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03/11/2018 06:00:00

Marsala, approvato il bilancio consolidato...grazie ai consiglieri di opposizione

E’ tornato a riunirsi, nella giornata di ieri mattina, il consiglio comunale di Marsala, da approvare c’era il consolidato al bilancio per l’esercizio finanziario del 2017.
Sul punto ci sono state più sedute, nelle ultime due è venuto meno il numero legale.
Dopo il prelievo del punto Michele Gandolfo ha chiarito che la mancanza del numero legale è avvenuta perché nessun membro dell’Amministrazione, con tre assessori presenti nella scorsa seduta, si è espresso sull’importanza del documento.
L’intervento del consigliere comunale è pretestuoso, quando relazionano gli assessori tirano in ballo la necessità che sia il funzionario a farlo, quando, invece, a farlo è il dirigente chiedono che l’intervento lo faccia l’Amministrazione. E’ il cane che si morde la coda.
Numero legale, lo ricordiamo, che è venuto meno non solo durante la seduta del 31 ottobre ma anche il giorno prima quando a presenziare in aula c’erano sia il sindaco, Alberto Di Girolamo che il vicesindaco, Agostino Licari.

Relaziona per l’atto l’assessore Agostino Licari, presente in aula insieme al collega di giunta Andrea Baiata e al funzionario Filippo Angileri.
Si mira a contenere la spesa delle partecipate, del resto il decreto Madia, lo aveva già chiarito l’assessora Anna Maria Angileri nella precedente seduta, è indirizzato a snellire le partecipate, una su tre viene soppressa.
A Marsala si parla di partecipate di cui il Comune è responsabile economicamente al 100%, si tratta di Marsala Schola e dell’Ente Mostra Pittura.
Nel momento in cui l’atto viene messo al voto in aula non c’è il numero legale, Gandolfo decide di uscire, la seduta viene salvata dal presidente dell’assise che chiede al collega Alessandro Coppola di rientrare. E così il consolidato ha trovato approvazione con 14 voti favorevoli e 2 astenuti.
A decidere di non votare l’atto sono stati Ginetta Ingrassia e Daniele Nuccio.

La Ingrassia è entrata nel merito della sua astensione, la mancata condivisione di qualunque tipo di attività amministrativa ha creato in aula una frattura insanabile, in considerazione anche del fatto che la giunta del sindaco, Alberto Di Girolamo, non ha più in consiglio alcuna maggioranza.
E’ l’opposizione che resta a mantenere, con responsabilità, il numero legale e che ha deciso di votare favorevolmente un atto che sblocca le assunzioni.

Incisivo e veritiero l’intervento del consigliere Walter Alagna, secondo cui non c’è bisogno in aula di alcun confronto politico sull’atto che reca con se dati certi e già votati. Tuttavia, l’assenza della maggioranza indica, secondo il consigliere, una irresponsabilità che mina la vita già traballante dell’Amministrazione.

Alagna non ha condiviso nulla di quello detto in aula dall’assessore Agostino Licari, ha però deciso di votare l’atto per evitare un ulteriore blocco della città, pur rendendosi conto di come diventa faticoso continuare i lavori nelle future sedute consiliari.
Sulle lagnanze dei consiglieri che sono stati eletti con la maggioranza che ha sostenuto il sindaco è lapidaria Letizia Arcara, c’è una mozione di sfiducia che aleggiava in consiglio comunale, dice, tiratela fuori e firmatela, si abbia il coraggio di firmarla oppure si taccia, conclude, altrimenti si è delle pecore belanti.
E’ questo il vero problema che il sindaco ancora non riesce ad affrontare seriamente, la mancanza di una maggioranza in consiglio comunale che possa approvare gli atti.
Non sono mancate in aula le comunicazioni dei consiglieri comunali che hanno per la maggiore riguardato la sicurezza in città.
Tanti gli episodi che ledono l’ordine pubblico, a cominciare dallo spiacevole fatto che spesso dei ragazzi, sotto i portici di Palazzo VII Aprile, bevono e litigano rompendo le bottiglie, altri urinano nella viuzza adiacente, noncuranti dei passanti.
La stessa Arcara ha presento un atto di indirizzo, che verrà tramutato in ordine del giorno, che riguarda il tema delicato della violenza contro le donne. La consigliera ha preteso che i firmatari dell’atto fossero soprattutto gli uomini, ad apporre le prime firme sono stati Enzo Sturiano e Giovanni Sinacori.

 



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