13,30 - Questi i fermati su ordine della Dda di Palermo che ha scoperto una organizzazione criminale che gestiva viaggi di migranti tra la Tunisia e la Sicilia:
Monti Ltaief, 47 anni, tunisino, Aymen Ouafi, tunisino, 34 anni, Noureddine Jallali, tunisini, 47 anni, Mohamed El Kouch, marocchino, 29 anni, Hassen Fadhlaoui, tunisino, 27 anni, Michele Mercurio, palermitano, 62 anni e Salvatore Sutera, palermitano, 56 anni.
Altri sette indagati risultano latitanti.
12,00 - « Lui porta i suoi soldi e si mette d’accordo con lui, lo chiama e gli dice di andare in un posto ben preciso…Sale in macchina , lo accompagna dalla roccia alla roccia». Significa da una spiaggia all’altra, dalla Tunisia all’Italia. «Sulla roccia (cioè sulla spiaggia, ndr), gli dà i soldi… sistemato, cioè… tre ore e mezza, il tizio lo fa scendere qui… lo portano al negozio… Sistemato... Digli di preparare i soldi, capito?». E’ riassunto in questa intercettazione registrata nel febbraio 2017 dai carabinieri del Ros – tra le centinaia che compongono l’inchiesta – il metodo del traffico clandestino di esseri umani organizzato da una banda di tunisini (con l’appoggio di un marocchino e due italiani) individuata dalla Procura di Palermo, che stamane ha fatto eseguire un provvedimento di fermo contro quindici indagati.
Sono i cosiddetti «sbarchi fantasma», tra la Tunisia e Marsala (l'ultimo, su Tp24.it, lo abbiamo raccontato qui) o Mazara, o le coste agrignetine, che avvengono con gommoni dotati di grossi motori in grado di affrontare la traversata in meno di quattro ore, senza grandi barche né soccorsi in mare, con poca o nessuna possibilità di essere intercettati durante il tragitto o all’approdo sulle coste italiane. Ogni carico porta pochi passeggeri, ma se ne possono fare tanti, in condizioni di discreta sicurezza; per questo i viaggi hanno un prezzo più alto per i migranti rispetto a quelli realizzati dalla Libia con altri mezzi: 6.000 dinari tunisini, pari a circa 2.500 euro. Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori e fatti propri dai magistrati l’organizzazione era in grado di garantire l’accoglienza anche in Italia, e del servizio si sarebbero serviti in passato personaggi che in Tunisia hanno avuto problemi con la giustizia, accusati di criminalità comune e politica. Le indagini hanno consentito, grazie alle intercettazioni, di seguire in diretta alcuni sbarchi, e proprio per evitarne altri gli inquirenti hanno deciso di intervenire attraverso un provvedimento d’ urgenza che ora dovrà essere convalidato dal giudice.
09,27 - Istigava al terrorismo, invocava la morte in nome di Allah e faceva apologia dello Stato islamico uno dei tunisini fermati dai carabinieri del ROS nell’ambito dell’inchiesta antiterrorismo della procura di Palermo, che ha portato a 15 arresti in tutta Italia. Sul suo profilo Facebook infatti sono stati trovati video e foto che inneggiavano all’Isis e con immagini di decapitazioni.
L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, nasce dalla collaborazione con gli inquirenti di un tunisino coinvolto nell’attività della banda. L’uomo ha deciso di parlare per evitare, ha detto agli inquirenti, che ci si ritrovasse con “un esercito di kamikaze in Italia”, raccontando di essere a conoscenza dell’esistenza di una organizzazione criminale che gestiva un traffico di esseri umani, contrabbandava tabacchi e aiutava ad espatriare soggetti ricercati in Tunisia per reati legati al terrorismo. Nel profilo Facebook è stato anche scoperto materiale propagandistico delle attività di gruppi islamici di natura terroristica come preghiere, scritti, ordini, istruzioni e video con scene di guerra, immagini di guerriglieri, discorsi propagandistici e kamikaze presi dalla rete. Scoperti anche suoi contatti con profili di altri estremisti islamici.
L’arrestato era uno dei cassieri dell’organizzazione e gli inquirenti sospettano che abbia usato il denaro guadagnato coi viaggi nel Canale di Sicilia anche per finanziare attività terroristiche.
