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01/12/2018 06:00:00

La visita di Musumeci all'aeroporto di Birgi. A cosa è servita?

 Cos’è venuto a fare il presidente della Regione Nello Musumeci all’aeroporto di Trapani Birgi? E’ quello che si sono chiesti tutti ieri, prima e dopo la visita del governatore siciliano. Prima e dopo la passerella a braccetto di amministratori dell’Airgest e deputati regionali. Prima e dopo una non conferenza stampa che sapeva di arringa difensiva davanti al declino del "Vincenzo Florio".

Ad accoglierlo il presidente di Airgest, la società di gestione dell’aeroporto, Paolo Angius, il consigliere di amministrazione Saverio Caruso, il presidente del collegio sindacale, Gerlando Piro, il dirigente dell’Enac, Giuseppe Caruso e il dirigente della Polizia di Frontiera, Marcello Landolina. Non c’era Elena Ferraro, che si era dimessa poche ore prima dal Cda. Non c’erano i sindaci, che non sono stati invitati. E non l'hanno presa molto bene. "Abbiamo fatto uno sforzo enorme, ci abbiamo messo la faccia nel bando per i voli, e Musumeci non ha voluto parlare con noi" ha commentato Alberto Di Girolamo, sindaco di Marsala, comune capofila del co-marketing.


Cosa ha fatto allora Musumeci? Ha parlato con i vertici di Airgest sulla situazione dell’Aeroporto di Trapani Birgi. Fuori ad attenderlo tanti operatori turistici, imprenditori, che hanno presidiato lo scalo in attesa del presidente della Regione. Ha parlato con loro e con le associazioni di categoria.
Tutti gli hanno detto che l’aeroporto è in crisi, sa che il territorio sta perdendo milioni e milioni di euro per la drastica caduta dei flussi turistici. Musumeci ha parlato della utilità di un’unione tra gli aeroporti di Trapani e di Palermo, a vantaggio di entrambe le strutture, fino alla creazione di un’unica società di gestione di tutti gli aeroporti siciliani.

 
Musumeci ha detto questo:
"Sono contento di essere qui a Birgi non solo per confermare l'impegno del governo regionale non per la sopravvivenza ma a sostegno di uno scalo aeroportuale che ha una funzione necessaria allo sviluppo economico di questa parte della Sicilia - sono queste le prime parole di Musumeci a Birgi -. Sono state dette tante cose e in questo anno mi sono tenuto fuori da ogni polemica. Bisogna parlare solo quando si ha qualcosa da dire. Alla fine del 2017 abbiamo trovato l'aeroporto di Birgi in una fase precomatosa. Se non partiamo da questo dato diventa inutile e paradossale il raffronto con i tempi felici dello scalo trapanese. Partendo da quel dato abbiamo fatto quello che era necessario fare, soccorrere la società nella sua struttura debitoria, porre riparo ad un bando fatto male, abbiamo erogato oltre undicimilioni di euro e normalizzato il consiglio di amministrazione e voglio ringraziare per quanto fatto finora il presidente Angius, la dottoressa Ferraro e il dottore Caruso".

 

Dice, in sostanza, Musumeci, di non prendersela con la Regione se le cose vanno male, perchè la Regione ha fatto tutto quello che poteva per aiutare l’aeroporto. Le soluzioni per il futuro? Tutto porterebbe ad una fusione tra Airgest e Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Punta Raisi, per creare un polo aeroportuale della Sicilia Occidentale, coinvolgendo anche Pantelleria. Ma la cosa si fa lunga. E se la Gesap non volesse avere nulla a che fare con Airgest?
“Allora si potrebbe guardare al polo di Catania e di Comiso che porterebbe il numero complessivo di passeggeri sopra quota 10 milioni”, ha detto tra l’ironico e il serio Paolo Angius, presidente Airgest.
Sulle dimissioni del consigliere di amministrazione Elena Ferraro, presentate ieri mattina prima della visita di Musumeci, il presidente di Airgest ha commentato: «Esprimo profondo dispiacere a nome mio e di tutta la struttura. Il consigliere Elena Ferraro, in questi mesi si amministrazione congiunta, ha svolto con grande dedizione un ruolo di grandissima sostanza ad esclusivo beneficio dell’aeroporto». «Sono assolutamente convinto – ha detto Angius – che la base azionaria degli aeroporti vada allargata agli enti locali, per una responsabilità più diretta, e alla Camera di Commercio».
Ieri c’erano gli operatori del turismo della provincia di Trapani, che hanno ribadito a Musumeci le loro preoccupazioni e le impressioni su come sta correndo veloce il declino dell’aeroporto. 


Nel frattempo restano i vecchi debiti dei comuni. Mancano ancora 350.000 euro da versare da parte dei Comuni trapanesi per l'aeroporto di Birgi. Si tratta del vecchio accordo di co - marketing, quello di Ryanair, del triennio precedente. Poi, come si sa, la Regione ha imposto una gara, con l'Airgest che si è sostiuita alla Camera di Commercio nella raccolta fondi e con Ryanair che è uscita di scena.

Questi soldi si riferiscono pertanto agli anni che vanno dal 2014 al 2017. I soldi venivano versati dai Comuni alla Camera di Commercio, e da questa alla società di Ryanair che si occupa di marketing. Ebbene, devono ancora essere saldate le fatture dei mesi di febbraio e marzo 2017.



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