Mafia, Palermo: maxi operazione, azzerata la nuova Cupola. 46 arresti
15,30 - "La commissione provinciale non si riuniva più dall’arresto di Riina, da questa indagine emerge che si era ricostituita con un metodo particolare perché ha assegnato il vertice al più anziano dei componenti dei capi mandamento".
Così il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, a margine della conferenza stampa sul maxi blitz dei Carabinieri che ha portato agli arresti di 46 persone fra boss e gregari di Cosa Nostra che aveva ricostruito la storica Cupola ponendo al vertice della mafia palermitana l'80enne Settimino Mineo.
Dalle indagini è emersa "la centralità della commissione a Palermo, non più la provincia, non più Corleone ma la città Palermo", aggiunge il procurator De Raho che poi conclude: "Adesso c'è da prendere Messina Denaro, che è al di fuori della commissione provinciale e sul quale c’è tantissima attenzione. Lo Stato non può più ritardare".
11,35 - Ecco l’elenco dei soggetti coinvolti nell’operazione Cupola 2 dei carabinieri del comando provinciale di Palermo:
Stefano Albanese, 34 anni di Termini Imerese, Giusto Amodeo, 48 anni Misilmeri; Filippo Annatelli, 55 anni di Palermo, Gioacchino Badagliacca, 41 anni, Palermo, Filippo Salvatore Bisconti, 58 anni, Belmonte Mezzagno, Giuseppe Bonanno, detto Andrea, 57 anni, Misilmeri, Giovanni Cancemi, 48 anni, Palermo, Francesco Caponnetto, 48 anni, Palermo, Francesco Colletti, 49 anni Palermo, Giuseppe Costa, 36 anni Villabate, Maurizio Crinò, 47 anni Misilmeri, Rosalba Crinò, 29 anni Villabate, Filippo Cusimano 42 anni, Misilmeri, Rubens D’Agostino, 43 anni Palermo, Giuseppe Di Giovanni, 38 anni Palermo, Gregorio Di Giovanni, 56 anni Palermo, Filippo Di Pisa, 45 anni Misilmeri, Andrea Ferrante, 43 anni, Palermo, Francesco Antonino Fumuso, 51 anni, Villabate. Vincenzo Ganci 52 anni Misilmeri, Michele Grasso, 43 anni Palermo, Simone La Barbera, 56 anni Mezzojuso, Marco La Rosa, 37 anni Palermo, Gaetano Leto, 38 anni Palermo, Michele Madonia, 48 anni Palermo, Giusto Francesco Mangiapane, 42 anni Ciminna, Matteo Maniscalco, 63 anni, Monreale, Luigi Marino 44 anni Palermo, Pietro Merendino, 53 anni Misilmeri, Fabio Messicati Vitale, 44 anni Villabate, Giovanni Salvatore Migliore, 50 anni Belmonte Mezzagno, Settimo Mineo, 80 anni Palermo, Rosolino Mirabella, 32 anni Palermo, Salvatore Mirino, 51 anni Palermo, Massimo Mulè, 46 anni Palermo, Domenico Nocilla, 72 anni Misilmeri, Carlo Noto 62 anni Misilmeri, Nicolò Orlando, 52 anni Misilmeri, Salvatore Pispicia, 51 anni nato a Palermo, Stefano Polizzi, 63 anni Bolognetta, Gaspare Rizzuto, 36 anni Palermo, Michele Rubino 58 anni Palermo, Giovanni Salerno, 68 anni Palermo, Pietro Scafidi 26 anni Misilmeri, Salvatore Sciarabba, 68 anni Palermo, Salvatore Sorrentino, 53 anni Palermo, Giusto Sucato, 49 anni Misilmeri, Vincenzo Sucato, 74 anni Misilmeri, Salvatore Troia, 58 anni Villabate.
10,10 - Maxi-blitz dei carabinieri contro la nuova cupola di Cosa Nostra: all'alba e' scattata un'operazione che ha portato al fermo di 46 fra boss e gregari, tra cui il nuovo capo della commissione provinciale, l'ottantenne Settimo Mineo.
Mineo, ufficialmente gioielliere con negozio in centro, e' il piu' anziano fra i boss della mafia siciliana. Stimato da Riina, nel 1982 Mineo era scampato a un agguato in cui mori' il fratello Giuseppe, dopo che gia' un altro fratello, Antonino, era stato assassinato sei prima prima.
