Devo farvi una confessione.
Confesso che ogni volta che sento o leggo che l'aeroporto di Birgi sia stato malgestito negli ultimi (almeno 11) anni, mi aumentano i battiti del cuore.
Confesso che ogni volta che sento o leggo che l'aeroporto di Birgi sia uno spreco, un "mangiasoldi", mi si alza la pressione sanguigna.
Confesso che ogni volta che sento o leggo che l'aeroporto di Birgi vada chiuso perché inutile o perché il gestore avrebbe perso qualche milione di Euro, rischio un travaso di bile.
Confesso che mi provoca simili reazioni fisiche leggere affermazioni analoghe sulla trentina di aeroporti periferici italiani nelle stesse condizioni di Birgi.
Per evitare di continuare a somatizzare in futuro, vorrei mettere in chiaro alcuni punti, sperando cosi di mitigare il rischio che in futuro qualcuno affermi che Birgi, o altri aeroporti periferici italiani, siano stati gestiti malamente, senza fare il minimo per cercare di dimostrarlo.
Innanzitutto, chiariamo che se una azienda presenta un conto economico negativo può anche essere stata gestita benissimo, ma continuare a perdere soldi perché la politica nazionale e regionale non creano le condizioni minime necessarie per farla sopravvivere.
Ed é quello che accade ad Airgest, il gestore di Birgi, ed é quello che accade a tanti altri gestori di piccoli aeroporti periferici nel paese.
I piccoli aeroporti italiani hanno tanti problemi. Il primo, il più macroscopico, e ve lo può confermare qualsiasi route manager di qualsiasi compagnia aerea europea, é che i costi aeroportuali italiani sono troppo elevati, e nello specifico il governo italiano impone una mastodontica addizionale agli imbarchi di ben €6,50 a passeggero, che diventano €7,10 nei voli nazionali, e che tale addizionale, che sia o meno una imposta (secondo me lo é), manda completamente fuori mercato tutti questi piccoli aeroporti periferici, ed anche qualcuno di quelli medi.
Aeroporti che pur essendo periferici, sono trenta, 30 aeroporti che per funzionare hanno bisogno che si faccia avanti un cavaliera bianco, quasi sempre pubblico, un governo regionale, una provincia, un libero consorzio, un gruppo di comuni, e che si faccia carico di neutralizzare, con soldi pubblici, di noi contribuenti, questa addizionale agli imbarchi.
Questa giostra di soldi pubblici, pagati da regioni e enti locali allo stato centrale, per tenere aperti i gli aeroporti periferici italiani, ha pochi paragoni al mondo per assurdità ed inefficienza.
La speranza é che prima o poi un qualche governo nazionale, meglio ancora, i tecnici che supportano il governo nelle sue scelte, se ne accorgano, e suggeriscano al governo nazionale di prendere una di due alternative: chiudere ope legis una trentina di aeroporti italiani, oppure togliere le imposte, pardon, le addizionali di imbarco a questa classe di aeroporti.
Sulla congettura che Birgi sia uno spreco mangiasoldi e che sia inutile e vada chiuso perché perde qualche milione di Euro ogni anno, ribadiamo innanzitutto che in gran parte non é per nulla colpa di chi lo gestisce, ma della politica che non crea le condizioni minime perché gli aeroporti periferici possano incrementare i collegamenti fino al punto di autosostentamento, al fatidico "break even".
Punto di pareggio da cui, en passant, e sul punto do ragione all'ex Senatore D'Ali, Birgi fino al 2013 non era lontanissimo, e verso cui comunque si dirigeva fino a quel punto spedito, ma che oggi, ahi noi, è tornato molto più lontano. Mi piacerebbe che un giorno i responsabili del cambio di regime per Birgi nel 2013, sia quelli che a livello nazionale aumentarono le addizionali di imbarco da €4,50 a €6,50, in primis Elsa Fornero, sia quelli che a livello regionale tolsero i finanziamenti pubblici per neutralizzare le addizionali di imbarco, in primis Rosario Crocetta, ci spiegassero se pensano ancora oggi che entrambe siano state buone idee.
A parte questo, Dai 19 ai 23 anni vivevo a Palermo, ma ho passato gran parte del mio (poco) tempo libero a Marsala. Non so oggi, ma all'epoca, parlo 20-25 anni fa, quando a Marsala la discussione toccava l'argomento Trapani, c'era sempre qualcuno che faceva la battuta "Si Maissala avissi u poittu Trapane fussi moittu". Questo perché da secoli Marsala non ha più un porto adeguato alle sue dimensioni, vantaggio di cui ha invece per secoli goduto Trapani.
Decidere l'utilità di Birgi, Comiso, Reggio Calabria, Crotone, Alghero, Taranto, Salerno e così via, li citerei tutti e 30 ma vi risparmio, basandosi sui risultati di bilancio del gestore negli ultimi anni é una cosa che non sta né in cielo né in terra.
L'utilità di un aeroporto, così come l'utilità di un porto, si vedrà sugli effetti che avrà sullo sviluppo economico, demografico e sociale delle comunità che li circondano non soltanto nei prossimi decenni, ma proprio nei prossimi secoli.
Se perderanno l'aeroporto, ai Marsalesi ed ai Trapanesi del futuro toccherà per secoli tristemente ripetere "Si Maissala e Trapane avissiru l'airupoittu .." e spero di non avere bisogno di descrivere il giudizio che avranno dei loro antenati, noi, che se lo lasciarono chiudere.
Cordiali saluti,
Alessandro Riolo