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10/07/2018 06:00:00

Salemi, il processo Teri - Sgarbi. "La cena con Giammarinario? Solo un pasticcino..."

 Con un colpo di scena sembra essere arrivato in dirittura d'arrivo il processo nei confronti di Vittorio Sgarbi e Favuzza Antonella per diffamazione al maresciallo Giovanni Teri. 

La famigerata cena a casa dell'ex deputato regionale Pino Giammarinaro, a cui avrebbe partecipato il maresciallo Giovanni Teri, secondo la famosa accusa da parte di Sgarbi, non ci sarebbe mai stata.

Come si ricorderà, persino due giornalisti che ne riferirono per primi, a suo tempo vennero prosciolti dall'accusa di falso in quanto, secondo il giudice, avevano diffuso fedelmente la frase di Sgarbi.

Per accertarsene , basta consultare gli atti processuali.

A  smentire paradossalmente Sgarbi e, indirettamente, i due articolisti, e' ora Antonino Ippolito,  addetto stampa del Comune di Salemi ai tempi di quando era sindaco il critico ferrarese, oggi neo deputato e sindaco di Sutri.

La smentita c'e' stata nel corso dell'ultima udienza del processo intentato da Giovanni Teri nei confronti di Vittorio Sgarbi e Antonella Favuzza, già rispettivamente sindaco e vice sindaco del comune di Salemi, sciolto per mafia nel lontano 2012.

Ippolito ha raccontato  di essersi trovato una sera nella villa di Giammarinaro  in contrada Filci di Salemi, perché avrebbe dovuto scrivere un libro sul controverso personaggio.  L' anno era il  2006, due anni prima che Sgarbi  fosse chiamato dall'esponente democristiano a concorrere per la prima carica cittadina salemitana.

Per l'occasione, aveva pure portato una guantiera di pasticcini, l'aspirante scrittore. Se alla mandorla  o alla crema, non lo sappiamo.

Una chiacchierata distensiva, la loro, che si protraeva da qualche ora,  ma interrotta, suppergiù intorno alle 22,30, dal suono del citofono.

Un scambio di sguardi per interrogarsi chi potesse essere a quell'ora tarda, e subito la risposta alzando la cornetta:  la pattuglia dei Carabinieri della locale stazione chiede di entrare. Il  consueto controllo riservato  ai sorvegliati speciali.

Normale routine.  Viene controllata, al calare della notte, sia la presenza in casa del sorvegliato speciale sia l'identificazione di eventuali altri ospiti, che non debbono essere pregiudicati, come prevede la legge in questi casi.

A guidare la pattuglia quella sera c'e' proprio il comandate della Stazione dei Carabinieri Giovanni Teri, noto ai più per il suo scrupoloso assolvimento del servizio in tante operazioni di polizia investigativa e di contrasto.

Appena entrato, continua Ippolito nel suo racconto, Giammarinaro, come ogni cortese padrone di casa, chiede al maresciallo capo pattuglia se gradisce un  "pasticcino".

E sottolinea anche che quella e' la prima volta in cui conosce  il sottoufficiale Teri.  In un comune piccolo come Salemi, sembra incredibile, ma  e' cosi che dichiara.

E' la cena? Chiedono avvocato e presidente. Nessuna cena, e' la risposta perentoria del testimone.

Viene  da pensare ai due giornalisti che avevano per primi parlato della cena.  Non furono prosciolti dal giudice dall'accusa di diffamazione in quanto fedeli trascrittori di un'affermazione di Sgarbi ?

Un bizzarro cortocircuito, che piuttosto che allo Shakespeare del "molto rumore per nulla", verrebbe da pensare più correttamente  al nostro Pirandello  di "cosi e' se vi pare"!

Che il tutto possa essere il preludio di ulteriori sviluppi, non e' difficile da prevedere.  Lo sapremo nell'udienza conclusiva del prossimo 18 luglio, salvo imprevisti.

Sviluppi, che potrebbero non mancare, anche in riferimento  alla richiesta, fatta dal Pubblico Ministero dottore Volpe, di potere acquisire l'ultimo provvedimento del Tribunale di Trapani, riguardante le misure di prevenzione e in particolare quella che si riferisce alla confisca applicata a Giammarinaro,  dalla quale si ridisegna tutta l'attività di indagine condotta in questi anni nei confronti del Giammarinaro per vedere e  verificare anche se ci sono stati contributi  significativi del Maresciallo Teri.

Come ricorderanno i nostri lettori, in principio i processi erano due,  scaturiti dalle due querele presentate dal maresciallo dei carabinieri Giovanni Teri, ex comandante della stazione dell’Arma di Salemi, contro Vittorio Sgarbi, accusato di aver diffamato il sottufficiale.

A riunire i due procedimenti è stato il giudice monocratico di Marsala Maria Pia Blanda, dopo che il giudice Franco Messina del tribunale di Trapani, lo scorso 3 ottobre, si era dichiarato “territorialmente incompetente”.

A difendere Vittorio Sgarbi e' l'Avvocato Di Giovanni , mentre Antonella Favuzza viene difesa da  Alagna.  Il Maresciallo Giovanni Teri invece e' difeso dall'avvocato Mariella Martinciglio di Mazara.

 

Franco Ciro Lo Re



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