Ad un anno dalla scomparsa dell’artista marsalese Vito Libero Linares, così lo ricorda il nipote
Gabriele Civello Linares
Oggi è il 30 settembre 2018.
In una lettera del 7 aprile 2001 mi scrivevi: “Da buon cristiano chiedo che Dio esista, che sia giusto, che non perdoni facilmente, che si faccia vedere ogni tanto con qualcosa di molto eclatante! Io e Dio, uno di fronte all’altro, Lui padre severo, io figlio grato e rispettoso; ed in questa posizione aspetto anche dei ceffoni”.
E poi concludevi, con una delle Tue geniali frasi ad effetto: “Cari cattolici, Dio esiste, mi dispiace per voi!”.
Tu, Vito Libero, dicevi che il futuro senza passato è sordo (parla ma non ascolta), ma il passato senza futuro è miope e, nella peggiore delle ipotesi, cieco.
Per questo motivo, oggi ancor di più, dopo un lunghissimo ma brevissimo anno dal tuo varcare le quinte della Terra, quando sono in cerca di una risposta o anche solo di una domanda, sfoglio avidamente le tue sessanta lettere, distese lungo quasi venti anni di corrispondenza epistolare (avevo quattordici anni quando iniziò!); e nelle tue parole, nelle righe o tra le righe, trovo sempre qualcosa di nuovo, di stupefacente, di sibillino, come se le tue missive fossero una sorta di “lievito madre” spirituale, dal quale riescono a germogliare sempre nuovi fiori e nuovi frutti, come un boccale di birra da cui continuamente trabocca nuova materia viva.
È questo, io credo, il “futuro dei ricordi”, l’unico modo perché i ricordi non si accartoccino su se stessi come foglie avvizzite, non si ripieghino nelle anse di una storiografia polverosa, ma continuino a partorire nuove gemme di pensiero, proprio come tu volevi!
Chissà allora se Dio ha esaudito il tuo desiderio, se, accogliendoti in cielo, ha fatto quel che tu profetizzavi! Certamente, tu hai potuto raggiungere quel Tutto, quella entità della quale nulla di più grande e più infinito si può immaginare, e da quella radura puoi godere della Gioia infinita dell’eternità, nell’attesa di una nuova Vita.
Grazie della tua presenza costante, immutabile e irrinunciabile, fatta di slanci, di ideali ma anche di “pugni nello stomaco”, che sono pur sempre un enorme faro che punta diritto all’orizzonte, nella nostra breve vita dell’aldiquà, troppo spesso fatta di cenere e di miserie.
Grazie di cuore.
Tuo
Gabriele