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04/07/2018 08:00:00

Marsala, prima colpisce il carrozziere con la mannaia, poi gli dice: "Siamo amici...."

 Prima colpisce il carrozziere con la mannaia. Poi gli dice: "Siamo amici, non è successo nulla". E' uno dei particolari emersi nel processo al 35enne tunisino Mohamed C’Ocri, il nordafricano che l’11 luglio 2017 tentò di uccidere con una mannaia il titolare di autocarrozzeria del versante sud marsalese, Michele Bottiglia, che poco prima gli aveva detto che non poteva gonfiare le ruote del suo scooter perché non funzionava il compressore.

La difesa tenta di limitare i danni. L’avvocato Salvatore Errera, che assiste C’Ocri, evidenzia, infatti, che il chirurgo plastico Antonio Cappiello, ascoltato nell’ultima udienza del processo, ha affermando poi che il braccio che Bottiglia alzò d’istinto per “parare” il colpo diretto in testa sarebbe clinicamente guarito in venti giorni. Ai quali, per la ripresa delle funzionalità dell’arto, bisognava aggiungere un ciclo di fisioterapia. Oltre al dottor Cappiello, sono stati, poi, ascoltati anche alcuni componenti della famiglia Ienna, che nel periodo in cui C'Ocrì aveva lasciato il carcere per gli arresti domiciliari hanno denunciato il nordafricano per minacce aggravate. Nonostante ai domiciliari, infatti, C’Ocri avrebbe telefonato a componenti della famiglia Ienna pronunciando frasi minacciose. E per questo motivo è stato nuovamente rinchiuso in carcere. I testi, però, secondo la difesa, “non hanno mostrato un preciso ricordo dei fatti denunciati ai carabinieri e sono finiti in numerose contraddizioni”. Intanto, alla luce dei comportamenti e delle dichiarazioni del suo cliente, l’avvocato Errera sembra orientato a chiedere una perizia psichiatrica.

“Dalle dichiarazioni rese dal C'Ocrì – spiega il difensore - è emerso che quest'ultimo possa essere affetto da disturbi della personalità e ciò anche in considerazione del fatto che, nel corso dell'istruzione dibattimentale, ha assunto atteggiamenti poco confacenti all' udienza penale”. Anche in aula, infatti, il tunisino ha addirittura manifestato propositi bellicosi persino nei confronti dei giudici. A conferma di qualche problema psichico, anche il fatto che subito dopo il colpo di mannaia, C’Ocri si allontanava solo per qualche istante, per poi tornare, come se niente fosse, e dire a Bottiglia: “Michele, sei amico mio, non è successo nulla”. Poi, andava via e l’indomani, mentre era sul suo scooter, fu investito da un autocarro. Ad arrestarlo furono i carabinieri.

Nel processo, Michele Bottiglia non si è costituito parte civile e spiega anche il perché. “La costituzione di parte civile – dice il carrozziere – è finalizzata ad ottenere un risarcimento danni, ma non credo che C’Ocri sia in grado, economicamente, di risarcirmi. Cosa posso togliere a uno che non possiede nulla? Quindi, che senso avrebbe avuto costituirmi parte civile? Sarebbe stato inutile”.



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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