Alla fine sono esplosi. E non ce la facevano più...La seduta del consiglio comunale di Marsala del 19 settembre è stata caratterizzata da un'ampia discussione sull' inchiesta che Tp24.it ha pubblicato in tre puntate, da lunedì a mercoledì.
Cosa riguarda l’inchiesta? Abbiamo scoperto che il consigliere comunale Alfonso Marrone è stato licenziato dalla struttura presso la quale lavorava come infermiere caposala. Lui ha fatto ricorso contro il licenziamento. E nel processo è emerso che Marrone è stato licenziato perché, secondo l’azienda, si prendeva i permessi per partecipare alle riunioni di capigruppo e alle commissioni, facendo in realtà altro. Come fa l’azienda a saperlo? Ha fatto seguire Marrone per tre mesi da degli investigatori privati. In un caso, poi, il 7 Giugno 2017 c’è un grande mistero: quel giorno Marrone è sotto controllo, è a casa, anziché essere in commissione. Ma nel verbale della commissione c’è la sua firma e il presidente della commissione, Aldo Rodriquez, il grillino Rodriquez, attesta la sua presenza. Come mai?
Questa, in sintesi, l’inchiesta di Tp24.it, con delle domande lecite: se Marrone in tre mesi ha fatto questo, carte investigative alla mano, come si comportano trenta consiglieri in cinque anni?
Apriti cielo. Ovviamente è partito in consiglio comunale il processo… alla stampa. Cioè, a Tp24.
Oltre quaranta minuti di interventi e di accuse mosse, solo per avere raccontato fatti che abbiamo reso noti, perché di interesse pubblico, e con documenti alla mano.
Quaranta e più minuti di teatrino consiliare, pagato con soldi pubblici, il gettone di presenza a Marsala è uno dei più cari d' Italia.
Tutti solidali con il collega d'aula Alfonso Marrone, il quale interviene e si commuove, solidarietà che poteva essere espressa dietro le quinte, invece il gesto eclatante è fatto durante una seduta, lo scriviamo di nuovo: pagata con soldi pubblici, quindi dei cittadini.
Non ha fatto una bella figura, il consiglio comunale. C'è nervosiismo, le elezioni si avvicinano. Il presidente del consiglio, Enzo Sturiano, è il deus ex machina di tutto: lui dice, ritratta, dà la parola, la toglie, interrompe ( sempre e solo Linda Licari e Federica Meo, mentre fa parlare interminabilmente Antonio Vinci e la stessa Ginetta Ingrassia), all'occorrenza ammonisce, anche.
Lui, il "tutto io". Adesso fa anche il giuslavorista, riporta la dinamica giudiziaria del caso Marrone, del resto è fresco di laurea con tutor online. Attenzione, in aula prende parola anche Ivan Gerardi che è il legale difensore di Marrone, tutto fatto in casa. Peccato non sia pane.
Sturiano spiega gli articoli di Tp24. Vengono i brividi, un presidente del consiglio opinionista, passo passo indica solamente le “supposizioni” che questa testata avrebbe fatto. Ma il bello viene quando dice che non c'era bisogno di un investigatore privato per dimostrare come vanno fatte le commissioni consiliari.
Sturiano ha studiato male, l'utilizzo dell'investigatore privato è previsto dalla legge e non lede nemmeno lo Statuto dei lavoratori, perfino la Cassazione ha sancito l'uso legittimo di tale figura per appurare comportamenti illeciti durante le ore di servizio.
Il furioso presidente parla di attacchi vili fatti dalla redazione. Evidentemente, sia a lui che agli altri consiglieri, che hanno poi preso parola, sfugge un particolare importante: raccontare di un consigliere, uomo pubblico, è un dovere di cronaca nei confronti di una città che loro dicono di amare, a parole.
Non basta, il presidente del consiglio apre il dibattito su questo. Una buona prova di politica, sembra il buon samaritano. La solidarietà è mostrata anche per il consigliere grillino, Aldo Rodriquez, vittima, dice Sturiano, di calunnie: “A questo è ridotta la politica”. Anche Sturiano forse è pronto per passare con i Cinque Stelle.
No, la politica è ridotta a quello che mettono in scena ogni volta, con urla e con la politica delle ripicche, delle nuove alleanze per galleggiare fino al 2020 e poi come verginelli tornare alla candidatura. La città ha già capito, in molti farebbero bene fin da ora, e seriamente, a trovarsi un lavoro che dia dignità. La politica è servizio, il cortile non è mediatico. Stiano sereni i consiglieri.
Intollerabile che si dia alla stampa la colpa del livore dei cittadini contro una classe politica, che più e più volte si è mostrata inefficiente ed incapace. Lo dicono i fatti: consiglieri che sono seduti su quella sedia da oltre venti anni e che a parte cambiare casacca, e di volta in volta deputato regionale di riferimento, non hanno fatto granchè. E sono tutti lì, comodi, e pronti a riciclarsi per ripresentarsi come il nuovo e la vera alternativa. E finora cosa hanno fatto? Una partita a scacchi?
Il momento clou dello show arriva con l'intervento di Giusi Piccione: “Non permetto a nessun giornalista di minare quello che ogni giorno cerchiamo di costruire”.
Alla Piccione vada spiegato che nel momento in cui ci si candida si risponde alla città di quello che si fa, di come lo si fa e soprattutto se si fa.
Ecco, della consigliera in particolare non si ha memoria, dopo tre anni, di azioni concrete, di interventi precisi e puntuali, non si ha notizia di che tipo di politica porta avanti. Conosciamo il timbro della sua voce urlata, dei suoi scatti, potremmo accontentarci di quello ma non basta per fare politica. Altrimenti, con coerenza, si sta a casa, si viaggia, ci si da all'ippica. La consigliera chiede al presidente di scrivere all'ordine dei giornalisti per la questione. Sì, potrebbe pure scrivere all'ordine degli psicologi: si può svolgere questa professione con tutti questi sbalzi di umore e toni della voce? Viva le dirette streaming.
Vabbè, ci penserà il presidente del consiglio a raccogliere le firme, del resto lo sta facendo chiedendole ai suoi colleghi per la presentazione di una querela contro di noi.
Intanto, ricordiamo che fare il presidente del consiglio significa essere figura istituzionale di garanzia, neutrale.
Sturiano non lo è. E' di parte e si vede sempre, specie quando interrompe non facendo mai terminare un discorso a chi non gli aggrada.
Regola quest'ultima che potrebbe essere motivo di revoca della nomina.
Lo dice la legge.