di Katia Regina. Un’immersione dentro la sicilianità, i suoi colori, gli splendidi costumi, il suo modo d’essere, la sua malìa. Un musical collaudato e apprezzato pure nella patria di questo genere di spettacoli, Broadway, ma anche in Sud America e in Australia. Riproposto a Marsala da un gruppo di estimatori delle tradizioni popolari, grazie alla coraggiosa complicità di un produttore che c’ha creduto.
Una sfida dunque, considerando l’aura che questo spettacolo porta con sé per via dei nomi degli autori che, per primi, l’hanno messo in scena: Tony Cucchiara e Renzino Barbera. Bisogna pertanto riconoscere a Pietro Titone, regista e Peppe Sturiano, produttore, una dose di coraggio prossima quasi all’incoscienza. Un solo attore professionista in scena, Massimo Graffeo, gli altri quaranta più o meno dilettanti, o semplicemente appassionati, si sono messi in gioco senza risparmiarsi. Tra questi, i componenti del Gruppo folklorico Marsala Antica che, per primi, hanno voluto questo musical che ha consentito loro di esprimersi, come da sempre fanno in tutto il mondo, attraverso immagini, suoni e balli della tradizione antica siciliana.E a tal proposito una menzione speciale a Manuela La Torre che, insieme ad Eliana Stella, ha curato le straordinarie coreografie dei balletti. Canti d’amuri da far trasalire anche lo spettatore più ostico al sentimentalismo.
Qualche défaillance qua e là, dettagli perdonabili a quanti si cimentavano per la prima volta sulla scena. Qualche distrazione invece da parte del regista che non ha saputo valutare con la giusta attenzione il contrasto evidente creatosi nella scelta delle vocalità accostate. Attori non professionisti in scena, s’è detto, tranne lui, Pipino, incarnato da Massimo Graffeo, che è riuscito a renderlo oltremodo grottesco a tratti irresistibile. I suoi fuori copione hanno donato al personaggio di re Pipino un tocco di marsalesità davvero esilarante. Il suo evidente divertimento, nel vestire i panni di uno strambo sovrano , si è diffuso in platea. Senza sforzarsi, nel tentativo manieristico che talvolta contagia anche i più bravi attori, Massimo Graffeo, s’è inventato il suo Pipino facendosi possedere dai suoi tratti caratteristici.
Ma la Palma d’oro è tutta di Alessandro Lombardo che ha riproposto e diretto le musiche magistralmente, confortato da eccellenti musicisti navigati. Tutti gli altri, comparse, coreuti e attori si sono impegnati con grande entusiasmo riuscendo, a tratti, a far dimenticare la loro dimensione dilettantistica. Un atto unico di quasi due ore, un pieno di buon umore e intrighi farciti in salsa siciliana, salsa fresca però, di quella fatta in casa.
Nota di servizio: teatro Impero pieno di spettatori. Suggerisco di abolire i saluti e ringraziamenti finali, talvolta l’euforia di un successo può generare qualche delirio.