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08/09/2018 06:00:00

Orgoglio (e pregiudizio) Castelvetranese

 I cattivi sono i giornalisti.
Sono loro che “ci vengono a dire che siamo tutti mafiosi e che tutti non paghiamo le tasse”.
Lo ha detto l’avvocato Franco Messina, leader del comitato Orgoglio Castelvetranese, durante l’assemblea di lunedì scorso con i sindaci della Valle del Belice (che però erano tutti assenti, ne abbiamo parlato qui) sul tema del ridimensionamento dell’ospedale della città.
Non è solo un problema di sentirci penalizzati per il nostro ospedale – ha spiegato meglio, l’avvocato Messina - È anche un problema, caro giornalista Morici, che effettivamente noi ci siamo stufati di essere presi tutti per mafiosi. E se qualcuno pensa, o tu pensi, di dover scrivere che l’avvocato Messina, solo perché dice questo, è mafioso trasversalmente come tanti altri o come i suoi clienti (ah, mamma mia! Io faccio questo mestiere e sono mafioso anch’io!), sia chiaro, io non ci sto”.

Ho obiettato, dalla mia quarta fila, di non aver mai detto che tutti i castelvetranesi sono mafiosi.
Ma tu non hai mai detto che invece questa non è la verità”, ha risposto l’avvocato, accusandomi di non aver bacchettato i miei “amici colleghi giornalisti”, come invece fa lui nel suo ambito lavorativo.
Quando c’è un mio amico avvocato che sbaglia, io siccome ho una certa età – ha aggiunto -siccome rappresento la camera penale di Marsala, siccome sono il presidente di una scuola territoriale di Marsala e ho il compito di insegnare ai giovani avvocati, li bacchetto senza mezzi termini, perché me lo posso permettere”.

Ecco, approfitto di questo spazio (non mi sembrava corretto alimentare una discussione che forse, in quel contesto, non sarebbe interessata a nessuno) per fare alcune considerazioni.


Non rappresento nessuno, non presiedo alcuna scuola e non ho il compito di insegnare ai giovani giornalisti. Inoltre nessun giornalista serio ha mai scritto che i castelvetranesi siano tutti mafiosi e che tutti non paghino le tasse.
Ma senza un nemico (o, meglio ancora, un gruppo di nemici) da cui difendersi, è più difficile creare aggregazioni e consenso. Se poi la causa comune è fatta di diritti negati, il cerchio si chiude ed il mondo può essere diviso tra buoni e cattivi.
Ed in quell’occasione (ma non era la prima, so bene che ce ne sono state tante altre, meno pubbliche) io sono stato indicato tra i cattivi; quello che al posto di difendere la propria città, la denigra insieme ai suoi amici giornalisti. Insomma, un traditore, un nemico.
Un “bandito dell’informazione”, per dirla con l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto che, non avendo gradito un mio articolo, qualche mese fa aveva minacciato di denunciarmi per diffamazione perché la mia professione consisterebbe “nell’alimentare la cultura del sospetto”.

Ora, se il comitato farà politica attiva ed esprimerà un candidato sindaco o dei candidati consiglieri per le prossime amministrative (al suo interno ci sono già ex consiglieri comunali, ex assessori, un ex portavoce ed ex candidati alle elezioni abortite dallo scioglimento del 2017) non ci sarà niente di male. In tal caso però, mi piacerebbe sapere come la pensino sullo scioglimento e sulla presenza della mafia con tutte le sue ramificazioni nel tessuto economico, politico e sociale della città.
Sapere che cosa ne pensino dell’arresto per mafia di Nicolò Clemente o del sequestro dei beni da 60 milioni di euro all’imprenditore Giovanni Savalle. Vicende assenti dai loro comunicati stampa e dalle loro iniziative.
Si dirà che è meglio non parlarne fin quando non ci saranno condanne o confische definitive. Non è vero. L’antimafia sociale dovrebbe parlarne adesso, senza aspettare le sentenze. Diversamente non ci sarebbero differenze con l’antimafia giudiziaria. E comunque non è la prima volta che i giornali raccontano di mafia, facendo riferimento ad operazioni di polizia che in tantissimi casi sono arrivati al terzo grado di giudizio. Ma anche di queste, nessun cenno.

Siamo alle solite, sempre mafia; qualcuno dirà che sono fissato. Ma il discusso corteo del 16 giugno scorso (per intenderci, quello con lo slogan “sono castelvetranese e non sono mafioso”) è stato definito dal comitato Orgoglio Castelvetranese, il primo vero corteo antimafia della città. E non l’ho certo organizzato io. Dopo la partecipazione di più di mille persone, chiunque si sarebbe aspettato di trovare, almeno nello statuto del comitato, qualcosina su questo versante. Invece no: la mafia non viene nemmeno nominata. Direi che, al di la dei pochi che in buona fede ci avevano creduto e delle belle parole lette dal prete e dagli scout, quel corteo di antimafia non aveva proprio nulla.

Comunque, al momento l’interesse è altrove.
Certo, nessuno vorrebbe che il proprio ospedale venisse chiuso. Ma non è detto che tutti debbano necessariamente condividere le reazioni del comitato, che però si presenta a nome dell’intera cittadinanza. E infatti, alcune persone dello stesso comitato non le hanno condivise e si sono allontanate. Tutti invidiosi? Tutte primedonne che non comprendono l’importanza del fronte comune? Chi li bacchetterà?

Egidio Morici