La Sicilia e il congresso regionale del Partito Democratico finiscono sui tavoli romani e nelle mani delle correnti che attraversano il partito.
I due candidati alla segreteria regionale, si dovrebbe votare tra meno di 8 giorni, sono Teresa Piccione e Davide Faraone.
La prima è legata a Peppino Lupo, capogruppo all'Ars, ha chiesto che prima del regionale si svolgessero i congressi provinciali e comunali. Nulla da fare, l'idea di Faraone è quella di posticiparli o addirittura di procedere con un election day: il 16 dicembre si potrebbe votare non solo per scegliere il segretario regionale ma anche i segretari comunali e provinciali.
La Piccione ha ribadito come Faraone non rispetti le regole ed è per questo che evidentemente ha in mente di fare un altro partito.
Adesso di mezzo ci sono anche i parlamentari nazionali che si stanno schierando da una parte e dall'altra, c'è anche chi chiede di non celebrare più il congresso regionale.
Così Andrea Martella che è il coordinatore nazionale dell’area Dems: “Abbiamo apprezzato il tentativo di Dal Moro di arrivare ad un accordo tra i candidati al congresso regionale su regole e procedure comuni per regolare tutta la fase congressuale ma se non si è pervenuti ad un accordo la colpa non è nostra e del candidato che sosteniamo, Teresa Piccione. Oggi, se si sospende il percorso dei congressi provinciali deve essere sospeso anche regionale”.
Si attende ancora la decisione del presidente della commissione nazionale di garanzia, decisione che dovrebbe arrivare tra qualche giorno e che , pertanto, farà slittare la definizione delle liste.
Altro che festa di democrazia, le armi sono affilate e pronte a scontrarsi non solo sui regolamenti ma sulla visione di partito.
E mentre gli apparati di partito tentano di mettere ordine, mentre i due candidati in corso sciorinano le loro tesi non si sono resi conto, entrambi, che sui territori non ci sono.
Alla gente non gliene frega nulla del congresso, non c'è stata attenzione per i territori prima perchè adesso l'elettore dovrebbe correre al gazebo?
E' una guerra tutta interna, tra due concezioni politiche diverse e avverse.
E' il congresso del donna contro uomo, del partito aperto a quello chiuso, delle chat create tra di loro dove si parla del sesso degli angeli e poca concretezza.
Non si sono accorti che i territori rifiutano una logica politica che è uguale sia per la Piccione che per Faraone: si cercano i consiglieri che hanno un bacino di voti, si mettono insieme anime che mai ci sarebbero state.
Accade a Marsala dove l'ex segretaria e parlamentare regionale Antonella Milazzo è pro Faraone, insieme al consigliere Antonio Vinci. Sulla stessa barca insieme a Federica Meo, Calogero Ferreri e Mario Rodriquez, da nemici ad amici.
E lì c'è pure Anna Maria Angileri, anime diverse che si sono scontrate fino a qualche settimana fa e che non se le sono mandate a dire.
La Milazzo insieme a Vinci, e ad altri, ha chiesto il ritiro della Angileri dalla giunta. Adesso la barca su cui navigano è la stessa, è per questo che la gente non ci crede più. La politica ha perso credibilità.
Tutti hanno ascoltato gli affondi di Vinci contro la Meo eppure adesso sono insieme, con un obiettivo comune. La stessa Luana Alagna ai nostri microfoni disse che non gradiva l'ingresso di Dore Misuraca nel PD perchè ex forzista, i dem dovevano tornare alle origini. Ce lo disse in occasione delle elezioni nazionali. Adesso c'è uno schieramento diverso, è l'urto del pensiero, del resto il potere unisce ciò che la politica ha tentato di dividere.