Stiamo raccontando in questi giorni su Tp24.it il caso del consigliere comuale di Marsala Alfonso Marrone. Qui potete leggere la prima puntata. Qui potete leggere la seconda puntata.
Caposala alla Clinica Morana, Marrone è stato licenziato in tronco e ha fatto ricorso al giudice del lavoro. Il licenziamento si basa sul fatto che, nella sua attività di consigliere comunale, Marrone ha usufruito di permessi retribuiti per riunioni di commissione alle quali non ha mai partecipato. Come facciamo a saperlo? Perchè, in base alle risultanze investigative, nei giorni e nelle ore in cui diceva di essere in commissione, il nostro era in realtà altrove.
Alfonso Marrone sostiene che non è vero che lui abussase dei permessi - e infatti ha fatto ricorso contro il licenziamento - e produce in sua difesa alcune pezze d’appoggio. Si tratta per lo più di autocertificazioni, dove lui stesso attesta la sua attività politica. Marrone nega l’evidenza dei fatti (ci sono foto, nella relazione investigativa ormai acquisita al fascicolo del processo, che lo riprendono in giro mentre dovrebbe essere a Palazzo VII Aprile) ma produce anche, e questo è un fatto importante, per difendersi, delle certificazioni firmate dai presidenti delle commissioni di cui fa parte, che attestano la sua presenza, mentre lui non c’è.
La difesa di Marrone sostiene che la legge regionale che stabilisce il privilegio dei permessi per i capigruppo consiliari non prevede la necessità di alcuna giustificazione, e che lui stesso “non è obbligato a svolgere il suo mandato politico presso la sede comunale o a produrre attestazioni”.
Marrone è difeso dall’avvocato Massimiliano Marinelli e dal collega consigliere comunale, Guglielmo Ivan Gerardi.
Secondo i legali che assistono la casa di Cura Morana, invece, il punto non è il numero di ore e dei permessi, ma l’utilizzo “distorto ed illecito dei permessi politici” per “esigenze strettamente personali”. Anche perché nessuna legge, nazionale o regionale, consente comunque al politico di turno di fruire di permessi retribuiti dal datore di lavoro (o dalla collettività, dato che poi il Comune di Marsala, in questo caso, rimborsa secondo ciò che prevede la legge…) per assentarsi dal posto di lavoro per sbrigare faccende personali, come andare dal gommista o dal meccanico, dal commercialista, dall’assicurazione o in farmacia.
Ma il punto di questa storia, grave, è un altro. E ci ritorniamo. Il 7 Giugno 2017 c’è un’attestazione su carta intestata a firma del Presidente della Commissione “Accesso agli atti” che non ha data nè numero di protocollo, che certifica una circostanza che sembra falsa: attesta che Marrone era in commissione, dalle 12 alle 13, quando in realtà, secondo le indagini, era a casa. Non ha mai partecipato alla riunione. Il presidente della Commissione è Aldo Rodriquez, dei Cinque Stelle. E’ lui che sigla questa dichiarazione (l'abbiamo pubblicata ieri, la potete vedere qui). Dalle 12 alle 13 di quel giorno, Marrone, stabiliscono gli investigatori, è a casa sua. Ecco cosa dichiara in udienza l'investigatore:
Nel verbale della riunione, Marrone risulta presente. Invece è altrove. Qui potete scaricare il verbale. Come mai c'è la firma del presidente Rodriquez in una dichiarazione che attesta una cosa non vera ? Come mai Marrone firma il foglio presenze di una riunione alla quale, secondo chi lo ha seguito, non partecipa?
"Non so nulla - dichiara il consigliere Rodriquez a Tp24.it -. Di sicuro io non firmo fogli di presenza di consiglieri comunali che non ci sono durante le riunioni". E allora? Rodriquez pensa che la firma sia sta copiata, ma in realtà sembra proprio la sua ("la mia sigla - ammette lui stesso- è difficile da copiare..."). Aggiunge il consigliere: "E' assurdo pensare che io possa fare una cosa del genere. Non esiste proprio". E' possibile che qualcuno falsifichi il foglio di attestazione? "Io lo rilascio subito dopo la seduta" dice Rodriquez, che ieri ha mandato anche una replica (preventiva...) a Tp24.it. La potete scaricare cliccando qui.
Poi ieri c'è stata come sempre all'opera la gogna social della deputata Piera Aiello e degli adepti dei Cinque Stelle, che anzichè cercare di aiutare a capire come stanno le cose, se la prendono con chi quelle cose le racconta (ma ormai a questi deliri siamo abituati...).
Altra falsità il 22 Giugno. Questa volta la firma è del presidente della commissione servizi sociali, Linda Licari, attesta che Marrone dalle 10 e 30 alle 12 ha partecipato alla riunione, ma lui è uscito da casa solo alle 10 e 35 per arrivare in commissione dieci minuti dopo. Qui, il “falso” è di soli 15 minuti. Linda Licari ci spiega: "Il certificato che attesta la presenza ha una formulazione equivoca, perché non dice quando un consigliere è stato alla riunione, da che ora a che ora, ma invece dice da che ora a che ora è convocata la riunione stessa. Quindi può succedere che si arrivi con ritardo, ma lo stesso si figura in commissione...".Ma va detto anche che quel giorno, dalle 8 alle 10 e 30, Marrone era a casa, mentre aveva detto all’azienda che si prendeva un permesso per una riunione di capigruppo. E anche alle 12 ha detto che aveva un’altra riunione, ma in realtà era in giro.
Questa è la storia. C'è un processo in corso, che non è sul falso, ma sul licenziamento. Magari Marrone riuscirà a dimostrare che gli investigatori hanno scambiato persona, o che hanno preso un abbaglio. Sembra di no: gli investigatori che hanno seguito Marrone sono stati già ascoltati in tribunale. Nella loro deposizione giurata affermano che addirittura gli spostamenti del consigliere comunale erano seguiti da un segnalatore Gps, hanno memoria di tutti gli appostamenti, e, cosa importante, la casa dove vive Marrone (e dove stava quando diceva di essere in commissione) non ha uscite secondarie. Rimane sempre in campo l'ipotesi del cunicolo sotterraneo, o del fratello gemello, certo, ma sembrerebbe una puntata di X - Files.
Scherzi a parte, al momento, resta un comportamento imbarazzante, non solo per il consigliere, ma per tutto il consiglio comunale. Questi episodi, nei quali un consigliere finge di essere al Comune per farsi invece gli affari suoi, riguardano infatti un consigliere comunale soltanto, controllato per appena tre mesi. Cosa verrebbe fuori se controllassimo in questi anni tutti i consiglieri comunali?
Giacomo Di Girolamo
FINE