlio, registrano tutto e tutti. Così finisce agli atti dell'indagine anche la registrazione di un dialogo confidenziale di Alessandro Manuguerra con l'assessore comunale, oggi consigliere, Giuseppe Spagnolo.  Anche lui sapeva del sistema Catalano, tanto da definirsi, l'"antitetanica" del collega assessore (ma perché non ha mai denunciato prima, se sapeva?). Spagnolo racconta della crescita del tenore di vita di Catalano, incompatibile con il non esaltante stipendio da assessore comunale: "Basta avere la situazione patrimoniale di Catalano prima di diventare assessore, da dieci anni ad ora: ha una villa da 800.000 euro, ma lui prende 800 euro al mese da assessore". Spagnolo inoltre sa che ad Erice lavorano un numero chiuso ed esclusivo di imprese: "Sono sempre le stesse imprese che costruiscono", che lavorano grazie ad accordi sottobanco con Catalano. Con sintesi siciliana, Spagnolo dice: "S'appattano". 

 



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