di Katia Regina. Solo chi si è consumato sui libri può pensare e scrivere un simile testo. E Giacomo Bonagiuso non ha mai smesso di farlo. Una rivisitazione molto più che “furiosa”, come annunciato dallo stesso.
Un viaggio nelle viscere umane, calamaio in cui, l’autore, ha intinto il suo pennino. Bonagiuso ci ha raccontato la sua idea sul Male, seduto accanto a Emmanuel Kant e alzando il sopracciglio a Goethe.
Che cos’è il male radicale nell’uomo? È questa la domanda che ci ha lasciato questa esperienza, perché, come anticipato dal nostro regista prima dello spettacolo, non è compito del teatro fornire risposte, bensì insinuare nuove domande tra i fruitori. Il regista castelvetranese ha consumato magistralmente il suo tradimento rispetto all’opera di Melville, autore controverso e capace di tradirsi, per primo, con la squallida disperazione di Bartleby lo scrivano.
Il Mobbidicchi di Bonagiuso si è arricchito di una contemporaneità agghiacciante. Il mostro marino prende la forma di una fanciulla, vittima del più spregevole tra i crimini perpetrati dall’uomo. Voluti deliberatamente dall’uomo. Sì perché se Il male è una possibilità della mia volontà: esso esiste perché esiste la libertà. Solo un atto della volontà può essere il male. Innato, sentenziava Kant, nella natura umana, tuttavia liberamente assunto, anteriore ad ogni atto libero, ma non anteriore alla libertà. Un gorgo di antitesi apparentemente senza vie d’uscita in cui sprofonda la stessa filosofia quando si interroga sul Male radicale.
Oltre sessanta minuti di spettacolo catalizzante, prepotente nella sua richiesta di attenzione. Attori straordinari nonostante, molti di questi, giovani e in fieri. Un capitano Achab sorprendente, per bravura e credibilità: Massimo Pastore, anch’egli regista e direttore del Teatro Abusivo di Marsala, ha dimostrato che insegnare recitazione implica, ancor prima, saperla celebrare.
Giovanni Lamia, nelle vesti di Ishmael, ha confermato la sua bravura oltre che la capacità di riuscire, in scena, a perdere il suo stesso peso specifico. Alessandra De Vita, l’enigmatico e vaticinante Parsi, ha incantato il pubblico con i suoi repentini cambi di registro vocale accompagnati da movimenti sincopati. Martina Calandra, nel ruolo di Mobbidicchi, ha superato ogni aspettativa. Un talento che, immagino, la stessa Emma Dante vorrebbe strappare a Bonagiuso.
Tutti straordinari i ragazzi in scena, Guido Di Stefano e gli attori del Kepos Performing Theater. Inappuntabili i costumi di Monica Gucciardo. Musiche da brivido: brandelli della Cavalleria rusticana, artatamente diffusi e l’immancabile voce di Debora Messina, sirena irresistibile, accompagnata in acustica da Francesco Porto e con i piedi affondati dentro le saline Genna di Marsala. in questo luogo magico si è consumato, martedì 28, “Lo Spettacolo” di questa stagione estiva.