Nel 1984, al giudice Falcone che lo interrogava dopo l'arresto, lo "zio Settimo" rispose: "Non so di che parla, cado dalle nuvole". Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo e, riarrestato nel 2006, era tornato libero dopo una condanna a 11 anni. I fermati per ordine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l'aggravante di avere favorito l'associazione mafiosa Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta del risultato di quattro distinti procedimenti penali. Le indagini, coordinate da un pool di magistrati composto dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Maurizio Agnello, Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli, hanno consentito di cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all'interno di Cosa Nostra e di documentare la ricostituzione della nuova commissione provinciale di Palermo, che per anni non si era piu' riunita, segno che si era tornati alla gestione unitaria di un tempo.
La vecchia guardia per la nuova mafia. Settimo Mineo, 80 anni, - lo "zio Settimo" - incoronato capo della commissione provinciale di Palermo, tra i 46 fermati di oggi nell'operazione dei carabinieri 'Cupola 2.0, e' ritenuto l'erede di Toto' Riina, morto un anno fa. Quel posto di capo dei capi era vacante, infatti, dal 17 novembre 2017. Mineo, boss del mandamento di Pagliarelli, con un negozio di gioielleria nel centro storico di Palermo, e' stato designato capo della Cupola palermitana (e successore di Riina) il 29 maggio scorso, sei mesi e 12 giorni dopo la morte del padrino corleonese. La commissione provinciale di Cosa nostra non si riuniva formalmente dal 15 gennaio 1993, giorno in cui il Capitano Ultimo mise fine alla lunga latitanza di Riina. Di Settimo Mineo, parlo' anche Tommaso Buscetta e fu arrestato e interrogato anche da Giovanni Falcone. Fu condannato a 5 anni al maxi processo e riarrestato 12 anni fa per poi tornare in liberta' dopo una condanna a 11 anni. Carismatico e con doti di mediazione, l'anziano boss di Pagliarelli non usava telefonini per il timore di essere intercettato e si muoveva a piedi, anche per andare a trovare altri capi famiglia. In una Cosa nostra stordita dai numerosi arresti e alla ricerca di un riferimento saldo, Mineo e' apparso come una opportunita' affidabile. Una scalata a portata dell'ottantenne chiamato a mediare tra vecchie e nuove leve, ma presto interrotta dalla Direzione distrettuale antimafia guidata da Francesco Lo Voi.
09,00 - Un blitz dei carabinieri ha fermato la riorganizzazione di Cosa Nostra mettendo in atto 46 arresti. L’ultimo boss arrestato è un gioielliere, già arrestato da Falcone nel 1984.Si tratta di Settimo Mineo ufficialmente proprietario di una gioielleria in centro città. È uno dei boss più spavaldi con cui già Falcone aveva avuto a che fare. Quando lo ha arrestato nel 1984, il boss aveva sostenuto di non sapere il motivo della sua cattura e addirittura “cadere dalle nuvole”.
Piano di ricostituzione di Cosa nostra
L’associazione Cosa Nostra era pronta a ricostituirsi. Dal 1993 non era ancora rientrata in azione. La riorganizzazione aveva avuto inizio il 29 Maggio scorso. I capi delle famiglie di Palermo si erano riuniti per eleggere il nuovo padrino, l’erede di Totò Riina, morto un anno fa. Inoltre si stavano ricostituendo la commissione provinciale e l’organismo di rappresentazione delle famiglie, che poteva essere convocato solo dal padrino in carica. Quindi morto Totò Riina, era necessario che cominciassero le operazioni di ricostituzione della Cupola di Cosa Nostra.
Blitz dei carabinieri: 46 arresti
All’alba di questa mattina però questo piano di riorganizzazione e le avviate nuove azioni di mafia sono state fermate. La Procura di Palermo ha coordinato un blitz dei Carabinieri verso 46 boss e gregari. E tra gli arrestati c’è anche il nuovo Padrino.
I reati
I boss sono stati fermati per associazione mafiosa e per il traffico di droga e la gestione delle scommesse online, business che avevano portato alla cosca milioni di euro. Inoltre sembra che Cosa Nostra si sia infiltrata molto bene nell’ambiente economico-legale e nelle relazioni. Le intercettazioni infatti hanno permesso di scoprire imprenditori che cercavano i boss per risolvere alcuni loro problemi, tra cui recupero crediti e mediazione nelle controversie.
Il nuovo Padrino
Gli altri affiliati di Cosa Nostra sostengono che Settimo sia stato sempre “devoto”all’associazione. Una vita passata a dare devozione a Cosa Nostra anche se spesso ha rischiato di morire. Nel 1982 in un agguato davanti alla sua gioielleria aveva rischiato di essere ucciso. In quell’occasione morì solo il fratello Antonino. All’epoca c’era tensione tra la famiglia Mineo e Motisi, ma il giovane Settimo seppe essere molto diplomatico.Queste sua caratteristica permise a Totò Riina di notarlo con interesse. Mineo fu condannato a 7 anni che poi furono ridotti a 5 anni e 4 mesi dopo essere stato chiamato in causa dal primo pentito di mafia Leonardo Vitale all’inizio degli anni Settanta e successivamente da Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Nel 2006 però iniziò a scontare un’altra pena di 11 anni. In carcere non ha mai ceduto e ha continuato a sostenere la sua innocenza. Quando è tornato in libertà ha trovato una situazione movimentata tra le famiglie di Palermo poiché vecchi boss venivano liberati e nuovi capi arrestati. Per questo motivo aveva riassunto il ruolo di mediatore equilibrato fra famiglie.
