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10/09/2018 06:00:00

Casa di Riposo di Marsala. Storia di debiti, lavoratori non pagati, inchieste e incendi

Nei giorni scorsi il presidente della commissione d’inchiesta sui servizi sociali di Marsala, Daniele Nuccio, ha lanciato un grido d’allarme per la situazione drammatica in cui versa l’IPAB “Giovanni XXIII”, con i dipendenti che continuano a lavorare nonostante in alcuni casi non ricevono gli stipendi da anni.

Nuccio in base agli ultimi approfondimenti di questi mesi ha chiesto l’istituzione di un tavolo di crisi, che metta tutti assieme le istituzioni interessate affinché facciano la propria parte nell’interesse pubblico. Purtroppo, l’importante struttura marsalese, nata nel 1874 per volontà del consiglio comunale di allora, e considerata per tanto tempo tra le migliori in Sicilia per l'assistenza agli anziani, vive da anni una situazione di grave dissesto finanziario che continua a trascinarsi da troppo tempo senza una risoluzione definitiva.

La "Casa di Riposo” si è sempre mantenuta grazie ai finanziamenti regionali stabiliti dalla legge 71 del 1982 che si occupa del mantenimento del personale per il 75%, mentre altri fondi che servono per la manutenzione della struttura e dell'assistenza arrivano dalla legge ancora più lontana nel tempo che è la 63 del 1953. La retta ultima fissata per l'istituto da parte dell'assessorato alla Famiglia è di 21 anni fa e non è mai stata rivista.

Il personale dell’Ipab, come dicevamo, da anni protesta per avere i propri diritti. Dal 2007 ad oggi gli anziani ospitati sono passati da 96 a 30, nonostante disponibilità di 128 posti. I lavoratori oggi sono 21, di cui 16 di ruolo e 5 contrattisti. A mettere in ginocchio la "Giovanni XXIII", la mancata copertura finanziaria che doveva essere garantita dalla Regione, il mancato adeguamento della retta giornaliera di ricovero, la concorrenza delle strutture private, e la mancata firma di convenzioni con Comune e Asp.

La situazione debitoria è passata da 464.763 euro del 2006 a circa 3 milioni di oggi nonostante negli ultimi bilanci il debito sia stato limitato per via delle entrate relative all’attività di centro di accoglienza straordinario per immigrati richiedenti asilo.

Purtroppo, però, anche la certezza di quelle entrate relative al centro di accoglienza per immigrati richiedenti asilo sono venute meno a causa anche delle criticità della struttura riscontrate durante alcuni sopralluoghi ispettivi. E lo stesso commissario straordinario Franco Mannone, nominato lo scorso anno, a gennaio, dalla Regione, fin dal suo insediamento ha prospettato la chiusura se non si fosse riusciti a percorrere l’unica via per mantenere in vita l'istituto: fare una doppia convenzione con l’Azienda Sanitaria Provinciale ed il Comune di Marsala che non è avvenuta.

E il commissario a inizio anno ha adottato una delibera con la quale ha chiesto l'estinzione della struttura in base alla legge 22 dell’86.

In tutta questa vicenda, che ha visto la politica locale sollecitare più volte una soluzione mai realmente concretizzata, la Casa di Riposo è rimasta al centro di una inchiesta della Procura di Marsala che oggi vede a processo per falso in bilancio, l’ex commissario straordinario Ignazio Genna che, secondo l’accusa avrebbe truccato i bilanci di previsione annuali con importi assolutamente aleatori per garantire così il pareggio richiesto per testimoniare la vitalità e la floridità dell’Istituto e per ottenere, quindi, contributi pubblici.

Genna, comunque, si dice "fiducioso, sicuro di avere fatto fino in fondo il proprio dovere e di aver guidato l’istituto in maniera trasparente e regolare.

Per ultimo ricordiamo, tra le tante vicissitudini vissute dall’Ipab marsalese, anche il misterioso incendio dello scorso aprile, divampato al secondo piano e domato grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco, accorsi da ogni parte della provincia per mettere in salvo gli anziani, spostandoli al pian terreno in un'ala della struttura non interessata dalle fiamme.

Ora la decisione più importante per la vita dei "cappuccini" spetta alle istituzioni locali e regionali, che hanno il dovere di fare presto, per la città e soprattutto per i lavoratori. E’ arrivato il momento di fare delle scelte: porre una volta per tutte la fine a questa lenta agonia dell’istituto o se realmente c’è uno spiraglio, rilanciare l’attività un tempo ritenuta una vera eccellenza.