09,00 - “Vi sto raccontando quello che so perché voglio evitare che vi troviate un esercito di kamikaze in Italia”. È iniziata con queste parole di un pentito del Jihad, l’indagine della Dda di Palermo che ha portato al fermo di 15 persone nelle province di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Brescia accusate di istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ingresso illegale di migranti nel territorio nazionale ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
Al centro dell’inchiesta, condotta dal Ros dei carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti Gery Ferrara e Claudia Ferrari, ci sono tratta di migranti dalla Tunisia a bordo di scafi veloci. Gli appartenenti all’organizzazione criminale avrebbero rappresentato “una attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale“, secondo quanto scrivono gli stessi magistrati della Direzione distrettuale antimafia, guidati da Francesco Lo Voi nel provvedimento di fermo.
Gli investigatori parlano di “rischio terrorismo di matrice jihadista” e a loro avviso “sussistono significativi ed univoci elementi” per ritenere che l’organizzazione sia attualmente pericolosa perché fornisce “a diversi clandestini un passaggio marittimo occulto, sicuro e celere che, proprio per queste caratteristiche, risulta particolarmente appetibile anche per quei soggetti ricercati dalle forze di sicurezza tunisine, in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospettati di connessioni con formazioni terroristiche di matrice confessionale”, dicono i magistrati.
Uno degli indagati, in particolare, risulta essere contiguo “ad ambienti terroristici a sfondo jihadista pro Isis in favore di cui, attraverso la sua pagina Facebook, ha posto in essere una significativa azione di propaganda jihadista con incitamento alla violenza ed all’odio razziale”. E un “ulteriore segno di radicalizzazione a sfondo religioso” è rappresentata, secondo gli inquirenti, dall’iscrizione dell’indagato al gruppo Facebook “Quelli al quale manca il paradiso”. Sul profilo Facebook dell’indagato, sottolineano ancora i magistrati della Dda palermitana, sono state trovati video e foto che inneggiavano all’Isis e con immagini di decapitazioni e sui social scriveva: “Il martirio e la jihad la sola via per aspirare al paradiso”. L’uomo è ritenuto uno dei cassieri dell’organizzazione e i pm sospettano che abbia usato il denaro guadagnato coi viaggi nel Canale di Sicilia anche per finanziare attività terroristiche.
Tutto è iniziato grazie alla collaborazione di un detenuto nel carcere di Genova che ha raccontato agli inquirenti di essere a conoscenza dell’esistenza di una organizzazione criminale che gestiva un traffico di esseri umani, contrabbandava tabacchi e aiutava ad espatriare soggetti ricercati in Tunisia per reati legati al terrorismo. “Vi sto raccontando quello che so perché voglio evitare che vi troviate un esercito di kamikaze in Italia”, ha riferito. E a quel punto è scattata l’indagine conclusa con l’operazione di oggi.
07,00 - 2500 euro per un viaggio in gommone veloce dalla Tunsia in Italia, per entrare in clandestinità a Marsala. E' uno degli aspetti emersi dall'inchiesta che all'alba di oggi ha portato al fermo di 15 persone.
Con 2.500 euro era possibile raggiungere le coste trapanesi partendo dalla Tunisia a bordo di gommoni veloci: era il metodo usato dall'organizzazione criminale scoperta dai carabinieri del Ros.
Nel mirino un gruppo di persone accusate di istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ingresso illegale di migranti nel territorio nazionale ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
06,30 - I Carabinieri del R.O.S. Di Palermo hanno eseguito nelle province di Palermo, Trapani (in particolare ad Erice e Marsala) Caltanissetta e Brescia 15 fermi disposti dalla dda del capoluogo siciliano nei confronti di persone accusate di istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ingresso illegale di migranti nel territorio nazionale ed esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria.
Con 2.500 euro era possibile raggiungere le coste trapanesi partendo dalla Tunisia a bordo di gommoni veloci: era il metodo usato dall'organizzazione criminale scoperta dai carabinieri del Ros che hanno eseguito 15 fermi per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e istigazione al terrorismo. Per i pm di Palermo, che hanno disposto i fermi, la banda rappresenta "una minaccia alla sicurezza nazionale perché in grado di fornire un passaggio marittimo sicuro e celere particolarmente appetibile per persone ricercate dalle forze di sicurezza tunisine o sospettate di connessioni con formazioni terroristiche".
L'organizzazione criminale, che operava in Italia e Tunisia, contrabbandava anche tabacchi lavorati esteri smerciati nel palermitano grazie alla mediazione di complici italiani. I guadagni dell'organizzazione criminale, custoditi da 'cassieri' designati dai vertici della banda, venivano riutilizzati per il rifinanziamento della attività come l'acquisito dei natanti veloci e l'aiuto economico dei componenti della associazione criminale finiti nei guai con la legge. Ai fermati sono stati contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, istigazione al terrorismo, contrabbando di tabacchi lavorati esteri e esercito abusivo dell''attività di intermediazione finanziaria con l'aggravante della transnazionalità.