Hanno passato il primo giorno sulla terraferma i 67 migranti a bordo della nave Diciotti della Guardia Costiera, sbarcati giovedì intorno a mezzanotte dopo una giornata di attesa in rada a Trapani.
I primi a scendere, accompagnati da uomini della Digos,sono stati due giovani indagati per violenza privata in concorso per aver minacciato l'equipaggio della Vos Thalassa che li aveva tratti in salvo e li avrebbe riportati in Libia. Poi sono sbarcate tre donne e i bambini. La procura di Trapani prosegue le indagini.
Da oltre 24 ore la Procura di Trapani lavora quasi ininterrottamente all’inchiesta sulle tensioni che si sono registrate nei giorni scorsi a bordo della nave Vos Tahalassa, quando un gruppo di migranti avrebbe inscenato una protesta contro l’equipaggio per non tornare in Libia. Niente dichiarazioni ufficiali, al momento, ma qualcosa filtra dalla Procura: “Noi agiamo solo sugli atti giudiziari e non su spinte politiche”, dicono i pm sottovoce.
I due indagati, il sudanese Ibrahim Bushara e il ghanese Hamid Ibrahim, sono accusati di violenza privata aggravata e continuata in concorso. E, al momento, non sono previste emissioni di fermi. Gli inquirenti stanno anche cercando riscontri, come succede dopo ogni sbarco, sulla presenza di eventuali scafisti.
LE STORIE. C'e' Mohamed, giovanissimo, appena diciassettenne. Anche lui finito nell'inferno libico. Vi e' piombato dentro tre anni fa e subito sono state minacce e botte. Derubato e rapito, sono arrivati persino a mozzargli un dito per darli "una lezione da non dimenticare". Ma "sogno ancora di cambiare la mia vita e quella della mia famiglia". E' una delle storie degli sbarcati di Trapani, della nave 'Diciotti' della Guardia costiera. In 67 hanno toccato terra dopo una odissea in mare durata cinque giorni. A un passo dal loro sogno, hanno dovuto attendere otto ore prima di lasciarsi alle spalle, il molo Ronciglio. Egiziano, senza padre da quando aveva 9 anni, Mohamed e' venuto in italia per aiutare la sua mamma e le sue sorelle, come ha raccontato agli operatori di Intersos. Ecco perche' era terrorizzato, come i suoi compagni di viaggio, quando una volta soccorso dal mercantile Vos Thalassa, temeva di essere consegnato ai libici. La mediatrice culturale dell'organizzazione, Sahar Ibhraim, racconta anche di Amal, marocchina che ha vissuto in Libia, in fuga dal marito che la opprimeva e pestava. Riferisce delle violenze e degli abusi subiti in quel Paese. Qualcuno ha abusato di lei, prima di arrivare in Italia. Tutte storie di paura e tanti, come hanno raccontato a Intersos, avrebbero preferito gettarsi in mare piuttosto che tornare indietro. "Ora - dice Amal - voglio cambiare vita. L'Italia mi aiutera' a farlo?".
IL VESCOVO. Il vescovo di Trapani, monsignor Fragnelli, esprime gratitudine al capo dello Stato Sergio Mattarella per l’intervento risolutivo nella vicenda della nave Diciotti e ricorda al governo, con particolare riferimento alla posizione del ministro dell’Interno, che i gesti di forza non possono essere orientati nei confronti dei poveri e di chi fugge da situazioni di guerra e povertà. “La minaccia delle manette può servire fino ad un certo punto perché poi non si capisce chi dovrebbe spaventare. Dovremmo potere avere una forza politica di contrattazione con i Paesi di provenienza. I gesti di forza – sottolinea il vescovo di Trapani – vanno orientati bene, non nei confronti dei poveri. Noi dobbiamo ascoltare il grido più che minacciare gesti di forza. La misura appartiene all’esercizio della giustizia, non un senso di espressione di forza che deve impaurire”. E’ dovuto intervenire Mattarella per risolvere la situazione e sanare il conflitto tra poteri che si era creato attorno alla nave Diciotti: “Dobbiamo essere grati al lavoro del Presidente e, comunque, al concerto delle istituzioni. Ci rendiamo conto che è un momento molto difficile e non si tratta solo di una situazione di emergenza ma è tale che esige una capacità decisionale: in ballo ci sono vite umane, la dignità del Paese”. Il vescovo parla delle aspettative della sua città: “Trapani non si carica delle soluzioni pratiche di tutta questa vicenda ma era in attesa di una svolta e siamo grati che si che sia avvenuto”.
Nella notte al porto è apparso uno striscione ‘Stop immigrazione, difendiamo la nazione’, a firma di Casapound. “In tutte le vicende difficili da gestire, gli animi esasperati tendono a fare conoscere il loro parere. Dal mio punto di vista, la città è molto più tranquilla e non vuole politicizzazione di eventi che devono rimanere umanitari. L’importante – osserva il vescovo di Trapani – è che si approfondiscano le situazioni e non si creino le condizioni per cui ad andare in tilt siano residenti e chi ha bisogno di aiuto”.
MAGISTRATI. "Il lavoro dei magistrati della Procura di Trapani venga lasciato proseguire senza interferenze". A chiederlo a proposito del caso della nave Diciotti l'Anm, che ritiene ogni richiesta di intervento è "ingiustificata e non in linea con i principi di autonomia e indipendenza fissati dalla Costituzione, cui tutti devono attenersi". A esprimere la posizione dell'Anm il presidente Francesco Minisci che definisce ingiustificata e in contrasto con l'indipendenza della magistratura "ogni richiesta di adozione di provvedimenti dell'autorità giudiziaria, da chiunque provenga".