L’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, arrestato lo scorso 14 marzo, dopo un mese di ricovero presso il reparto detenuti dell’Ospedale Civico di Palermo è tornato in carcere. Ha effettuato in questo mese tutti i controlli medici necessari ed è stato dimesso.
Per i suoi difensori l’avvocato Nino Caleca e Francesco Panepinto le condizioni di salute di Montante non sarebbero compatibili con il carcere, ma la non la pensa così la procura che ha già dato parere negativo alla scarcerazione. Spetta ora al gip Giannazzo pronunciarsi sulla istanza presentata dai legali di Montante, sul quale assieme ad altri 23 indagati, la procura ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio.
Rimane aperto, invece, l’altro filone d’indagine collegato che vede sempre Montante coinvolto assieme all’ex presidente della Regione Crocetta, e gli ex assessori Linda Vancheri e Maria Lo Bello e diversi imprenditori accusati di corruzione e finanziamento illecito ai partiti.
Montante intanto è tornato davanti ai giudici di Caltanissetta. Nell’interrogatorio durato nove ore ha negato le accuse di aver creato un’associazione per delinquere finalizzata a spiare magistrati e inquirenti e, anzi, è passato al contrattacco rivendicando quel suo ruolo di paladino dell’antimafia che si era conquistato.
C’era un progetto di cambiamento dice ai giudici e per questo ho avuto un ruolo determinante nella candidatura di Crocetta, per la quale, secondo quanto avrebbe riferito ai giudici, lo stesso Montante avrebbe chiesto a Pierluigi Bersani di dare il via all’operazione. Durante l’interrogatorio Montante ricorda ai giudici la fila che c’era di uomini delle istituzioni che volevano chiedergli un appuntamento per una raccomandazione.
Nella sua strategia difensiva prende un po’ le distanze dal braccio destro Diego De Simone, capo della sicurezza di Confindustria anche lui arrestato e oggi ai domiciliari. “Ho chiesto a De Simone di non farmi incontrare persone indagate per mafia - ha detto - e non di fare controlli illeciti".
Sui fogli dello “SDI” trovati a casa sua, Montante dice di non sapere come ci siano finiti. Punto importante sul quale il procuratore aggiunto Paci ha puntato, sono i colloqui con De Simone dopo che quest’ultimo era stato alla direzione nazionale antimafia. Il sospetto è che ci sia stata una talpa che avrebbe informato De Simone e poi Montante sull’indagine di Caltanissetta. Anche sugli appunti trovati nella villa di Serradifalco, che fanno pensare a un dossieraggio su magistrati, giornalisti e altri personaggi pubblici, l’ex presidente di Confindustria dice che sono solo degli appunti che ha raccolto una volta saputo della notizia dell’indagine a suo carico e che servivano per la sua difesa.
A Montante nel corso di un colloquio in carcere con la figlia, gli agenti hanno sequestrato un misterioso anello di stoffa con la scritta linda che stava dando alla figlia. Ai poliziotti ha detto che non c’è nulla di misterioso ma di avere comprato una decina di questi anellini da un compagno di cella artigiano, per fare un regalo ai propri familiari.