07,00 - Blitz antimafia dei Carabinieri a Palermo. Mega operazione nella notte con l'arresto di 46 persone, coinvolte in 4 mandamenti. Scoperta la riunione della nuova Cupola, a Palermo, nel maggio scorso, con a capo un boss di 80 anni, Settimo Mineo.
La direzione distrettuale antimafia di Palermo ha disposto un fermo di indiziato di delitto - eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Palermo - nei confronti di soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito l’associazione mafiosa denominata Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa, risultato di quattro distinti procedimenti penali.
In particolare, le indagini hanno consentito di: cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all’interno di Cosa nostra; documentare l’avvenuta ricostituzione della “nuova” commissione provinciale di Palermo; trarre in arresto il “nuovo capo” della commissione provinciale, Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli.
Racconta Live Sicilia:
Il 29 maggio 2018 alcuni boss si rendono irreperibili e violano contemporaneamente la sorveglianza speciale. È il giorno in cui da qualche parte, a Palermo o in provincia, si è riunita la commissione provinciale di Cosa nostra. Non accadeva dal 1993, anno dell'arresto di Totò Riina. A presiederla il più anziano dei capimafia in libertà, Settimo Mineo.
È lui, secondo la Procura di Palermo e i carabinieri del Comando provinciale, guidati dal colonnello Antonio Di Stasio l'uomo chiave del dopo Riina. Nella notte è stato arrestato assieme ad altre 45 persone che compongono gli organigrammi di quattro mandamenti: Pagliarelli, Porta Nuova, Bagheria-Villabate e Misilmeri-Belmonte Mezzagno.
Il resoconto del vertice della nuova Cupola è stato raccolto dai militari che hanno registrato una inequivocabile conversazione in macchina fra il boss di Villabate e il suo autista, poche ore dopo il più importante vertice della mafia degli ultimi decenni. Una leggerezza che ha consentito al procuratore Francesco Lo Voi, all'aggiunto Salvo De Luca, Salvatore De Luca e ai sostituti Maurizio Agnello, Bruno Brucoli, Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale di trovare riscontri decisivi alle ricostruzioni sulla mappa del potere sei mesi dopo la morte di Totò Riina.
Mineo aveva l'anzianità e lo spessore per accollarsi il tentativo di serrare i ranghi dell'organizzazione e guardate avanti, oltre la morte del padrino corleonese, la cui detenzione ha tenuto legate le mani dei boss. Morto il capo è partita la ricostruzione attraverso il rispetto delle vecchie regole: la spartizione territoriale sulla base di confini rigidi, la collaborazione fra mandamenti, la nomina di capi condivisi, il richiamo per chi sbaglia. Finora sono stati ricostruiti gli organigrammi di Pagliarelli, Porta Nuova, Villabate e Misilmeri, ma nelle intercettazioni ci sono ampi riferimenti a chi comanda in altre zone di città e provincia.
Ottant'anni e una lunga militanza in Cosa nostra fanno di Mineo un personaggio carismatico. Di lui per la prima volta aveva parlato Tommaso Buscetta. Mineo era un grande nemico di Stefano Bontade, il principe di Villagrazia, ed era scampato all'agguato che costò al vita ai fratelli. Poi nel 2006, il boss finì in carcere assieme al suo padrino, Nino Rotolo, nei giorni del blitz Gotha che iniziò a togliere l'acqua in cui sguazzava Bernardo Provenzano. Di Rotolo che negli anni Ottanta, in piena guerra di mafia, gli salvò la vita, Mineo è stato l'ambasciatore nei rapporti con le altre famiglie mafiose: Corso dei Mille, Bolognetta e Partanna Mondello. Era l'uomo degli affari, del controllo degli appalti illeciti e dei contatti con la mafia americana. E in America nelle scorse settimane Mineo era pronto a tornare. Gli era stato pure rilasciato il passaporto. Il suo prossimo viaggio, bloccato da un problema di visto, è uno dei presupposti del fermo eseguito oggi. La mafia prova a rialzare la testa fra pizzo, droga, scommesse sportive e vecchie regole, ma il blitz di pm e carabinieri stoppa il progetto, proprio come è accaduto dieci anni fa con l'operazione Perseo.
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